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Il personaggio

Massimo D’Alema: “Il vino ci migliora, ma noi abbiamo migliorato il vino”

19 Luglio 2016
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E’ vero, il vino ci migliora, ma anche noi stiamo migliorando il vino”. Inizia con queste parole la nostra chiacchierata con Massimo D’Alema intercettato proprio al Primo forum del Wine Research Team di Riccardo Cotarella (ne abbiamo parlato qui) dove ha partecipato in veste di produttore. 

Gestisce, ma l’Ad è la moglie Linda Giusva, l’azienda La Madeleine, a Narni, in provincia di Terni in Umbria, “appena un’ora da Roma – dice – perché volevo viverla in prima persona questa magnifica esperienza di vignaiolo, ecco perché non ho scelto la Puglia”.

Massimo D’Alema è tra gli ultimi vip italiani che ha scelto di dedicarsi al lavoro in vigna, producendo una media di 40, 45 mila bottiglie: “A regime dovremmo arrivare intorno a 80 mila bottiglie – spiega D’Alema – e già la prossima stagione dovremmo chiudere con 50, 52 mila”.
Un’avventura cominciata quasi per gioco, ma soddisfacente, “non solo sotto il profilo della qualità che produciamo – spiega D’Alema – ma è interessante vedere come il mondo del vino interagisce a tanti livelli”.

Le difficoltà ci sono, però: “Sì, perché per una azienda piccola o media come la nostra è difficile riuscire a raggiungere certi obiettivi economici – dice D’Alema – non siamo come i colossi del vino italiano, e sono pochi, che possono stare tranquilli”. Un mondo diverso, dunque per D’Alema, un lavoro che quasi non è un vero lavoro, “perché ti abitua a vivere i tempi in maniera dilatata. Noi siamo abituati a una vita nevrotica. Qui imbottigli, magari uno spumante, che deve stare 60 mesi chiuso prima di poterlo assaggiare. E questa è una delle esperienze umanamente più coinvolgenti”. Il mondo del vino, per D’Alema è pieno di energie, di innovazione, “uno dei settori più vivaci dell’economia italiana. E, devo dire che se del vino si fa un uso moderato e intelligente, questo ci migliora; come noi stiamo migliorando il vino. Perché è questa la vera sfida: fare qualità”.

Certo, non sono tutte rose e fiori, soprattutto quando si parla di promozione: “Quelli che soffrono di più siamo noi piccoli e medi produttori – dice D’Alema – i grandi hanno maggiori possibilità di andare all’estero anche con mezzi propri. Invece questo gruppo, e siamo tanti, di piccoli e medi produttori, dovrebbe essere aiutato di più. Ricordiamoci che produciamo di più di quello che consumiamo. E quindi abbiamo bisogno di vendere i vini all’estero, di farci conoscere dagli altri paesi, ma serve il sostegno dell’azione pubblica”.

C.d.G.