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Birra della settimana

I dieci anni del birrificio Carrobiolo di Monza: serata tra amici con lo “svuotacantina”

12 Agosto 2018
Pietro_Fontana_e_la_sua_Coffee_Brett Pietro_Fontana_e_la_sua_Coffee_Brett


(Pietro Fontana)

di Andrea Camaschella

Tutto ha inizio con una chiamata di Pietro Fontana, il fondatore e mastro birraio del Carrobiolo di Monza. Mi invita di lì a un paio di settimane a tenere una serata in occasione dei 10 anni del birrificio.

Il Birrificio Carrobiolo nacque per l’appunto nel 2008 all’interno del Convento dei padri Barnabiti in piazza del Carrobiolo a Monza. Per alterne vicende, di cui i frati non sono affatto estranei, il rapporto tra il birrificio, il birraio e il monastero si è deteriorato a tal punto che il progetto di espansione avvenne soltanto attraverso un cambio societario e lo spostamento in altra sede dell’attività. In sostanza il Carrobiolo è oggi un brew pub, cioè un birrificio con locale di mescita annesso alla struttura di produzione. Un birrificio di successo a guardare l’affluenza del pub, tanto a pranzo quanto a cena e dopo cena, i premi conseguiti e – bicchieri alla mano – il livello qualitativo delle birre. Nel frattempo la sede precedente, tenuta inizialmente come seconda sede produttiva per birre particolari, poi come semplice negozio, è stata man mano svuotata, fino a ridarne le chiavi agli ex soci, i frati. L’abbandonare la storica sede monastica ha voluto dire anche svuotare la cantina, che affonda le sue origini nel Medioevo, ed ecco l’arrivo, nella nuova sede, delle vecchie bottiglie, veri e propri cimeli, pronti per la serata. 

L’estate è il periodo dello “svuotafusti”, un modo accattivante per dire che si dà fondo ai magazzini per far sì che il locale possa chiudere per ferie senza sprechi, al massimo – ma manco sempre – con un lieve sconto concesso ai clienti. Al Carrobiolo no, non si usa lo svuotafusti, qui si va direttamente a svuotare la cantina. E che cantina… E che cosa non conteneva quella cantina. Un percorso degustativo legato all’emozione, alla scoperta di quanto il tempo sia stato magnanimo piuttosto che gramo, o addirittura molto generoso. Ogni birra ha raccontato qualcosa. Andando a ritroso per età, si sono bevute una decina di birre dimenticate laggiù, a partire dalla Mo’scanzati Azzo, con mosto di Moscato di Scanzo Rosciate rifermentata in modo a dir poco deciso, quindi con una carbonazione degna di uno champagne, per arrivare a un assaggio della prima birra prodotta (e mai venduta) sull’impianto da pro, una ricetta a sé per collaudare l’impianto alla presenza l’Agenzia delle Dogane.

In mezzo di tutto di più, ma la birra più buona della serata è stata decisamente la Coffee Brett del 2013 – il primo lotto quindi –  una imperial stout con aggiunta di caffè e una fermentazione mista anche con ceppi di brettanomyces, in cui un'acidità lattica e una bella presenza dei sentori “selvatici” dei brettanomiceti, contrariamente a ogni mia ipotesi, si sposano alla perfezione. La birra che mi ha colpito di più è invece la Pedro Fontenez del 2012: fu la prima birra che Pietro si accinse a sperimentare in botte, la sua Tripel in una botte di Pedro Ximenez, ottenuta grazie a un importatore di Monza piuttosto noto, Meregalli. Di tutto il resto (scelta della botte, birra da metterci dentro, tempo in cui lasciarla stagionare) non ho alcun merito, ma sì, il nome è colpa mia. Io pensavo di aver fatto una battuta – dopo aver infilato il naso nella botte e aver trovato un profumo fantastico – giocando sul precedente e prestigioso contenuto della botte, il Pedro Ximenez, e il più proletario birraio Pietro Fontana, buttando lì un “la devi chiamare Pedro Fontenez”. E Pedro Fontenez fu.

E la Pedro Fontenez prima edizione è, anzi era visto che ci siamo bevuti le ultime bottiglie, di cui 3 dalla mia cantina e una dalla cantina di Andrea Crippa (per chi non lo conosce basti sapere che se i giudici possono lavorare sereni al concorso Birra dell’Anno, è grazie a lui che presiede il servizio ai tavoli) ancora lì, viva, presente, evoluta, con un’ossidazione non solo tollerabile, ma che anzi dona un guizzo in più e le note marsalate, che iniziano a farsi sentire, sono ancora tollerabili e ben bilanciate dalla dolcezza liquorosa. Tutt’altro che una birra estiva, calda come uno sherry, da oltre 11% Vol. tutti ben avvertibili, forse anche di più, tanto al naso quanto poi al palato, ma appagante, piacevole, avvolgente, in cui birra e aroma della botte lavorano insieme e benché la parte vinosa e liquorosa è importante, è ancora una birra, da meditazione, da dopo cena, ma ancora birra. Il lotto del 2012 è tristemente finito, forse si trovano ancora in giro alcune bottiglie del 2014 (accaparratevele!) in questo caso l’affinamento è avvenuto in barrique di Marsala, per quanto riguarda la Coffee Brett la 2013 è finita, ma le edizioni più recenti sono ancora disponibili, da comprare e dimenticare in cantina. E poi c’è l’altra regina del Carrobiolo, la OG1111, la birra invernale, torbata, anche lei calda e avvolgente, in grado di invecchiare ed evolvere per anni e anni, pur senza alcun passaggio in botte.

Insomma, una serata che ha messo in una nuova luce il ruolo professionale della svuota cantine: impegnativa, dal punto di vista alcolico, ma divertente e molto intrigante che ha permesso uno sguardo sull’evoluzione di alcuni prodotti e anche di fare un bilancio sul lavoro di Pietro Fontana, visto che si sono aperte anche alcune bottiglie delle birre base, Pils e Tripel, dei primissimi lotti ancora più che potabili. La Pils decisamente fuori forma, ma senza nessun accenno di infezioni o altro, semplicemente decaduta per ossidazione, la Tripel in grado di raccontare ancora qualcosa, ancora viva. Un birrificio, il Carrobiolo, che frequento da quasi dieci anni, che ho visto crescere, con l’ingresso di Andrea Cavuoto, oggi colonna portante nel comparto produttivo, e di Matteo Bonfanti, il birraio di oggi. Un team coeso, che lavora sodo ma divertendosi e facendo poi divertire il pubblico con le birre prodotte. Buon compleanno Carrobiolo, io sono già pronto (e molto curioso) di festeggiare i prossimi 20 anni.

Rubrica a cura di Andrea Camaschella e Mauro Ricci

Carrobiolo
Piazza Indipendenza 1 – Monza (MB)
Orari di apertura: dal Lunedì a Giovedì: 12-15 e 18,30-1; venerdì: 12-15 e 18,30-2; sabato: 18,30-2; Domenica: 18,30-1
Per info e prenotazioni: 039 325100
posta@birradelcarrobiolo.it