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Il prodotto

La nocciola dei Nebrodi tenta il rilancio

03 Giugno 2014
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Ferdinando Alfonso in una monografia del 1887 la definiva “l’arancio della montagna in Sicilia”. Ad Ucria, a Tortorici e nei comuni limitrofi, gli abitanti dei Nebrodi, in provincia di Messina, la chiamano semplicemente “nucidda”.

Ed è intorno alle “nucidde”che si muovono le attese e le aspettative delle associazioni culturali e dei produttori, che, a distanza di un anno dall’impiego delle pochissime risorse economiche prese dal Psr, sigla che sta per Piano di Sviluppo Rurale, tornano ad insistere sulla ripresa della corilicoltura, rilanciando per l’avvenire dei giovani.

Innanzitutto, c’è da dire che gli interventi permessi dalla Programmazione 2007/2013, seppur quasi irrisori, hanno permesso di raggiungere significativi risultati, a cominciare dagli interventi di spallonatura e dalla diminuzione di cimiciato, insetto che danneggia il frutto.

Pochissimi, ma percettibili miglioramenti questi ultimi, per cui i produttori ritengono che valga la pena insistere. E a farlo per primo e in modo umanamente sorprendente, è il presidente dell’asociazione culturale dei Nebrodi, Matteo Florena, anch’egli produttore, il quale, con i suoi 87 anni ha sbalordito per la passione con la quale ha diretto il convegno dedicato proprio alla corilicoltura e alle prospettive di rilancio economico ed agricolo del comprensorio, e che ha visto coinvolti istituzioni, operatori del settore e produttori.

“Abbiamo voluto dimostrare, non solo a livello culturale, che ci sono le condizioni, anche di aiuti comunitari, previsti dal PSR 2007/2014. Abbiamo ottenuto qualche piccolo aiuto e non dobbiamo arrenderci ma lavorare insieme ad un progetto di riqualificazione della coltura coricola nebroidea, che coinvolga l’intera filiera dalla produzione alla trasformazione, fino alla commercializzazione, per far sì che i giovani possano trovare in Sicilia reali opportunità di lavoro”, ha affermato Florena.

Lo stato dell’arte. Attualmente, questa coltura interessa circa 12 mila ettari. Nel complesso i produttori sono circa 100, ma di questi, circa venti hanno una area di terra coltivata che va dai 50 ai 100 ettari; questi venti sono i medesimi iscritti all’Associazione Frutto dei Nebrodi, che riesce a contare una produzione totale annua di circa 200 mila chilogrammi. Il fatturato per l’anno trascorso? Circa 400 mila euro. Una cifra davvero piccola. Ma il peggio è che i problemi che gravano sono tanti e richiedono soluzioni diverse.

Problematiche e criticità. Si parte da un’eccessiva varietà che impedisce un insieme di cose: la commercializzazione, l’iter verso un riconoscimento Igp, la qualità. “Abbiamo circa 20 specie, mentre dovremmo concentrarsi solo sulle tre principali: la minnulara, l’agghilara e la panuttara, come le chiamano i contadini. Solo tre”, afferma Florena. E poi non ci si ferma qui. A causa della crisi e della concorrenza extra europea, si è generato l’abbandono della coltura e dei noccioleti, che sono cresciuti rigogliosi. Il risultato? Lungo le montagne dei Nebrodi, tra Ucria, Raccuia, Floresta e Tortorici, gli arbusti hanno ricoperto a tappeto i terreni, mostrandosi maestosi su chiazze di verde rigoglioso fino a quote che vanno dai 300 ai 1100 metri sul livello del mare. Un’ immagine paesaggistica che lascia a bocca aperta abitanti e turisti, ma non i ghiri, che in queste zone hanno trovato il loro paradiso terrestre, causando un danno enorme alla possibilità di una commercializzazione del frutto. L’infestazione dei ghiri rappresenta infatti un danno che non può più essere ignorato, per trasformare la “nucidda” in opportunità di sviluppo. Secondo alcune stime, nel territorio su una produzione media di circa 9 – 12 quintali di nocciole, il 70 % è danneggiato dal morso dei ghiri e dunque non più utilizzabile ai fini della commercializzazione.

Proposte e soluzioni. E adesso? Una cosa certa pare ci sia. La proposta degli organizzatori espressa in un documento, “Favorire e sostenere la nascita della Filiera corilicola nebroidea siciliana con le nuove misure del PSR 2014-2020”, sarà consegnata all’Assessore Regionale alle Risorse Agricole ed Alimentari, Ezechia Paolo Reale, durante un incontro che avverrà a breve, così come assicurato dal Dott. Santo Primavera, capo di gabinetto vicario dell’Assessore intervenuto al convegno. Articolato in diversi punti, il documento prevede soluzioni che vanno dall’ l’interscambio esperienziale, di sperimentazione e ricerca per individuare e introdurre le migliori tecniche di contrasto e controllo del “cimiciato” a quelle di attuazione per debellare l’infestazione dei ghiri; dalla trasformazione delle produzioni anche attraverso agevolazioni economiche in favore della nascita e riqualificazione di laboratori di pasticceria soprattutto se proposti da giovani alla nascita di corsi/scuole di “alta pasticceria”. Per gli sviluppi della faccenda nucidda dei Nebrodi, dunque, bisognerà attendere speranzosi ancora un po’. Nel frattempo, il convegno ha mostrato spunti d’impiego della nocciola nella pasticceria siciliana, favorendo l’incontro tra salute, gusto e arte dolciaria. 

Proprietà. Solo per fornire qualche informazione sull’importanza nella dieta mediterranea, ricordiamo che le nocciole dei Nebrodi sono particolarmente ricche di Selenio, sostanza antiossidante e, quindi, importante per prevenire i fenomeni di invecchiamento. Per non parlare degli acidi grassi insaturi della serie omega 3, fondamentali nella prevenzione delle patologie cardio-vascolari.


Salvatore Cappello mentre lavora le nocciole

Impieghi. Quanto al gusto e alle declinazioni gastronomiche. Le possibilità di impiego del frutto nella gastronomia e nella pasticceria siciliana sono notevoli. A darne dimostrazione nel corso del convegno organizzato ad Ucria sono stati da una parte il Prof. Pietro Pupillo dell’IPSOA Pietro Piazza di Palermo, che ha declinato il frutto in una zuppa di patate e porcini e in un secondo composto da suino dei Nerbodi su tortino di patate e asparagi, dall’altra il maestro pasticcere Salvatore Cappello che ne ha dimostrato l’impiego in vari dolci a base di nocciole e pasta di nocciole. L’occasione di confronto scaturita dal convegno per avanzare proposte di sviluppo ha favorito l’incontro con i massimi rappresentanti della pasticceria locale. Si sono così degustati dolci tradizionali come la pasta reale di Tortorici e i torroncini di Ucria.

Espressione dolciaria del territorio a confronto: la gara. La nuccidda dei Nebrodi è stata inoltre al centro della scena, protagonista di inedite creazioni ad opera dei pasticceri locali che hanno anche partecipato ad un concorso dedicato alla tradizione della nucidda. Così, la torta di Salvatore Gaggegi, pasticcere di Randazzo è salita sul podio seguita da quella di Lidia Scarcione Calà della pasticceria Dolce Incontro di Tortorici, mentre al terzo posto sono andati, in ex equo, le torte del panificio di Isabella Ciancio, pure tortoricese e della Pasticceria Campidoglio, di Sant’Agata di Militello.

Francesca Landolina