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L'intervento

Ogm, Pascale (Slow Food): “Ok alla ricerca sul genoma editing, no alle multinazionali”

01 Agosto 2018
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(Gaetano Pascale)

di Giorgio Vaiana

“C'è tanta confusione ed è giusto muoversi con cautela quando si affronta questo argomento”. 

Parole di Gaetano Pascale, presidente uscente di Slow Foddo Italia che commenta la sentenza della corte di giustizia dell'unione europea sul fatto che la direttiva Ogm deve applicarsi anche agli organismi ottenuti mediante tecniche emerse successivamente alla sua adozione. Qualche giorno fa ne avevamo parlato con il professor Attilio Scienza (leggi questo articolo) che aveva spiegato come il genoma editing (o la cisgnenesi) nulla avessero a che fare con gli Ogm, gli organismi geneticamente modificati. Ma Pascale, invece, è più diretto: “Sono d'accordo con la sentenza della corte di Giustizia europea – dice – e mi auguro che il Parlamento europea segua il volere dei cittadini che chiedono da tempo ormai limitazioni in questo campo. Il Parlamento lasci ai singoli paesi la decisione di valutare caso per caso”. Insomma, secondo Pascale, il ricorso fatto da un gruppo di associazioni francesi contro l'uso di sementi ottenute mediante mutagenesi sito-specifica, una biotecnologia di ultima generazione, avrebbe un senso. “La sentenza nella sostanza dice che le nuove tecnologie che riguardano il genoma editing o la mutagenesi – spiega Pascale – vanno assimilate dal punto di vista normativo agli Ogm. Non si tratta di un blocco della ricerca, perché gli studi possono continuare, ma questa situazione ci impone una riflessione: in effetti l'uomo, nella sua storia ha sempre fatto esperimenti genetici per migliorare le piante, ma è con l'ingresso delle multinazionali che le cose non possono funzionare. Qui è la differenza sostanziale: distinguere gli studi per migliorare le piante da quelli per trarre profitto”. Secondo Pascale, infatti, almeno per il momento, gli Ogm non hanno modificato nulla in favore della qualità del cibo e del reddito degli agricoltori: “Se qualcuno mi dimostra il contrario sono pronto a fare un passo indietro”, dice. Per questo, aggiunge Pascale, il genoma editing avrebbe un senso se utilizzato solo come strumento di ricerca e non di profitto. Insomma ci potrebbe anche stare se non si guadagna a danno degli agricoltori, ma si migliori la qualità del cibo e la qualità di vita dei contadini. E poi fa un esempio: “Il rischio è anche quello di perdere le nostre biodiversità – dice – Il caso degli Ogm di mais mi pare lampante: sono state create in laboratorio solo 2 specie delle decine che ci sono nel mondo”. 

Quindi per Pascale, la sentenza della corte di giustizia è positiva: “La sentenza mi piace – dice – ha sancito sostanzialmente quello che diciamo e pensiamo da sempre. Al momento non ci sono gli strumenti per far diventare il genoma editing una cosa diversa dagli ogm, anche se, precisiamo, si agisce solo sui geni interni senza modificare il dna con geni esterni. Se non ci fossero rischi per l'ambiente e per la salute dei consumatori finali e se ci fossero delle possibilità di incrementare il reddito degli agricoltori, allora ben venga il genoma editing. Scienza parla da sempre delle viti resistenti alle malattie che ridurrebbero l'uso dei pesticidi. Siamo super-favorevoli. Ma le multinazionali non devono mettere “becco” in questo affare”. Ora la palla passa al Parlamento: “Ci auguriamo che si esprima in favore di questa sentenza – dice Pascale – Abbiamo sensazioni positive. I cittadini non vogliono gli Ogm. Ora mi auguro che si tenga conto di questa volontà. Noi, nel nostro piccolo, cercheremo di far sentire la nostra voce”.