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Il prodotto

Joe Fortunato, coltivatore a Pachino: i francesi fanno concorrenza sleale, sono loro a produrre in Marocco

02 Marzo 2012
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C’è un cuore fatto con le varie qualità di pomodoro coltivato e prodotto che ha attirato l’attenzione dei visitatori della Fruit Logistica di Berlino che si è appena conclusa. 

Lo hanno realizzato Joe Fortunato ed i suoi collaboratori. L’azienda di Pachino, che vanta il marchio Igp per il pomodoro, torna dalla fiera con una lista di contatti che potrebbero essere trasformati in nuovi clienti. Ma con tante perplessità che riguardano la logistica. Perché i nuovi clienti sono degli Emirati Arabi e della Russia.

“Come facciamo a spedirgli il nostro prodotto? – si chiede Fortunato –. I nostri prodotti sono deperibili e utilizzando la nave impiegheremmo almeno una settimana. Così è impossibile”. Utilizzando l’aereo, infatti, i costi variano da 2,5 a 2,7 euro per chilo. “Cifre esorbitanti – dice Fortunato –. Servono degli aiuti per fare sviluppare alle aziende siciliane un mercato internazionale fiorente ed importante”. Mercato internazionale su cui sta decisamente puntando Fortunato.

“In Sicilia, ormai, non si può fare un mercato con prodotti di qualità – spiega Fortunato – perché vengono ritenuti troppo cari. Ecco perché la nostra azienda ha deciso di puntare ad altri mercati”. L’azienda, infatti, vende soprattutto al Nord Italia, in Germania, Francia, Inghilterra ed Austria. E, per circa tre mesi durante l’anno, esporta il suo prodotto anche in Canada, terra d’origine proprio della famiglia Fortunato. Fu, infatti, Sebastiano Fortunato, nel 1928, ad intraprende il commercio dei prodotti agricoli caratteristici dell’area di Pachino: pomodori, mosto d’uva, legumi e quanto l’economia rurale della zona produceva. L’azienda, adesso, spera in un cambiamento generalizzato della situazione dell’agricoltura in Sicilia.

Il paragone con il Marocco è immediato e lo fa lo stesso Joe Fortunato: “Per produrre 1 ettaro di pomodorino occorrono in media 80 mila euro – dice –. Di questa cifra solo 45/50 mila euro sono i costi per la manodopera. In Marocco, per la stessa quantità di pomodoro si spendono 45/50 mila euro. La manodopera incide per 5 mila euro”.

Una differenza che viene chiarita dai costi della manodopera. In Italia un operaio viene pagato 55/60 euro all’ora. In Marocco dai 5 ai 7 euro, contributi compresi.

“I produttori in Marocco sono soprattutto aziende francesi che stanno facendo una concorrenza sleale – dice Fortunato – Stiamo subendo questa crisi. E gestire un’azienda, con questi costi, sta diventando molto oneroso. Soluzioni? Servono aiuti esterni, da soli non ce la facciamo”.

Intanto la “mission” di Fortunato e soci continua ad essere quella dichiarata un po’ di tempo fa. E cioè quello di produrre prodotti di nicchia, non destinati alla massa. «Cerchiamo di fare solo qualità – conclude Fortunato –. Non ci confrontiamo con altre realtà. Né con altri mercati. Purtroppo in Sicilia non tutti hanno la fortuna di poter produrre prodotti unici come il nostro. Mi riferisco, per esempio alle zone di Ribera o Vittoria, vittime innocenti di questo mercato che sta distruggendo l’economia agricola siciliana”. 

Giorgio Vaiana