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L'evento

L’Etna ricorda Tachis: “Grazie a lui possiamo definirci la Borgogna italiana”

17 Aprile 2016
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di Federico Latteri e Manuela Zanni

Nella splendida cornice dell'Enoteca regionale siciliana per la Sicilia Orientale, la cui sede prestigiosa è all’interno del Castello di Lauria, che dall'alto domina imponente tutta la Valle Alcantara, si è svolta la degustazione in ricordo di Giacomo Tachis, scomparso qualche tempo fa.

Protagonisti il Pinot Nero ed altri vini frutto delle sperimentazioni effettuate dallo stesso Tachis agli inizi degli anni '90 presso alcune cantine. 
Ad organizzare il tasting la stessa Enoteca in collaborazione con il consorzio Etna Doc e l'associazione Strada del Vino Etna Doc, Benanti e Siciliano che sono le prime cantine coinvolte nel tasting e che furono interessate dalle sperimentazioni di Tachis.
L'iniziativa ha consentito di assaggiare anche vini non finiti in commercio, frutto di sperimentazioni dell'enologo, vini apripista che hanno contribuito a spianare la strada per il più recente grande successo del territorio dell'Etna. 


(Graziana Grassini)

Giacomo Tachis nel suo percorso professionale non ha mai anteposto la tecnica all’anima delle viti, piuttosto è rimasto con i piedi ben piantati a terra, nella consapevolezza della forza della natura, con una visione dell’enologia olistica in base alla quale il vino viene considerato una parte del Creato, conducendo la sua opera decenni prima del cosiddetto “Rinascimento” del vino italiano.
Alla base vi sono scelte che, a distanza di anni, restano tra i contributi più preziosi al successo dei nostri vini, capaci di far dialogare la tradizione italiana con quella francese. Dai “Super Italians”, i vini italiani “fuori dagli schemi”, alle intuizioni che hanno cambiato il corso dell’enologia, sono solo alcuni dei lasciti al mondo del vino di uno dei più grandi enologi italiani. 

Giacomo Tachis, uno “scienziato” che, in punta di piedi, con la sua professionalità e la sua passione per la conoscenza del passato, ha gettato le basi di ciò che si sarebbe compiuto, e compreso, solo più tardi riuscendo a far parlare di sè senza necessariamente pronunciare la parola vino. 
L’eredità più preziosa che Tachis ha lasciato all’enologia non è quindi uno strumento tecnico, un’innovativa formula chimica, ma un nuovo sguardo con cui guardare al mondo del vino rispettandone prima di tutto l'anima intrinseca senza la quale non sarebbe possibile apprezzare gli aspetti organolettici.
Tachis pur non essendo siciliano ha dato tanto alla Sicilia che definiva isola della cultura lavorando a stretto contatto con i produttori dell'Etna. Antonio Sparacio dell'Istituto Regionale Vino e Olio: “Tachis è arrivato in Sicilia come consulente chiamato da Diego Planeta e riuscì a motivare i produttori in maniera umile e in punta di piedi. Inizia così un lungo percorso di prove ed esperimenti. Dal 1993 fece diverse sperimentazioni con il Pinot nero fino a quando nel 1999 riuscì a fare assaggiare ad un gruppo di buyers francesi alcuni campioni di vini riuscendo a sorprenderli. Da quel momento si comprese che si era sulla buona strada e che tutti i sacrifici erano andati a buon fine”.

Benanti: “Noi somigliamo alla Borgogna, ma non dobbiamo mai perdere la nostra identità. Se confrontiamo i Pinot nero dell'Etna non facciamo sicuramente brutta figura. Saranno diversi e territoriali e proprio su questa differenza si basa la forza e la dignità del nostro territorio che noi difendiamo e proteggiamo con il nostro lavoro”.
Michele Scammacca del Murgo: “Il Pinot nero è un vitigno molto interessante perché sposa il territorio acquisendo in ogni terroir una diversa identità senza perdere personalità e legame con il territorio”.
Pietro Di Giovanni, enologo: “L'idea non è mai stata estirpare i vitigni autoctoni bensì riservare dei piccoli fazzoletti destinati al Pinot nero facendo molta attenzione al momento giusto per la raccolta”.

Graziana Grassini è l’enologa della tenuta San Guido che produce il Sassicaia, uno dei vini più conosciuti del mondo. La Grassini ha preso il testimone da Tachis che fu chiamato in questa tenuta per fare il vino che è divenuto uno dei simboli del mondo enologico italiano. Il suo ricordo: “Io ho conosciuto Tachis e piano piano ho conquistato la sua fiducia. Non è stato un rapporto immediato e diretto. Piuttosto è cresciuto nel tempo grazie alla fiducia e alla stima reciproca e di questo sono particolarmente orgogliosa e onorata”. Poi cita Tachis: “Un grande vino è quello che quando lo bevi ad occhi chiusi ti va vedere l’immenso”.

Ecco i vini proposti al tasting con piccole note di degustazione

Pinot noir 2012 Patria

Colore scarico, seguito da un naso delicato con piccoli frutti rossi.In bocca ha un ingresso discreto, una evidente nota alcolica ed una componente tannica appena percepibile. 

Tenuta San Michele Pinot nero 2012 Scammacca del Murgo

Nel bicchiere si apprezza subito la tinta luminosa costituita da un granato intenso. Naso territoriale con note ferrose, laviche a cui si aggiungono ricordi vanigliati. Buono il corpo e la persistenza.

Pinot nero 2012 La Gelsomina

Colore granato molto scarico, ma limpido. Un quadro olfattivo elegante con confettura di more, lampone e pepe nero, precede un sorso fresco, lineare e sapido di buona lunghezza. 

'U toccu Pinot nero 2012 Al-Cantara

Molto profumato, con sentori agrumati, note floreali in aggiunta alla ciliegia matura. Al palato è ricco, ha tannini morbidi e buona persistenza. 

Pinot nero 2008 Benanti (non immesso in commercio) 

Colore più scuro dei precedenti, molto intenso. Presenta una ricchezza e complessità di profumi che vanno dalla ciliegia sotto spirito alla confettura di prugne, al pepe nero e specie orientali. Bocca calda e strutturata con tannini dolci.
 
Rossoeuphoria 2007 Siciliano 

Naso fine ed elegante con frutti di bosco, petali di rosa e aghi di pino, seguito da un palato fresco sapido con tannini ben integrati. Piacevole, riesce ad esprimere una buona territorialità