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La degustazione

Tasting unico con Hofstatter a Roma: i vini degustati in salotto con pochi “amici”

06 Dicembre 2019
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(Martin Foradori Hofstatter)

di Fabiola Pulieri, Roma

Martin Foradori Hofstatter è arrivato nella Capitale portando con sé tutti i profumi del Trentino Alto Adige per sprigionarli in un salotto riservato a pochi amici ai quali ha fatto degustare i suoi favolosi vini, uno più buono e piacevole dell’altro, tra i quali spiccava anche un campione di botte. 

Al ristorante “Alfredo alla Scrofa” a Roma, in una serata davvero familiare, attorno ad un tavolo per sole 14 persone, il patron dell’azienda J. Hofstatter fondata nel 1907, che oggi vanta una proprietà di 60 ettari vitati e ben 6 Masi (tipiche tenute altoatesine), ha inebriato i suoi ospiti con sentori e profumi davvero unici e molto riconoscibili: quelli dei suoi muller thurgau, gewurztraminer, pinot nero e riesling.


(Michei di Michei Muller Thurgau 2018)

Tra le novità di quest’anno il primo vino degustato è stato il Michei di Michei Muller Thurgau 2018, prodotto nella tenuta situata alla fine della Valle dei Ronchi, a 823 metri di altezza, acquisita da Hofstatter alla fine del 2017. Un esempio di viticoltura eroica d’alta montagna, come la ha definita lo stesso Martin, dove la potatura avviene molto spesso con le gambe immerse in oltre 30 centimetri di neve, con temperature rigide e sicuramente in condizioni poco confortevoli. “La vendemmia e le altre operazioni avvengono esclusivamente a mano, inerpicandosi lungo ripidi versanti – dice Martin – Queste vigne sono eroiche perché devono resistere ad un clima montano maturando uve capaci di dare vita a vini dal carattere forte e dalla personalità marcata”. Gli aromi fruttati e floreali si percepivano ancor di più con l’aumentare della temperatura e sul finale restituivano un retrogusto ancor più aromatico. Come ha confermato lo stesso Martin Hofstatter questo muller thurgau è apparso però ancora in divenire, molto fruttato con un carattere fresco e una spiccata acidità, ma forse imbottigliato troppo presto, probabilmente sarebbe stato meglio aspettare qualche altro mese. 


(Riesling Saarburger Kupp 2017)

Il secondo vino sorseggiato durante il pasto è stato il Riesling Saarburger Kupp 2017 firmato Dr. Fischer – Hofstatter Mosel, prodotto nell’azienda acquisita in Mosella da Martin Foradori Hofstatter, che gli ha consentito di essere il primo viticoltore italiano presente in Germania. Qui i vigneti più pregiati sono identificati con il termine “grosse lage” e sono l’espressione più vera e migliore del terroir su cui crescono. La vigna “Saarburger Kupp” è particolarmente ripida e il terreno è costituito in gran parte da ardesia grigia, la stessa che Martin ha fatto trovare sul piatto a ciascun ospite, “per portare un po’ di Mosella a Roma” ha affermato. Il riesling degustato è stato particolarmente apprezzato dai commensali per la sua spiccata mineralità e l’elegante struttura. È la declinazione italiana del riesling tedesco ed è un vino un vino che ha un grande successo forse anche perché si abbina a tantissimi piatti della nostra cucina.


(Fettuccine alla Alfredo)

Proseguendo la cena si è giunti al piatto forte, le famose “fettuccine alla Alfredo”, ricetta realizzata dal proprietario storico, Alfredo appunto, che l’aveva inventata per la moglie incinta inappetente e che ha reso famoso il ristorante in tutto il mondo grazie alla pubblicità fatta a questo piatto da parte di una coppia di attori americani che l’aveva assaggiata durante il viaggio di nozze nella Capitale.


(Gewurztraminer Vigna Kolbenhof 2018)

A questo piatto è stata abbinata la degustazione di un ottimo Gewurztraminer Vigna Kolbenhof 2018 ottenuto dalla selezione di una vigna della tenuta Kolbenhof di Tramin – Termeno, uno dei grandi Cru del Gewurztraminer dell’Alto Adige. Tra il sole del mattino e i venti che soffiano la sera e rinfrescano l’aria, questa zona è la più rinomata e anticamente conosciuta, sin dai tempi dei gesuiti che dal 1722 al 1773 vinificarono lì i loro vini migliori.


