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L'azienda

I tre volti del Nero d’Avola dei Principi di Spadafora

27 Maggio 2013
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di Gianni Paternò

Ci sono persone con cui è un piacere scambiare quattro chiacchiere.

 Uno di questi è Francesco Spadafora il titolare dell’azienda vinicola Principi di Spadafora, e se anche lui non te lo dice è veramente un nobile per antico casato che risale addirittura al 1250. La natura l’ha privilegiato: alto, di bell’aspetto, snello, chioma fluente e specialmente una voce calda, suadente, che ti affascina. Una persona risoluta, consapevole della bontà di quello che produce, magari pronto a ribattere se quello che dici non lo convince o se lo critichi senza dati oggettivi.
 
L’abbiamo incontrato per farci raccontare la sua storia e in particolare per parlare dei suoi tre Nero d’Avola in purezza: Schietto, Alhambra e Nero d’Avola Rosato. Non potendo far sentire la sua voce vi facciamo leggere le sue parole, essenziali, dette senza fronzoli e inutile poesia ma con un tocco di sottile ironia.

Mi sono diplomato al liceo classico e ho cominciato a dare alcune materie in Giurisprudenza. Nonostante andassi abbastanza bene, mio padre decise che era l’ora che facessi il servizio militare, perché per lui il militare ti temprava e ti rendeva uomo, anzi che dovevo fare l’ufficiale. Mise a frutto qualche conoscenza e così diventai ufficiale dell’esercito. Ma il servizio mi temprò a tal punto che quando mi congedai gli dissi che non intendevo più continuare a studiare. Non fece una piega e per tutta risposta mi mandò ad occuparmi di una nostra proprietà a Mussomeli. Terra lambita da un corso d’acqua chiamato Salito, tanto è impregnata di sali e di gessi e dove avevamo seminativi e bestiame. Quindi praticamente ero l’impiegato di famiglia,  undici mesi di lavoro e uno di ferie in estate.
 
La svolta nel 1988 in quanto muore mio padre e così a 30 anni mi ritrovo a dover condurre anche i 180 ettari a Virzì nel vasto territorio di Monreale, ma praticamente a pochi km da Camporeale. Fino ad allora avevamo una vecchia cantina e facevamo il vino come si faceva una volta in Sicilia: uve spremute e vinificazione a temperatura ambiente, quindi a caldo, una robaccia insomma. Addirittura negli ultimi anni vendevamo tutte le uve e recuperavamo solo le spese. Pertanto chiesi a mio fratello: o vendiamo o trasformiamo. Lui, che era bisticciato con l’agricoltura,  mi diede carta bianca e così nacque la moderna azienda Principi di Spadafora.
 

Ho trasformato e modernizzato la cantina e dove c’era solamente  Cataratto e Inzolia ho piantato Grillo e Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah e tanto Nero d’Avola, che ancora continuo a piantare. Oltre nei tre citati monovitigni il Nero d’Avola lo troviamo in uvaggio nel Don Pietro, che porta il nome di mio padre essendo il primo vino imbottigliato. Terreni a medio impasto sabbioso posti a quote tra i 200 e i 300 metri, vigneti a spalliera e potatura Guyot per oltre 90 ettari.

Il Nero d’Avola delle nostre zone è completamente diverso da quello che si può trovare per esempio a Noto e nell’agrigentino, più sensazioni vegetali che accompagnano i frutti rossi.

Lo Schietto è un po’ la nostra riserva, grappoli scelti uno ad uno selezionando le viti nelle vigne rivolte più a sud. Fa secondo le annate una macerazione fino a 18 giorni ad una temperatura compresa tra i 18 e i 25 gradi con una resa di soli 40 hl/ ha e affina per almeno un anno in botti grandi quindi per due anni in acciaio ed infine un altro anno in 12.000 bottiglie.

L’Alhambra rosso è raccolto prima, ha una macerazione di circa 8 giorni e termina la fermentazione senza le bucce, sempre a temperatura controllata; resa di 75 hl/ ha, affina quasi due anni nelle vasche di cemento vetrificate e refrigerate e 6 mesi in bottiglia. A proposito, Wine Spectator proprio in questi giorni, in una selezione di vini del sud Italia venduti al di sotto dei 20 $, gli ha attribuito il punteggio di 89/100 e la palma di miglior vino per rapporto qualità/prezzo.
E’ in nostro Nero d’Avola entry level, da wine bar, di cui si fanno 50.000 bottiglie.

Il Rosato è il Nero d’Avola che è vendemmiato per primo, il 2012 è la seconda annata, le uve sono pressate direttamente e le bucce separate, così la fermentazione, spontanea, è di solo mosto, quindi è vinificato come un bianco con una resa di 80 hl/ha. 5 mesi in acciaio e 2 in bottiglie che sono 7.000.”

 
Fin qui il racconto del produttore. Ora in sua assenza, assaggiamo le tre versioni.
 
Cominciamo dal Rosato dal colore rosa tenue molto brillante. Al naso è un tripudio di frutta da quella rossa all’esotica, dai fiori di rosa ai sentori vegetali di erba fresca e di fieno. Profumato con una presenza minerale che si avverte e lo equilibra. Al palato è morbido, sapido, con un’acidità controllata ed una perfetta stupefacente corrispondenza tra naso e gola.
 
L’Alhambra, colore rubino chiaro, al naso si esprime con una commistione di frutti di bosco e di erbe di prato con prevalenza di salvia. Non è molto intenso ma affascina per la sua diversità. In bocca tannini presenti ma ammansiti, buona acidità, medio corpo e buona persistenza. Un vino da bere tutti i giorni, senza pretese ma che dà belle sensazioni.
 
Lo Schietto è rosso rubino con intensi riflessi viola. All’olfatto si presenta più complesso, con maggior presenza di ciliegie ed amarene, un po’ di cioccolato, erba più secca, da campi estivi e fieno in fiore. Al palato entra morbido  con tannini che si sono ulteriormente addolciti e una discreta acidità che carezza la lingua; un lungo retrogusto piacevolmente e tenuamente amarognolo. Un vino vivace ed austero.

Tre espressionidello stesso vitigno nella stesa zona, diverse ma con un denominatore comune: le note vegetali che li distinguono e li completano. Quale c’è piaciuto maggiormente?
Pensandoci bene il Rosato, anche perché è una tipologia che ci affascina particolarmente, che è la perfetta fusione tra i toni caldi di un rosso e la freschezza profumata di un bianco, che Francesco è riuscito già ad ottenere in eccellente fattura e che nell’estate che si avvicina potrà degnamente sostituire anche un rosso accompagnando piatti non pretenziosi.

Concludiamo consigliandovi di consultare il sito web, ricco di storia dell’azienda e di informazioni, anche in russo, e dove potrete  sentire la calda voce di Francesco.
 
Azienda Agricola Spadafora
Contrada Virzì
90046 Monreale (Pa)
tel. 091 6703322
www.spadafora.com