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L'azienda

Un nuovo vino dal Nocera

15 Maggio 2012


Da sinistra Franco Cambria, Nancy Astone, Nino Cambria

Nino Cambria è il papà del Nocera.

Un vino nato non da una scommessa, come spesso avviene per le cose riuscite, ma per un’intuizione. Avuta da Cambria mentre passeggiava tra i suoi filari, in un fazzoletto panoramico stretto tra il mare, i Nebrodi e i Peloritani, a Furnari. Destinati ad essere vendemmiati ed estirpati. E sostituiti con il Mamertino. Siamo nel 2005. Cambria assaggia quell’uva. I sapori così intensi e fruttati lo inebriano al punto tale da scegliere di lasciare tutto com’è. Di sospendere gli espianti. Anzi di produrre di nuovo quel vino. Che risale a 2 mila e passa anni fa. Ai tempi di Giulio Cesare. Un vino che ha 5 punti di colore in più rispetto al Nero d’Avola. Ed una gradazione alcolica più elevata. Ma che in bocca sprigiona sapori e profumi unici.

“Il Nocera è sparito dalla produzione perché la gente del posto abituata a bere, inteso come quantità, non vedeva di buon occhio il Nocera”. Oggi il vino è apprezzatissimo. In tutto il mondo. Ma rimane per pochi “eletti”. “Crediamo che fare qualità sia più importante che fare quantità e la soluzione ideale per uscire da questa crisi”. Cambria e la sua azienda, infatti, producono 100 mila bottiglie. Ed hanno cominciato nel 2009 con 1.500 bottiglie tutte numerate (5.000 nel 2010 anche queste tutte numerate). “Il Nocera non deve competere con gli altri vini – dice Cambria – perché è unico. Non ha eguali. Un prodotto che dopo due anni di invecchiamento rimane sempre giovane. Che è stato capito ed apprezzato immediatamente”.


Particolare di un vigneto di Nocera

All’estero il Nocera è bevuto in tutta Europa, negli Stati Uniti ed in Giappone. Presto arriverà nel mercato sudamericano. Per Cambria la qualità è il modo migliore per uscire dalla crisi. “La crisi c’è, esiste – dice Cambria –. È sufficiente vedere che i ristoranti aprono solo nei fine settimana. Poi questo grande passo indietro delle grandi aziende produttrici di vino ha messo nei guai anche noi piccoli produttori. Sarebbe meglio creare più aziende che facciano qualità, piuttosto che quantità”. L’eccesso di produzione per Cambria, è stato dannoso per l’immagine della Sicilia. “Dobbiamo invertire questa tendenza e ridurre i numeri di produzione – dice –. L’esempio siamo noi ed altre piccole aziende come la nostra che scelgono di fare qualità. Molto più apprezzata, non solo all’estero, ma anche nel circuito nazionale”.

Poi capitolo enoturismo, che secondo Cambria deve essere promozione indiscussa del territorio. “Siamo gli unici ad aderire a Cantine aperte – dice – che pone paletti molto severi per far parte di questo circuito. Sta andando molto bene, ma occorrerebbe incentivarla ancora di più”. Secondo Cambria, infatti, la possibilità da parte del cliente di conoscere a fondo l’azienda che produce il proprio vino preferito è uno dei modi per uscire dalla crisi. “L’espressione massima del chilometro zero – dice -, che non dispiace né a chi compra né a chi vende”.

Per il futuro Cambria rivela un importante progetto. “Non sono concluse le nostre ricerche sul Nocera – dice -, anzi stiamo pensando ad un vino dolce dal Nocera. Poi presenteremo a fine anno “Il rosso di Giulio Cesare”, un vino nuovo, tutto da scoprire”. Sarà fatto con il 40 % di Nero d’Avola ed il 60 % da Nocera. Una giusta via di mezzo per chi apprezza l’uno piuttosto che l’altro.

Giorgio Vaiana
 

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