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L'azienda

Una degustazione sull’Etna con i vini Vivera

18 Novembre 2011
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di Giovanni Paternò

Correva l’anno 2002 e a quel tempo i vini dell’Etna erano considerati buoni vini e nulla più. Il Nerello Mascalese veniva apprezzato dalle popolazioni indigene e da pochissimi intenditori e amanti del buon bere.

In quell’anno Nino Vivera acquistò 12 ettari di roccia vulcanica alle porte di Linguaglossa. Erano terreni all’apparenza ingrati, da tempo abbandonati, dove la facevano da padrone grovigli di rovi e pochi altri arbusti frugali e spontanei. Stringendo con la mano quella terra, annusandola e chiudendo gli occhi, Nino ci vide un rigoglioso vigneto formato da quelle viti che in quella terra potevano dare il meglio di sé. Contemporaneamente capì che la mano sapiente dell’uomo, purché rispettoso dei cicli della natura e delle caratteristiche dl territorio, poteva ricavare vini che finalmente la gente avrebbe apprezzato e lodato. Iniziò quindi un duro lavoro di bonifica per ricavare da quelle rocce un terreno capace di far rivivere la vigna; impiantò il Nerello Mascalese e il Cappuccio, si mise alla frenetica ricerca del vero Carricante e quando lo trovò lo innestò con cura e amore. Era affiancato dai giovani figli Omar, Eugenio e Loredana e poteva contare su anni di esperienza che aveva maturato sulla coltivazione del Cabernet, Nero d’Avola, Chardonnay, Catarratto e Insolia a 500 metri in agro di Corleone, e della Tonda Iblea” a Chiaramonte Gulfi.

Oggi in quei terreni, sorge una moderna cantina (foto sopra), gestita con un ordine e una pulizia maniacali, dove vengono coccolati, con aggiornatissime attrezzature anche computerizzate, le uve, i mosti, i vini sotto la cura della giovane enologa Irene Vaccaro corroborata dai consigli di Giovanni di Mastrogiovanni, l’enologo del più famoso rosato italiano: il Five Roses di Leone De Castris. Eugenio Vivera (foto sotto) si occupa principalmente di seguire il vigneto, curato con metodologie biologiche, mentre la sorella Loredana segue la cantina.

Il primo anno di imbottigliamento è stato il 2008 con 40.000 esemplari, che nel 2010 sono diventate 120.000. Il banale segreto dei loro vini: cura nel vigneto, basse produzioni, massima delicatezza nel trattare le uve, pressatura soffice, sapienza in cantina, filtrazione leggera, uso di solfiti limitato all’essenziale. In cantina per ogni serbatoio refrigerato, i vini delle varie particelle, anche della stessa varietà, vengono separate per seguirne al meglio le differenti evoluzioni.

L’etichetta di punta è il Salisire, un Etna bianco doc di solo Carricante. Abbiamo degustato l’annata 2009 e la  2010. Nella prima, l’immediata impressione è di odorare un pezzo di vulcano che sprigiona i suoi sentori di zolfo e pietra focaia, questa carica di Etna lascia il posto a note balsamiche e minerali di grande intensità. Il lungo riposo sui lieviti dà complessità ai sentori di agrumi, floreali e di frutta matura. In bocca giusto equilibrio, freschezza, sapidità e la conferma dei sentori già avvertiti. L’annata 2010, da poco imbottigliata e non ancora messa in scaffale, si presenta ancora più elegante al naso, meno solfurea nell’impatto e più intensa specie nel fruttato esotico.

Nell’Altrove 2010, blend di Chardonnay, Insolia e Catarratto, l’escursione termica che si ha a quota 500 e i terreni di varia natura del corleonese creano mineralità e sapidità che si integrano con la frutta lasciando una bocca fresca.

Il Terra dei Sogni 2009, un cabernet col 20% di syrah e Nerello Cappuccio si rivela al naso elegante, fine, di bella franchezza, con forti sentori di frutti rossi, un gusto equilibrato e lungo dove i tannini si sono completamente ammorbiditi. Non sarà di lunga vita ma sicuramente di grande soddisfazione e piacevolezza, con un prezzo molto abbordabile.

Lunga vita invece avrà il Martinella 2009, l’Etna rosso doc che fa un anno di barrique e che appena messo nel bicchiere colpisce per le piacevoli note affumicate che svaniscono pian piano lasciando sentori di spezie e frutti rossi, mentre in bocca rivela ancora tannicità e una certa acidità che faranno inebriare gli amanti dei vini dal lungo invecchiamento.

A queste etichette si aggiunge “A’mami“, dal doppio senso interpretativo, bianco di Carricante e Chardonnay, che non possiamo descrivere perché andato esaurito. Girando per la cantina colpisce la cura dei particolari, i colori vivaci e diversi delle varie sale, l’attenzione nella sicurezza per il lavoro. Anche questi, indici della passione e dell’amore che i Vivera mettono nella loro attività che si preannuncia di ridente futuro.

Azienda Vitivinicola Vivera
95015 Linguaglossa (Catania) – Italy 

C.da Martinella – S.P. 59/IV 

Tel.+ 39 095.643837 – Fax + 39 095.647942 

e-mail: info@vivera.it
Anno di fondazione: 2002

Bottiglie prodotte 120.000

Ettari vitati di proprietà: 45 a uliveto e vigneto

Vendita diretta: si