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La guida

Presentata l’edizione 2019 della guida oro “I vini di Veronelli”: svelati i 10 premi “sole”

26 Ottobre 2018
guida_veronelli guida_veronelli

di Michele Pizzillo

1.152 pagine: 1.152 che contengono la descrizione di 2.038 produttori, la segnalazione di 16.256 vini, di cui 338 “Super Tre Stelle 2019”, 17 “Grandi Esordi”, 10 “Sole”, 5 “Migliori Assaggi 2019”.

In sintesi, è la Guida Oro I Vini di Veronelli 2019, edita dal Seminario Permanente Luigi Veronelli (32 euro) e presenta all’interno del Cenacolo Palladiano di Fondazione Giorgio Cini, sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, dove ha sede l’Alta scuola italiana di gastronomia intitolata al capostipite dei critici enogastronomici. Questa Guida è l’erede degli storici cataloghi firmati, sin dagli anni Cinquanta, da Veronelli. Fra tutti i premi assegnati dai redattori della Guida, l’attesa per i “Sole” –  premi speciali assegnati dalla Redazione ad altrettanti “racconti in forma di vino” rappresentativi della competenza, della creatività e dell’impegno dei vignaioli italiani – era quella che più si avvertiva nello storico complesso architettonico veneziano. E, quando sono stati citati i nomi dei dieci “grandi”, l’atmosfera si è fatta un po’ più distesa. Poi c’è stata la consegna delle “Super Tre Stelle” ai vini che hanno ottenuto un punteggio uguale o superiore a 94/100 assegnato dai curatori Gigi Brozzoni, Marco Magnoli e Alessandra Piubello, con la regione Toscana che si afferma come vera fuoriclasse, registrando ben 116 “super stellati” su 338. Al secondo posto il Piemonte, con 58 vini premiati, penalizzato da annate difficili per le sue prestigiose denominazioni. Poi, il Veneto (23), l’Alto Adige-Südtirol (19) e la Sicilia (16), regione leader dell’Italia Meridionale. Diciassette, inoltre, sono i vini che hanno ottenuto il titolo di Grande Esordio avendo raggiunto o superato la soglia dei 94/100 alla loro prima apparizione in Guida.

Cinque, per definizione, i Migliori Assaggi, ovvero i vini che, nella rispettiva tipologia, hanno conseguito il più elevato giudizio in centesimi. Si tratta del Franciacorta Extra Brut Rosé Riserva Annamaria Clementi 2008 di Ca’ del Bosco (Miglior Vino Spumante, con una valutazione di 98/100), dell’Alto Adige Terlaner I Grande Cuvée 2015 di Cantina Terlano (Miglior Vino Bianco, 98/100), del Cerasuolo d’Abruzzo Piè delle Vigne 2016 di Cataldi Madonna Luigi (Miglior Vino Rosato, 93/100), del Barolo Bussia Riserva Granbussia 2009 dei Poderi Aldo Conterno (Miglior Vino Rosso, premiato con l’eccezionale punteggio di 100/100) e del Romagna Albana Passito Riserva AR Selections des Grains Nobles 2014 di Fattoria Zerbina (Miglior Vino Dolce o da Meditazione, 97/100).

“Le pagine della Guida Oro I Vini di Veronelli 2019 non racchiudono soltanto mesi di lavoro della Redazione e un intero anno di degustazioni dei tre curatori “perché i veri protagonisti del volume sono i vini prodotti dalle migliori aziende vitivinicole italiane, valutati secondo una chiara scala in centesimi e comunicati attraverso una dettagliata simbologia. Con questo nuovo passo del lungo cammino compiuto dal Seminario Veronelli a fianco del settore vitivinicolo ci auguriamo di aver colto, a beneficio del lettore professionista come del semplice appassionato, quanto di meglio i vignaioli italiani hanno prodotto”, ha dichiarato Andrea Bonini, direttore dell’associazione senza scopo di lucro che da oltre trent’anni anni promuove la cultura gastronomica “secondo Veronelli”. Al termine della presentazione, i partecipanti all’anteprima veneziana hanno potuto degustare i dieci Sole 2019 accompagnati da alcune specialità proposte da un gruppo di aziende selezionate come Acqua Bracca, I love Ostrica, i formaggi di Luigi Guffanti 1876, l’Antica Pasticceria Muzzi e Figulì, azienda specializzata nella panificazione biologica. 

