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Scenari

Cia: il vino italiano vale 14 miliardi

22 Novembre 2013
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Il vino italiano rappresenta una delle poche eccezioni positive di fronte alla crisi globale: «vale» quasi 14 miliardi l'anno con l'indotto, mantiene il primato tra i Paesi esportatori con una quota del 22% del mercato mondiale e le vendite oltreconfine di bottiglie tricolori a fine 2013 potrebbero toccare per la prima volta i 5 miliardi (+9%), stabilendo un nuovo record storico.

Eppure il settore può crescere ancora di più. Lavorando su una maggiore aggregazione della filiera. È quanto emerge dal VI Forum vitivinicolo nazionale, organizzato dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori a Orvieto. Da un'analisi confederale, viene fuori ancora una volta, come dato strutturale che si replica in tutti i comparti -sottolinea la Cia- che la dimensione media inferiore rispetto agli standard europei dell'impresa agricola italiana (7,9 ettari contro 12,6) è un «handicap» rilevante, soprattutto in una fase in cui i consumi nazionali stagnano e i mercati stranieri costituiscono l'unica chance per aumentare i volumi di vendita.

Questo è ancora più vero per il pianeta del vino, per due motivi: da una parte, i gruppi italiani a misura globale oggi sono per lo più cooperativi, mentre la maggior parte delle aziende produttrici non sono dimensionate per sostenere efficacemente i processi di internazionalizzazione; dall'altra il settore ha la necessità di spingere ancora di più l'acceleratore sull'export, visto che gli acquisti domestici continuano a segnare il passo. In meno di 40 anni si è perso oltre il 60% del consumo interno e lo stesso 2013 chiuderà i battenti con il segno meno.

È chiaro quindi che, con questa situazione del mercato italiano, bisogna fare uno sforzo aggiuntivo sul fronte delle esportazioni di vino, coinvolgendo anche tutte quelle migliaia di aziende che adesso non riescono ad arrivare oltreconfine, o lo fanno solo marginalmente.