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Scenari

La Sardegna al Vinitaly, Valeria Satta: “In mostra le nostre eccellenze”

30 Marzo 2023
Valeria Satta Valeria Satta

Manca poco all’inizio del Vinitaly 2023. E anche la Sardegna sarà una grande protagonista di questa edizione 2023, la prima vera e propria dopo la fase delicata della pandemia. Ne abbiamo parlato con l’assessore regionale della Sardegna all’agricoltura, Valeria Satta.

Come sarà articolata la presenza della Sardegna del vino al Vinitaly quest’anno?
“La Regione Sardegna si presenta quest’anno al Vinitaly con una ampia collettiva di Pmi vitivinicole regionali, con un’area complessiva di oltre 1.700 metri quadri, che anche quest’anno sarà dislocata nel padiglione numero 8 del quartiere fieristico di Verona. L’organizzazione del nostro stand mira ad enfatizzare il concetto di “collettiva della Regione Sardegna”, in cui le aziende si propongono individualmente, ma nell’ambito di una presentazione unitaria di livello regionale. Ogni espositore dispone di un proprio spazio attrezzato e almeno parzialmente riservato e a tutti è garantita la necessaria visibilità. L’articolazione dello stand prevede dunque sia un’area istituzionale che un’ampia area dedicata alle aziende vitivinicole. Quest’ultima ospita spazi espositivi differenziati, da quelli di minore dimensione, di circa 10 metri quadrati, a quelli di dimensione maggiore sino a 30 mq, in funzione delle diverse realtà ed esigenze delle aziende stesse. L’area istituzionale, a sua volta, comprende lo spazio per le conferenze e le degustazioni organizzate dalla Regione ed un’area dedicata alle degustazioni libere, gestita da sommelier professionisti ed esperti delle eccellenze vitivinicole regionali. L’obiettivo è dunque accompagnare le Pmi vitivinicole regionali nella partecipazione al Vinitaly e al tempo stesso garantire un’importante occasione di promozione per l’intero comparto”.

Quante aziende si sono iscritte? Sono tante quanto lo scorso anno?
“Le aziende sarde hanno voluto confermare la presenza a questo importante appuntamento. In questa edizione del Vinitaly, la collettiva regionale è costituita da 72 aziende, una in più dello scorso anno”.

Avete organizzato quest’anno partecipazioni ed iniziative come degustazioni a tema ed altro? Ne possiamo parlare?
“Il calendario degli eventi copre l’intera durata della manifestazione, dalla giornata di inaugurazione della domenica sino alla chiusura del mercoledì. Lo spazio istituzionale ospita quest’anno degustazioni mirate delle eccellenze vitivinicole dell’isola abbinate ai prodotti agroalimentari tipici. Sono stati organizzati in particolare sette eventi concepiti come momenti seminariali, in cui l’enologia, la gastronomia, le tradizioni si incontrano per raccontare il territorio, grazie al coinvolgimento di firme del giornalismo enogastronomico e personalità legate alle tradizioni della Sardegna. Inoltre, la candidatura della Regione è stata ammessa al progetto di Incoming per operatori esteri, organizzato in collaborazione con Ita – Italian Trade Agency, nell’ambito del piano straordinario “Made in Italy”. Sono stati dunque organizzati appuntamenti con buyer esteri nelle giornate del lunedì e del martedì, con gruppi provenienti dall’Europa Centrale e dall’Asia, Giappone e Corea del Sud in particolare.
Abbiamo inoltre la possibilità di ospitare la presentazione di alcune iniziative a livello regionale e che riguardano il vino”.

Un "continente" enologico...

Come sta cambiando la percezione del vino sardo nei mercati internazionali? Ci sono dati o riscontri incoraggianti?
“Oggi il vino sardo ha conquistato i mercati internazionali, in particolar modo quello del nord Europa, Nord America, nuovi mercati asiatici, Cina e Giappone, e prima del conflitto anche la Russia era un importante piazza. Ricerche recenti indicano che quasi il 40% del vino prodotto in Sardegna va oltre mare e di questo il 50% va all’estero. Tutto ciò grazie anche ai numerosi riconoscimenti nei principali concorsi enologici”.

Perché bere vino sardo? Proviamo a dare una spiegazione a un buyer straniero che si approccia a questa parte d’Italia?
“La Sardegna dal punto di vista enologico è un continente a parte, che non ha subìto l’invasione dei vitigni internazionali, o in minima parte, e per questo è in grado di produrre vini di alta qualità: prodotti diversi per il gioco delle altitudini, delle varietà di terreni e climi e del grande patrimonio di vitigni autoctoni. I vini sardi si coniugano con il territorio, con le sue stratificazioni storiche, ambientali e culturali, mantenendo un’innegabile e irripetibile originalità. Quando si beve un vino sardo ci si impossessa di una cultura, una caratteristica che fa si che il vino sia riconoscibile e associabile all’Isola”.

C’è qualche lavoro di ricerca che sta facendo la Regione sui vitigni dimenticati? O, più in generale, dove è orientata l’attività della Regione in fatto di vino?
“Il nostro territorio consente produzioni vitivinicole peculiari, spesso di nicchia, grazie alla biodiversità viticola. La biodiversità, oltre a essere una caratteristica della vitivinicoltura sarda, è una grande risorsa che può diventare anche un’importante risorsa economica. La sperimentazione sui vitigni coinvolge nel lavoro di ricerca le principali istituzioni scientifiche pubbliche e private della Sardegna. Una ricerca avviata di recente da Agris Sardegna si prefigge di studiare e recuperare i vitigni rari come Monica Bianca, Lacconargiu, Licronaxiu, Girò Bovali Mannu, che sono solo alcuni degli oltre 150 vitigni minori della regione fino ad ora poco valorizzati. Durante il Vinitaly, la Regione Sardegna nell’area istituzionale ospiterà un convegno proprio su questo tema”.