Rinnovato anche la collaborazione tra Seminario Veronelli e Fondazione Acra, organizzazione non governativa senza scopo di lucro, laica e indipendente, impegnata nel rimuovere le povertà attraverso soluzioni sostenibili, innovative e partecipate. L’Associazione sostiene, in particolare, il progetto “Food Relations” che valorizza le filiere del cibo come strumento di educazione alla cittadinanza globale e di dialogo interculturale. Per farlo, il Seminario Veronelli ha donato ad Acra, per il quinto anno consecutivo, le “seconde bottiglie” non necessarie alla Redazione della Guida Oro affinché vengano utilizzate per eventi di sensibilizzazione e campagne di raccolta fondi. A presentare la Guida, insieme ai curatori, c’erano Andrea Bonini, Direttore del Seminario Permanente Luigi Veronelli, Emilio Quintè, direttore marketing e comunicazione di Fondazione Giorgio Cini, e Simonetta Lorigliola, responsabile culturale dell’Alta Scuola Italiana di Gastronomia Luigi Veronelli. Il “Sole” è assegnato dalla Redazione della Guida Oro I Vini di Veronelli in modo del tutto indipendente dal punteggio in centesimi. Viene attribuito, infatti, a dieci vini scelti tra le migliaia di campioni assaggiati nel corso dell’anno.

Eccoli, con il giudizio della redazione della Guida:

Dolcetto di Diano d’Alba Superiore Sorì Pradurent 2016 – Alario Claudio, di Diano d’Alba
In vigna e a tavola ciò che comunemente chiamiamo Piemonte è, in realtà, un insieme di mondi diversi, alcuni noti e celebrati, altri a cui il nostro tempo ha riservato un ruolo minore, nonostante l’intraprendenza dei loro operatori. Un’annata particolarmente fortunata è, perciò, l’occasione giusta per riscoprire il vitigno dolcetto in una delle sue declinazioni migliori, quella che Claudio Alario trae dal Sorì Pradurent in Diano d’Alba. Chi meglio di una famiglia che coltiva dolcetto da tre generazioni può dare una lezione ai pochi che ancora lo ritengono capace solo di vini quotidiani?

Cuvée Maria Vittoria Rosé Nature 2012 – Rainoldi, di Chiuro
La difficoltà di coltivare terreni terrazzati, appezzamenti minimi strappati nei secoli, a forza dimbraccia, alla montagna, può premiare il vignaiolo con autentiche sorprese. Da uve chiavennasca con piccole aggiunte di pignola e rossola, Giuseppe e Aldo Rainoldi hanno realizzato un ottimo spumante metodo classico. Una tipologia insolita per la Valtellina, tradizionalmente legata alla produzione di vini rossi. Da seguire con la massima attenzione considerati il livello qualitativo raggiunto da questa solare cuvée e i limiti climatici con cui debbono confrontarsi i maggiori distretti spumantistici italiani.

Alto Adige Vernatsch Alte Reben Gschleier 2016 – Cantina Girlan, di Appiano-Eppan
Dal 1975 le uve schiava ottenute dalla collina morenica di Gschleier sono vinificate separatamente e danno un vino di concentrazione e longevità eccezionali, cui contribuisce la modesta resa di viti ottuagenarie. A quest’area in località Cornaiano, tra le poche esposte a sud, possiamo assegnare il titolo di “grand cru” della schiava senza timore di smentita. Un ennesimo motivo d’orgoglio per i 200 soci viticoltori di Cantina Girlan, ma anche una grande responsabilità per Bernard Manfred e Gerhard Kofler, rispettivamente agronomo ed enologo di questa storica cooperativa.

Romagna Sangiovese Modigliana Riserva I Probi di Papiano 2015 – Villa Papiano, di Modigliana
“La società e il riconoscimento del valore dei ruoli altrui rendono le opere dell’uomo migliori”. Sono parole di Francesco Bordini, agronomo che, oltre a proporre puntualmente ottime etichette con Villa Papiano, azienda di proprietà, svolge un’ammirevole azione di stimolo per l’intera denominazione in veste di consulente viticolo ed enologico. Da vigneti posti a 500 metri di altitudine sul versante meridionale del monte Chioda, questa sapida espressione del terroir di Modigliana è l’esito coerente di una vicenda familiare legata a filo doppio al sangiovese e alle terre di Romagna.

