Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
La degustazione

Il mito dello champagne, degustazione con sei etichette “senza tempo”

07 Ottobre 2015
Pezzo_dalila_1 Pezzo_dalila_1


(Le sei bottiglie di champagne degustate)

di Dalila Valentina Salonia

Il mito dello Champagne è stato il tema dell’appuntamento organizzato dalla Fondazione italiana sommelier allo Sheraton di Catania. Un incontro all’insegna di un vino che ha fatto storia in compagnia di una guida d’eccezione, Polo Lauciani, docente Fis e voce autorevole del settore che ha condotto il tasting, svelando i segreti dello Champagne.

In degustazione, sei rinomate etichette del più celebre vino al mondo.
 
Dom Pérignon Champagne Brut Vintage 2005
Inizio esplosivo della degustazione con un etichetta che non ha bisogno di presentazioni, Dom Pérignon.
Paolo Lauciani opta per una partenza graffiante, con un vino irruento, dalla struttura quasi violenta.
Prima maison a lavorare in biodinamico, 100% Pinoit Nero, Extra Brut. Un Blanc de Noirs prodotto seguendo i canoni della viticoltura biodinamica nell’area della Cote des Bars, da vigne con un età media di 35 anni.
Colorazione molto accesa frutto della maturazione in legno, naso deciso con Pinoit Noir alla massima potenza espressiva: fusione di canditi, smalto, miele, frutta secca, muschio e humus.
Al gusto solidità e corpo, una bocca citrina e aromatica insieme, mineralità e spalla acida decisa dovuta al terroir di provenienza calcarea.
 
Francis Boulard Champagne Brut Nature Le Rachais 2007 
Francis Boulard, separatosi dai fratelli, ha fondato la propria Maison nel 2009, ma vanta alle spalle la storia di una famiglia di vignerons da sei generazioni.
È questa la mainson della seconda etichetta scelta da Lauciani per donare una “carezza”, dopo l’inizio irruento, del primo Champagne della batteria.
Champagne unico nato da una sola particella coltivata in biodinamica, 100% Chardonnay, da vigne di oltre 40 anni di età coltivate a Cormincy, microzona scorporata a nord ovest dalla celebre montagna di Reims.
Da un grande Terroir di silicio e calcare, nasce questo vino dal colore dorato, di grande eleganza e brillantezza (anche se meno intenso del precedente).
Il naso presenta un inizio tostato, nocciolina americana, che si fonde con le note di miele, e quelle delicate di spezia e dolci da forno.
Al gusto, una presenza minerale e salina imponente rivela l’inconfondibile timbro del terroir.
Lauciani lo suggerisce come grande vino da abbinare alle ostriche.
 
Egly Ouriet Champagne Brut Blanc de Noirs Vieilles Vignes Les Crayères
La terza etichetta proposta in degustazione emoziona e sorprende per un eleganza fuori dal comune.
Eagly Ouriet maison a conduzione familiare da quattro generazioni, regala produzioni limitate per una qualità senza limiti.
Il segreto, il magico terroir di strati di gesso nella zona di Ambonnay, area di elezione per il Pinoit Noir.
Alla vista, dorato intenso, naso seducente: mandorle tostate, affogate nel miele, zafferano, canditi, nota di canfora e caramella Mou. Al gusto equilibrio e perfezione, perfetto per ogni tipo di abbinamento.
 
Jacquesson Champagne Extra Brut Cuvée 738 
I fratelli Chiquet proprietari della maison Jaquesson, chiamano le loro cuvee con un numero: quello progressivo della cuvee prodotta ogni anno.
Ecco scivolare nel nostro calice il prezioso liquido della particella 738.
Filosofia della maison è produrre con la più alta percentuale di vino proveniente dalla singola annata, valorizzandone le caratteristiche.
Per questo quarto Champagne, le uve sono provenienti esclusivamente da vigneti Grand e Premier Cru (61% Charddonay, 18% Pinoit Noir, 21% Pinoit Meunieur).
Alla vista oro brillante, naso complesso e più fiorito rispetto ai precedenti Champagne della batteria (mineralità ferrosa, note balsamiche, menta e leggera nota di agrume tra lime e clementina). Al gusto: pulizia ed eleganza, forse noioso nella sua impeccabile perfezione, ma difficilmente contestabile.
 
Veuve Clicquot Champagne Brut Rosé Vintage 2004 
Altra maison storica, dal nome altisonante per l’unico Champagne rosè, della batteria.
Rosè d’assemblage, millesimato, prodotto con 60% Pinoit Noir, 33% Charddonay e 7% Pinoit Meunieur, uve che sono provenienti da vigneti esclusivamente Grand e Premier Cru.
Colore insuperabile per la maison che del resto ha inventato il rosè: un rosa antico che sfuma sul ramato, caldo e accattivante già alla vista. Naso importante (piccoli frutti rossi, tostatura elegante, thè nero, mandorle e cassis) con chiusura retrolfattiva di canditi.
Gusto sferico, pieno, prima grasso, poi ricco di frutto, quindi minerale, il tutto su una spinta acida che porta una sapidità salata quasi infinita in chiusura nonostante la tenace grassezza fruttata che rimane aggrappata sul palato quasi con ostinazione.
 
Moet & Chandon Dom Pérignon Champagne Brut Vintage 2004 
Per chiudere la degustazione è stato scelto da Lauciani questo vino icona, il quale ricorda che se lo Champagne è un mito lo è grazie a grandi classici come questo.
I vitigni, 55% Charddonay, 45% Pinoit Noir, sono provenienti dai migliori vigneti di Moet, direttamente dalla celebre abbazia di Hautvilliers, residenza dell’inventore dello Champagne.
L’annata 2004 si esprime al gusto in termini di grande piacevolezza: corposo, intenso ed avvolgente allo stesso tempo, è il vino impeccabile, per chi non si concede errori.
Alla vista il colore oro vira su riflessi verdolini, al naso, tutta la fragranza di sentori di burro e vaniglia si mescola alle note di erbe aromatiche e pietra focaia. Assaggio equilibrato, tra vivacità e rotondità, grande ricchezza e persistenza del gusto.