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La degustazione

Giorgione-Pelliccia, bando alla noia: la cena a 4 mani tra risate e piatti della tradizione

22 Maggio 2019
pelliccia_e_giorgione pelliccia_e_giorgione


(Danilo Pelliccia e Giorgione)

di Maria Simeoli, Torino

Se in una serata di fine maggio, stranamente fresca, volessimo “sentire” una opera prima eseguita a quattro mani, dove si potrebbe andare? 

Al Ristorante “Du Cesari” di Torino dello chef Danilo Pelliccia, ovviamente. Ieri ospite nel ristorante di Danilo, ospite il ristoratore Giorgio Barchiesi, ma che ormai tutti conoscono come Giorgione. I due hanno eseguito un menù che ha sublimato i sensi degli ospiti del ristorante. Infatti insieme a Giorgione, mi raccomando non chiamatelo chef poiché lui cucina per amore, ha elaborato un menù a dir poco eccezionale dove la tradizione è stata la vera protagonista. Attenzione non una tradizione prettamente regionale, ma una tradizione che va al di là di qualsiasi confine, e si riconduce alla tradizione dei ristoratori di cucinare i prodotti freschi, a “km 0”, che ha nella convivialità e nello stare bene insieme a tavola la sua vera essenza.


(Gli antipasti)

La serata si è aperta con due antipasti che si sono alternati con maestria, infatti se con il crostone di cicorietta di Danilo abbiamo potuto sentire grinta e amarezza nel palato, il maestro Giorgione ha addolcito la bocca con le prugne macerate nel cognac e salvia.


(Fettuccine di Giorgione)

I due primi sono stati in antitesi tra di loro e, forse, per questo si sono attratti. Giorgione ci ha avvolto con delle fettuccine al ragù laido di spuntatine di maiale, ricco e corposo,


(Gnocchi di Pelliccia)

mentre Danilo ci ha fatto sentire  la danza degli gnocchi all’acqua. Infatti questi gnocchi particolari si formano versando nell’acqua, salata e saporita al pecorino, della farina 00 che rimescolando con vigore compone questi gnocchi che sono stati accompagnati da asparagi di stagione e guanciale croccante. 


(Stracotto di Giorgione)

Per secondo la pazienza e la calma di uno stracotto di manzo reso particolare da un guizzo di mirtillo, accompagnato da patate tirolesi di Giorgione, ha continuato a deliziare gli ospiti dei “Du Cesari”.
 

(Il dolce della cena)

Questa composizione si è conclusa con un dolce che ha un sapore antico e sacro (si dice che era servito dalle monache di alcuni conventi umbre già dal 1400): ricotta infornata con mandorle ed aroma di limone. Il tutto accompagnato da vini di eccellenza come: Zibibbo secco, Grillo Parlante e Perricone e, per il dolce, Passito Boccadoro della cantina siciliana Fondo Antico.

Dopo aver “assaporato” una opera a quattro mani così sublime, insieme alle persone care, si è potuto di certo dire che lo spirito è stato elevato, ma che, sicuramente, il corpo è stato appagato in modo così piacevole, che si è concluso con un conclamato “Bis”. “Quando ho chiesto al caro amico Giorgione di venire al mio ristorante -dice Danilo Pelliccia – per elaborare e cucinare per i clienti del locali un menù insieme, lui subito ha accettato. Per me il ristorante “Du Cesari” è come un “figlio” ed ora i “figli” diventeranno due, poiché a breve aprirà “ Du Cesari Due” dove oltre alla buona cucina romana si potrà anche assaggiare la romanità in un giovanile Aperitif Time. Amando in modo viscerale la mia terra, Roma, e tutti i suoi prodotti e sapori, ora sto iniziando a rendere più mia la tradizione, anche per mezzo dello studio. Per me il punto cardine è il giusto equilibrio tra tradizione, studio ed innovazione. Esser in cucina con Giorgione non è un confronto, ma un dialogo aperto dove le conoscenze e le capacità di ognuno, permette di ampliare le proprie conoscenze, in modo tale che il cliente, uscito dal locale, sia contento ed abbia assaporato un momento di felicità”.

“il mio amico Danilo, o meglio il Trucibaldo, mi ha invitato nel suo locale “Du Cesari” di Torino, dove si respira un’aria di frizzante romanità e lì abbiamo cucinato un menù a quattro mani della tradizione – dice Giorgione – Una tradizione né romana, né umbra o di qualsiasi altra Regione, ma la vera tradizione quella dell’esperienza, della genuinità e della convivialità. Nel mio ristorante, che ho aperto insieme a mia moglie e ad una cara amica Mara qualche anno fa con l’idea di provarci solo per un anno, non c’è un menù fisso o una linea, ma bensì il prodotto fresco che ho trovato quella stessa mattina dal fruttivendolo, dal macellaio, dal pescivendolo ecc. Si entra nel mio locale, e ci si lascia guidare dall’oste, cioè da me, con un antipasto ricco a buffet, 2 primi, 2 secondi e dolci il tutto accompagnato da ottimo vino. La natura e la naturalità è l’unica cosa che ci riconcilia con il mondo, come le mie amate montagne della Val Pusteria che frequento dal 1957 oppure girare il mondo e scoprire nuove sensazioni ed emozioni. Nei miei piatti, quindi, amo mettere tutto ciò che ho imparato dalla vita e che mi hanno insegnato le mie tate della fanciullezza del frusinate, siciliane e sarde o rivivere nei piatti di pesce  l’emozione dei pescherecci della mia famiglia che rientrano nel porto colmi di pesci. Poi qualche anno fa arrivò nella mia vita la televisione, la cosa mi stupì molto poiché io sono fuori dagli schemi, diciamo classici, dei cuochi in televisione, però questo esser mio particolare, mi ha portato, e non so per qual motivo, ad essere amato dal pubblico e dalla gente. Sono davvero contento di aver lavorato con Danilo perché anche lui come me contrasta “la noia” alimentare cioè quella ricerca di sicurezza da parte del cliente nel mangiare sempre gli stessi cibi; quindi come me, partendo da prodotti di ottima qualità, guida l’ospite alla scoperta del gusto e della leggerezza nel cucinare per il prossimo, non per stupire, ma per portare in tavola la gioia di vivere”.

C.d.G.