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Il personaggio

“Chi viene a cena stasera?” Il progetto di “social eating” di una giovane chef piemontese

08 Febbraio 2016
Stefania_Corrado Stefania_Corrado


(Stefania Corrado)

di Michele Pizzillo

Chi, se non una giovane donna che ha studiato economia alla Cattolica, completando poi gli studi negli Stati Uniti a Yale e dopo esperienze come account in alcune agenzie pubblicitarie internazionali decide di realizzare il sogno di fare la chef, può portare da noi il “Social Eating”?.

E così è stato. Perche Stefania Corrado, brava, bella e colta, è stata la prima a parlare di ristoranti improvvisati che offrono una esperienza gastronomica inusuale e divertente per commensali che non si conoscono. Le prime esperienze la Corrado le ha fatte nel 2011, e non si è scoraggiata. Meno male, perché adesso ha trovato la giusta location per lanciare il “chi viene a cena stasera…?”, cioè Eataly Smeraldo, a Milano, che dall’anno scorso ha messo a disposizione della giovane chef una delle sue cucine per il social eating. Si tratta di quattro appuntamenti, con la prima cena consumata venerdì sera, registrando un buon successo perché sono stati venti i commensali che si sono visti per la prima volta e hanno gustato, fatto diversi bis e commentato, i piatti preparati da Stefania che in quella occasione ha puntato su un menù chericorda le sue origini piemontesi e pugliesi. Spiegando che “ho scelto materie prime di qualità e di stagione con lavorazioni che consentono di ottenere gusti puliti: la cima di rapa in parte sbollentata e frullata e in parte saltata velocemente con aglio olio e peperoncino; la zucca che ho servito con la guancia è semplicemente cotta in forno e resa in crema, senza aggiungere altro; la salsa al vino rosso è ottenuta per riduzione poi legata con amido di mais, senza aggiunta di burro o ulteriori grassi”. Il menù del debutto del programma 2016 di “chi viene a cena stasera…?”, infatti, prevedeva patata, uovo morbido e cavolo nero come antipasto; linguine di Gragnano con le cime di rape; guancia brasata al vino rosso con zucca; panna cotta al cioccolato. Tutto accompagnato da due vini piemontesi, Altalanga e Galarej di Fontanafredda e un pugliese, Rosso Magno della Masseria San Magno.


(Linguine e cime di rapa)

I prossimi appuntamenti sono in programmal’8 aprile con un menù che prevede crema di seppie, piselli e menta; spaghetti al pesto di pistacchi e crudo di gamberi; merluzzo confit, salsa al latte speziato e asparagi; zuppa di ananas, ricotta e caffè. Il 10 giugno, invece, i piatti saranno aspretto di pomodoro e ricotta; spaghetto di Gragnano, pesto di pomodorini secchi alle erbe aromatiche, colatura di alici e pane croccante; ceviche di pesce bianco; fragole, cioccolato e pistacchi. E l’ultimo appuntamento del programma 2016, venerdì 11 novembre, Stefania proporrà ricotta di Seirass e rapa rossa; zuppa di lenticchie e cavatelli; maialino e zucca; cachi, cioccolato e yogurt. Ci si chiede: perché i piatti sono annunciati con così largo anticipo?

Semplice la risposta: “La caratteristica del social eating generalmente ruota attorno a un tema su cui conoscersi e intavolare la discussione e magari gettando le basi per incontri successivi, il cui invito è pubblicato sul web e si diffonde con il passaparola e i social network, è giusto che chi vuole fare questa inusuale esperienza con degli sconosciuti, sappia almeno quali saranno i piatti che potrà degustare”, dice la brillante chef che invece di un lavoro stanziale ha scelto di cucinare a richiesta: per pochi o per molti, da sola o accanto a uno chef stellato, per ospiti in piedi o seduti, nei locali o nelle case, sulla terraferma o in mezzo al mare. “Tutto questo – dice – per me oggi è inevitabilmente diventato un’esperienza di personal branding e di racconto unico che include un progetto imprenditoriale concreto”.


(Il libro scritto dalla Corrado, Da uno a infinito)

Oltre a portare avanti il concetto di social eating, questa creativa chef che propone menù stagionali che raccontano le sue origini pugliesi (il papà), Istriane (la mamma), piemontesi (è nata a Torino), milanesi (dove ha studiato e vive), ci tiene a sottolineare di essere “una chef multitasking perché mi piace cambiare, trovare nuove formule di cooking, una consulente, una food writer e una docente. Mixando numeri, analisi, comunicazione e marketing con il cibo sono riuscita a creare il mio spazio fuori dal ristorante, una nicchia che prima non c’era.” E, prosegue: “Per me cucinare è creare felicità per gli altri. La prima volta che ho “prodotto” felicità è stata all’asilo, dove ho visto cuocere i miei primi biscotti bicolore. Sarà l’emozione di un ricordo avvolto dall’aroma caldo di cioccolato e vaniglia ma confesso che così buoni forse non mi sono mai più venuti. Poi la vita ha preso direzioni diverse. Scelte di studio, di carriera, un lavoro in ufficio. Ma il profumo di quei biscotti era ancora ben presente. Così, con un pizzico di incoscienza, ho lasciato tutto in onore della mia vera vocazione: mi sono rimboccata letteralmente le maniche e ho deciso di inseguire anche io la felicità”.

Adesso fa parte dell’Associazione Professionale Cuochi Italiani (Apci) ed è docente al corso professionale di alta cucina alla Food Genius Academy di Milano. Oltre a cucinare in case private come chef a domicilio, conduce un’iniziativa di catering sociale con i ragazzi dell’associazione Kayros del cappellano del carcere minorile Beccaria don Claudio Burgio. Contestualmente è brand ambassador di alcune aziende italiane e internazionali, collabora con alcuni ristoranti e location milanesi come ospite in cucina o consulente. Nonché autrice di un leggibilissimo libro di ricette pubblicato da Gribaudo “Da una a infinito”.