(Pinot Nero Michei 2018, prova di botte)

Anteprima assoluta, degustata come prova di botte, è stato il Pinot Nero Michei 2018 prodotto a Maso Michei. Anche in questo caso come in quello del vino degustato per primo, l’altitudine e la difficoltà di vendemmia ne fanno un prodotto davvero unico, “coraggioso ed eroico”. In totale ne sono state riempite 6 barrique e Martin ha confessato di non aver ancora pensato alla data in cui lo immetterà sul mercato, ma ha già un’idea di etichetta. Un vino molto piacevole, deciso, con una longevità già preannunciata nei sentori e nel gusto avvolgente e amabile. Un’ottima promessa per il futuro.


(Barthenau Vigna S. Urbano Pinot Nero 2016)

Dal pinot nero “prova di botte” del Trentino si è passati al pinot nero dell’Alto Adige: Barthenau Vigna S. Urbano Pinot Nero 2016, espressione di un Cru prestigioso collocato nel cuore della Tenuta Barthenau in Mazon, dove una parte delle viti ha oltre 65 anni di età. Il termine vigna, che è stato introdotto dall’azienda Hofstatter nel 1987, ha proprio il compito di valorizzare il terroir e le condizioni microclimatiche tipiche di ogni singola produzione e di ogni singola particella che la compone, condizioni irripetibili e non replicabili altrove, condicio sine qua non per creare un vino che sia un vero “Cru”. E Hofstatter è stata la prima cantina altoatesina ad assegnare una specifica origine al vino, tramite l’indicazione del vigneto in etichetta. Già negli anni '60, fu proprio un Pinot Nero della Tenuta a riportare in etichetta, per la prima volta, il nome del Maso di proprietà e poi dal 1987 anche il vigneto. Questi filari di pinot nero beneficiano prima del sole e poi del vento ”Ora” che soffia fino a tarda sera rendendo le uve asciutte e sane. Le prime viti di Pinot Nero furono piantate proprio all’inizio del diciannovesimo secolo dall’allora proprietario Ludwig Barth von Barthenau. Questo vino è stagionato in piccole botti di rovere, 12.000 bottiglie in totale, e ha un’acidità elegante che si sposa bene con i tannini e con una eccezionale concentrazione aromatica.


(Ludwig Barth Von Barthenau Vigna Roccolo 2016) 

Penultimo vino degustato, di grande raffinatezza ed eleganza è stato un altro Cru, sempre Pinot Nero e sempre prodotto a Mazon in Alto Adige, ma ottenuto da un vigneto coltivato a pergola sin dal 1942 e che dal 2012 viene vinificato separatamente: è il Ludwig Barth Von Barthenau Vigna Roccolo 2016. Qui si parla del frutto di vigne che hanno oltre 70 anni. “Ogni bottiglia è un libro che racchiude la storia del Pinot Nero e di una ricerca dell’eccellenza che parte da lontano” ha commentato Martin Foradori Hofstatter raccontando poi che il vigneto da cui nasce questo vino è vicino ad un “Roccolo” cioè un antico posto che serviva per catturare gli uccelli.


(Bockstein Auslese 2017)

A fine cena, per concludere in bellezza la degustazione delle preziose bottiglie portate in dono agli amici non poteva mancare un vino unico, una anteprima assoluta non ancora in commercio: Bockstein Auslese 2017 – Dr. Fisher – Hofstatter Mosel. Vino calibratissimo in cui dolcezza e freschezza sono apparse bilanciate perfettamente da un apporto costante di freschezza e sapidità che danno come risultato un vino gustoso e fluido. I vini dell’azienda Hofstatter sono altamente riconoscibili per qualità, sentori e gusto elegante e raffinato. Sono vini realizzati da chi conosce molto bene il territorio e sa valorizzarlo, ma anche da chi non si ferma davanti a nuove sfide e anzi è sempre pronto a cercarne di nuove. Prossimo obiettivo? Il Trento Doc e in primavera nuovi vigneti di Pinot Nero a Maso Michei.