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L'intervista

Attilio Scienza: “Sempre più annate calde. E’ tempo di cambiare il modo di fare vino in Italia”

04 Agosto 2017
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Il professore analizza la situazione attuale: “I produttori italiani comincino a raccogliere informazioni da questa prima esperienza di annata calda e asciutta. I vini italiani non saranno più gli stessi”

“Abituiamoci ad annate così calde. Questa è solo la prima. Altre ce ne saranno”. 

Parole di Attilio Scienza, docente di Viticoltura all'università di Milano che analizza l'annata 2017, una delle più calde degli ultimi decenni. “Fare delle previsioni è un azzardo – spiega Scienza – perché l'Italia è lunga quindi ci sono tante situazioni diverse, ma di una cosa sono sicuro: questa non sarà l'ultima e unica annata calda e asciutta a cui assisteremo”. Per Scienza, anzi, la vendemmia di quest'anno può servire da scuola per quelle che verranno: “I nostri produttori dovranno essere bravi a fare esperienza e tesoro di questa annata – dice – per iniziare a studiare un modo diverso di fare enologia in Italia”. Quindi per Scienza è tempo di cambiare i modelli vitivinicoli a cui siamo abituati. “Basta assaggiare i vini prodotti negli anni '70 e negli anni '80 per capire quanto siano diversi rispetti a quelli che conosciamo oggi. Ecco – prosegue Scienza – adesso stiamo attraversando una fase storica di cambiamento del modo di fare il vino nel nostro paese”.

Già, perchè Merlot e Cabernet, tra le specie più coltivate in Italia, saranno quelle che pian piano andranno scomparendo, perché poco adatte a resistere a climi estremi come quelli a cui ci stiamo abituando nel nostro paese. “La ricerca sui portainnesti è fondamentale – dice Scienza – A Milano abbiamo già creato delle varietà resistenti a questi climi, ma siamo consapevoli che c'è tanto da fare. Non dobbiamo sottovalutare i segnali che ci sta inviando la Natura e farci trovare impreparati”. Ma soprattutto, per Scienza, bisogna agire anche in vigna: “Intanto bisogna piantare le viti più distnati tra di loro, in modo tale che gli apparati radicali vadano più in profondità e si espandano con più facilità rispetto al normale – dice il professore – poi è tempo di delocalizzare le vigne. I luoghi costieri sono destinati a sparire, a fronte di località collinari e del centro Italia. E poi bisogna fare interventi specifici nel periodo invernale”. Per Scienza l'annata secca di quest'anno cambierà per sempre il modo di fare viticoltura in Italia: “Siamo di fronte ad un passaggio epocale – dice – I vini italiani assomiglieranno sempre di più a quelli dell'Australia o della California, così come i vini del Nord saranno più simili a quelli del Sud. Che ci piaccia o no, i vini del futuro, ma di quello a stretto giro di posta, saranno ben diversi da quelli di oggi. E' un ciclo. Che già è avvenuto e che avverrà di nuovo”.

Meno produzione quest'anno, “ma una cosa comune a tutta l'Europa, Francia e Spagna comprese”, dice Scienza che poi avvisa: “Irrigazioni di soccorso? Adesso è tardi – dice – Le irrigazioni vanno fatte entro luglio. E poi sono costosissime e comunque non tutte le zone si prestano a questi interventi dell'uomo. Poi credo che siano delle forzature, soprattutto fatte in questo momento, visto che la pianta non riesce a metabolizzare l'acqua e sono effetti negativi per la qualità del vino che si andrà a produrre. Perché in cantina poi ci sarebbero problemi di solforosa, carica batterica e livelli di zucchero. Meglio lasciare le cose come stanno. Anche la pioggia, adesso, avrebbe effetti deleteri”.

G.V.