Colli di Luni Bianco Permano 2016 – Terenzuola, di Fosdinovo
Luni, Candia e Cinque Terre: Ivan Giuliani sembra voler riunire la Lunigiana storica nella sua azienda, coltivando vigneti ad alta densità d’impianto in territori diversi, tra Liguria e Toscana. Encomiabile l’opera di valorizzazione dei vitigni locali. Nel Permano 2016 il vermentino, protagonista indiscusso della costa tirrenica, è integrato da trebbiano, malvasia, albarola, albana, durella e verdello. Non siamo, però, in presenza soltanto di un simbolo, di una rarità: il vino inaugura, per fragranza e profondità, un nuovo stile enologico in questa terra di confine.

Orvieto Classico Superiore Campo del Guardiano 2016 – Palazzone, di Orvieto
L’azienda Palazzone ha sede in un luogo di rara bellezza, una struttura che, nell’aperta campagna umbra, possiede tutti i caratteri del palazzo di città. Costruita nel 1299 dal Cardinale Teodorico di Ranieri, quella che oggi è anche una raffinata locanda sembra trasmettere una speciale coscienza del tempo al Campo del Guardiano, il vino che Giovanni Dubini ricava dal suo vigneto migliore. Un Orvieto sapido, ampio e incisivo, creato per smentire lo stereotipo beverino della denominazione e, appunto, per vivere a lungo.

Habemus Etichetta Rossa Lazio Rosso 2015 – San Giovenale di Blera
A San Giovenale – azienda fondata e condotta da Emanuele Pangrazi – ogni dettaglio è stato progettato e realizzato allo scopo di ottenere un grande vino, capace di restituire l’impronta della terra d’origine, la Tuscia costiera e incontaminata. Un ettaro di vigna ad alberello, con densità d’impianto estremamente elevata e condotto prestando massima attenzione alla sostenibilità ambientale, dà, ogni anno, mille preziose bottiglie di un memorabile Cabernet Franc laziale.

Aglianico del Vulture Quarta Generazione 2015 – Quarta Generazione, di Barile
La fama dei migliori terroir italiani, tra i quali va senza dubbio annoverato il Vulture, dev’essere costantemente nutrita dalla nascita di nuovi progetti che confermino, con vini di pregio, la superiorità produttiva dell’area e, insieme, ne diano una declinazione inedita. Se Giovanna rappresenta la quarta generazione della famiglia Paternoster che si dedica alla vitivinicoltura, questo Aglianico del Vulture è solo alla seconda annata: la prima, 2013, ha guadagnano il titolo di Grande Esordio nella scorsa edizione della Guida; la 2015, ora, doma la forza del vulcano con eleganza solare.

Terre di Cosenza Colline del Crati Magliocco Riserva Vigna Savuco 2014 – Serra a allo, di Bisignano
Una pianta di sambuco dà nome alla vigna da cui proviene questa Riserva, vino di punta di un’azienda che scommette con determinazione sulle varietà autoctone calabresi. Demetrio Stancati, anima di Serracavallo, creando nel lontano 2005 questo vino da uve magliocco in purezza, ha deciso d’innovare le consuetudini della sua terra che, per tradizione, prescrivevano il taglio con greco nero o altri vitigni locali. Il risultato ha fatto conoscere al mondo la Valle del Crati, questo lembo dell’antica Enotria che, grazie a vini come il Vigna Savuco, costruisce pazientemente il suo futuro enologico.

Occhio di Terra Malvasia Secca Salina 2017 – Caravaglio Antonino, di Malfa
Nella Malvasia passita Antonino Caravaglio esprime con emozionante e filologica precisione l’essenza dolce e mediterranea delle sue Eolie, per l’esattezza di Salina dove si trovano, suddivisi in ben 30 appezzamenti, i 15 ettari di pertinenza aziendale. Con l’Occhio di Terra ne esplora, invece, in modo del tutto personale, le potenzialità inespresse: una Malvasia secca, ottenuta con macerazione delle bucce, porta nell’arcipelago quanto “Nino” ha raccolto in anni di viaggi, incontri, assaggi e pensieri.