di Federico Latteri
La storia dell’azienda ha inizio nei primi anni Duemila, quando l’ingegnere Angelo Iuppa acquista 9 ettari di terreno nel territorio di Milo, una delle zone di maggior pregio dell’area etnea, l’unica nella quale l’Etna Bianco può fregiarsi della menzione “Superiore”.
Ci sono voluti più di otto anni per bonificare la proprietà che si trovava in condizioni di completo abbandono e ristabilire le condizioni ottimali per la viticoltura. Sono stati ripristinati i terrazzamenti sostenuti dai tradizionali muretti a secco in pietra lavica, recuperate alcune viti molto vecchie e realizzati nuovi impianti esclusivamente con vitigni autoctoni. Oggi i vigneti si estendono per 7 ettari in contrada Salice ad altitudini comprese tra 500 e 750 metri sul livello del mare.
In essi le diverse varietà sono state piantate in posizioni differenti in base a precise necessità riguardanti la maturazione: Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio occupano le quote più basse, mentre in alto troviamo Carricante e Catarratto. E’ in corso la conversione al biologico per la certificazione, anche se, in realtà, qui si è sempre lavorato nel pieno rispetto della natura, avvalendosi di pratiche agricole mirate alla salvaguardia delle piante e dell’ambiente.
Una piccola porzione dei vigneti è costituita da viti a piede franco ultracentenarie (Nerello Mascalese più una piccola percentuale di vitigni reliquia), dalle quali a partire dalla vendemmia 2021 viene prodotta una specifica etichetta di rosso. E’ in ristrutturazione un antico palmento dell’Ottocento in cui presto troveranno spazio la nuova cantina, la sala degustazione e alcuni alloggi per l’ospitalità. Preziosa la collaborazione di Federico Curtaz, agronomo e enologo di spicco che non ha certo bisogno di presentazioni e che conosce il territorio come pochi.
Le bottiglie prodotte sono circa 35 mila l’anno, divise tra le etichette di una gamma composta da due bianchi, due rossi, un rosato e uno spumante Metodo Classico che ancora riposa sui lieviti e verrà sboccato in primavera. Degustiamo l’Etna Doc Bianco Superiore Lindo 2020, un’espressione tipica del territorio di Milo, punto d’incontro tra vulcano, montagna e mare. E’ ottenuto da Carricante per il 90 per cento più un 10 per cento di Catarratto bianco lucido. Le uve provengono da vigneti ad alberello etneo e a spalliera di 9 anni di età, situati a 700 metri sul livello del mare nella tenuta di contrada Salice a Milo. La densità d’impianto è di 7 mila ceppi per ettaro con rese che si aggirano intorno ai 50 quintali per ettaro. La vendemmia viene effettuata durante la prima decade di ottobre. La vinificazione prevede pressature soffice e fermentazione alla temperatura controllata di 16-18 gradi centigradi. Il vino affina in vasche di acciaio inox e poi in bottiglia per almeno 8 mesi.
Nel calice l’Etna Bianco Superiore Lindo si presenta di colore giallo paglierino carico. E’ fine e intenso al naso con profumi floreali tra i quali spicca la ginestra, accompagnata da una nota di gelsomino più tenue, quasi sfumata, poi cenni mielati, sentori agrumati che ricordano la scorzetta di limone e un tocco marino. E’ un profilo di stampo territoriale che si distingue per armonia e pulizia.
L’assaggio offre un sorso molto fresco, dotato di viva acidità e sapidità che animano una progressione carica di energia. Non manca una buona consistenza che contribuisce alla completezza di questo bianco dal carattere dinamico. Il lungo finale si articola tra una componente citrina e tanto sale. Davvero ben fatto, è capace di regalare piacevolezza sin da ora, ma mostra anche un interessante potenziale evolutivo. Bevetelo con ogni genere di antipasti, primi e secondi piatti della cucina di mare. Non teme abbinamenti impegnativi con preparazioni dal gusto ricco.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Iuppa
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