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L'evento

I vini vulcanici incantano New York: tutto esaurito alle masterclass e alle degustazioni

06 Giugno 2019
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Il nostro racconto dalla Grande Mela per il secondo comvegno dedicato ai vini vulcanici di tutto il mondo

di Fabiola Pulieri, New York

Ieri, 5 giugno, mentre in Italia la giornata era già iniziata ed era quasi ora di pranzo, a New York allo Stewart Hotel, tra l'8th e la 34ma in pieno centro a Manhattan, si apriva la seconda conferenza internazionale sui vini vulcanici e si faceva il giro del mondo. 

Anziché la mongolfiera il mezzo di “trasporto” è stato il vino e le località visitate i vulcani. Protagonista la ricchezza e la varietà dei vini espressa attraverso le differenze dei terreni vulcanici sparsi in ogni parte del globo terrestre: dalle Azzorre a Santorini, da Napa Valley all'Armenia, Israele, la Spagna, il Cile, la Francia, la Germania e ovviamente l'Italia. L'apertura dei lavori è stata affidata a John Szabo, Master Sommelier, amante e grande studioso dei vini vulcanici, che lo scorso anno ha avuto l'idea di fare una Conferenza Internazionale sui vini vulcanici del mondo ed ha ottenuto un grande successo tanto da decidere di replicare quest'anno con la seconda edizione.


(John Szabo)

E anche quest'anno è stato un vero trionfo di pubblico e in America non funziona come in Italia, questi eventi non sono aperti a tutti ma i partecipanti sono selezionati solo tra importatori, addetti ai lavori e giornalisti del settore quindi chi si accredita è seriamente interessato. Quattro seminari/masterclass tutti sold out. Il primo tenuto da John Szabo e Benoît Marsan dell'Università di Quebec-Montreal che insieme e attraverso una degustazione molto singolare hanno approfondito il concetto di salinità dei vini vulcanici facendo un excursus storico legato al suolo e alle componenti chimiche che hanno la loro importanza nella “nutrizione” della vite.


(Nicola Matarazzo e John Szabo)

Prima di degustare due Riesling Dr. Loosen  2016, Benoît ha fatto provare ai presenti, diversi calici di acqua con all'interno disciolte alcune delle sostanze che si ritrovano nel terreno e creano la salinità, la mineralità o al contrario danno una sensazione lattica o solforosa al palato. Sodio, iodio, metallo, residui minerali, fossili e molte altre componenti presenti nel suolo vulcanico rendono i vini differenti a seconda della loro concentrazione. Un approfondimento davvero unico e dettagliato. A seguire nelle sale al primo piano dello Stewart Hotel i seminari di due zone vulcaniche italiane: Roccamonfina e il territorio del Soave. La prima masterclass “Terra, cenere e fuoco: tre decenni di Galardi dal vulcano Roccamonfina” è stata presentata dalla Co-proprietaria dell'azienda Galardi, Allegra Selvaggi, da Ron Edwards, master sommelier e da LLS, Winebow imported ed è stata un racconto dell'azienda Galardi attraverso trent'anni di vini legati alla zona vulcanica di Roccamonfina in Campania. Il secondo seminario invece ha riguardato la zona del “Soave, un patrimonio agricolo vulcanico” ed è stato a cura del Consorzio di Tutela del Soave che esporta l'8% della produzione negli Stati Uniti e guarda a questo paese sicuramente con interesse, ma dal seminario è emerso che l'interesse è reciproco.

Dalle 12 alle 16 è stato possibile degustare i vini di circa 70 cantine presenti, in aumento rispetto allo scorso anno con la new entry dell'Armenia e di Israele. “Last but not least” come dicono gli americani, il pomeriggio è stato dedicato al seminario organizzato dal Consorzio tutela dei vini del Vesuvio che ha catturato l'attenzione del pubblico con una bellissima presentazione geologica, archeologica e storica del territorio di uno dei vulcani più importanti che abbiamo in Italia: il Vesuvio. I vini degustati sono stati l'espressione massima delle differenze date dal suolo e dalla posizione delle aziende intorno al vulcano, disposte quasi a formare un cerchio, ben evidenziate dal presidente del consorzio Ciro Giordano e dal presidente del parco nazionale del Vesuvio che ha illustrato anche la bellezza e l'attrazione  turistica del vulcano inattivo, il tutto coadiuvato dalle efficientissime spiegazioni tecniche dell'archeologo Ferdinando De Simone.

La degustazione guidata è stata affidata al master sommelier John Szabo che apprezza moltissimo i vini del Vesuvio e ha già in programma un prossimo viaggio in Italia e in Campania. Luciano Pignataro, giornalista enogastronomico, relatore anche lui al seminario, è stato di poche parole ma efficaci, incentrate sulla gioia e sulla unicità che sono caratteristiche proprie dei vini del Vesuvio che ben si sposano con l'ottimo cibo e la buona compagnia. Appuntamento dunque al prossimo anno per la terza edizione.