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La provocazione

L’evoluzione dell’enogastronauta

18 Aprile 2012
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di Massimiliano Montes

Qualcuno interpreta l’evoluzione secondo Darwin come la vittoria del più forte.

Se così fosse avremmo un mondo popolato da dinosauri. La realtà è ben diversa: Darwin affermava che l’evoluzione premia chi meglio si adatta ai cambiamenti, non il più forte.

Fu così che dopo una strana pioggia di meteoriti sopravvissero soltanto dei teneri  animaletti a sangue caldo, sui quali fino al giorno prima non avrebbe scommesso nessuno.

Che cosa abbia spinto poi un’innocua scimmietta a roteare un calice di vino mezzo vuoto, questo non è dato saperlo. Però è successo. E come è ben noto il buon vino richiede buon cibo, e buon vino e buon cibo sono un eccellente nutrimento sia per l’anima che per l’adipe. Così la povera scimmia perse il pelo e mise su pancia. Certo, ci furono tappe intermedie durante le quali guerre, carestie e lotta per la sopravvivenza, modellarono le scimmie già senza pelo ed ancora senza pancia in guisa di proto-Schwarzenegger. Però quei tempi sono finiti. Oggi ci rimane il bicchiere in mano. E la pancia.

E’ tutta un’altra epoca, la lotta per la sopravvivenza è diventata una lotta contro la bilancia. Il nostro peggiore incubo non è più Olaf il Barbaro ma il dietista. Possiamo dire che anche questa è evoluzione. Meglio una lotta all’ultimo sangue con i morsi della fame trafitti da un sedano insipido, che vivere come una gazzella il cui primo pensiero al risveglio è quello di correre.

L’unico che rischia la vita in questa situazione è proprio il dietista, se decidesse di proibirci il vino.
Rimane un rammarico: se Darwin rinascesse cosa penserebbe di noi enogastronauti? Possiamo consolarci pensando che, forse, per qualcun altro, l’evoluzione è andata peggio.