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Scenari

Amarone tra alti e bassi: ed è pioggia di opposizioni per il nuovo disciplinare

05 Luglio 2019
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(Andrea Sartori e Alberto Zenato)

di Emanuele Scarci

Dopo un anno di stop and go, le revisioni dei disciplinari dell'Amarone e del Ripasso sono al rush finale, ritardate soltanto dalle osservazioni che le Famiglie storiche hanno avanzato. 

L'obiettivo del Consorzio della Valpolicella è quello di mettere alcuni paletti sull'avvio in produzione dei vigneti, sul residuo zuccherino e sulla tracciabilità del prodotto. Poi i tagli della resa e della cernita deliberati in giugno dal Consorzio mirano a frenare la produzione e la discesa dei prezzi dei vini della Valpolicella. I nuovi disciplinari sono stati pubblicati sulla gazzetta ufficiale, ma, come vuole la normativa, è ancora possibile apportate modifiche in seguito a osservazioni di terzi. Secondo fonti ministeriali sarebbero già arrivati circa una ventina di ricorsi attraverso cui ci si oppone alle modifiche del disciplinare. Comunque diverranno operativi, indicativamente, entro la fine di luglio. Giusto in tempo per affrontare una vendemmia che promette bene ma, paradossalmente, rischia di aumentare le giacenze e indebolire i prezzi. Le nuove regole introdotte per l'Amarone (al netto delle osservazioni di terzi) prevedono, sostanzialmente, che le uve debbono provenire da vigneti almeno al quarto ciclo vegetativo (prima al terzo), l'appassimento delle uve, la vinificazione, l'invecchiamento e l'imbottigliamento devono realizzarsi nella zona di produzione (ai fini della tracciabilità), si escludono i vigneti di fondo vale torbosi e si riducono i zuccheri residui da 12 a 9 grammi/litro (un Amarone meno dolce).

Le nuove regole per il Ripasso danno tecnicamente un robusto giro di vite ai residui delle vinacce, al titolo alcolometrico volumico e fissano paletti alla resa. Il gran da farsi del Consorzio è motivato, in primis, dal capitombolo del Re della Valpolicella: nel 2018 il giro d’affari dell’Amarone è stato di 334 milioni, -6%, e quello dell’export del -10%. “Nella prima parte del 2019 – anticipa il presidente Andrea Sartori – i dati delle aziende indicano una ripresina delle vendite del 2/3% per Amarone e Ripasso, ma ancora difficoltà per la Valpolicella”. Peraltro dai dati Ismea sui prezzi medi dei vini a Denominazione, emerge che l’Amarone, da gennaio 2018 allo scorso aprile, ha perso circa il 10% del valore per ettolitro. Come la media della Valpolicella. La Valpolicella classico “solo” il 6%.

Lo scorso giugno il Consorzio ha approvato la riduzione per la vendemmia 2019 della resa totale per ettaro (110 quintali, anziché 120) e la riduzione della cernita per la messa a riposo delle uve per la produzione di Amarone e Recioto al 40% (da disciplinare è al 65%), cernita che però può crescere del 5% per le aziende certificate bio. Nel complesso il taglio dovrebbe essere vicino al 10%. Per Sartori: “Si tratta di misure contenitive strategiche per garantire qualità e redditività di una filiera che, negli ultimi 10 anni, ha visto crescere di quasi il 30% la superficie degli impianti. Quanto alle modifiche ai disciplinari, queste in via di approvazione sono solo una parte, altre ne faremo più avanti. Comunque la porta è sempre aperta a tutti i produttori”.

Dal fronte dei produttori “dissenzienti”, le Famiglie Storiche (a cui aderiscono Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre D’Orti, Venturini e Zenato) si dichiarano contrarie al taglio delle quantità: secondo loro, se si punta sulla qualità la domanda cresce e il taglio diventa inutile. Sono alcuni degli argomenti oggetto dei ricorsi presentati al ministero. Per il Ripasso dichiara il presidente Alberto Zenato “proponiamo un virtuoso rapporto volumetrico di uno a uno che garantisca l'efficacia della tecnica del Ripasso nelle vinacce e nel contempo la riduzione delle quantità nonché la tutela dell'identità del vino stesso. Nel contempo è corretto rendere obbligatoria la disposizione (attualmente facoltativa) che prevede l'utilizzo nel procedimento di Ripasso di una percentuale di vino atto a diventare Amarone nella misura del 10%”. 

Sartori replica: “Noi abbiamo previsto un rapporto di 1 a 2, ma non si esclude che i produttori possano adottare il rapporto 1 a 1. Abbiamo dato più flessibilità a un vino che, in questo momento, performa meglio”. Quanto all'Amarone, Zenato propone ” di migliorare i tempi di affinamento del vino portandoli da due a tre anni per l'Amarone e da 3 a 4 anni per l’Amarone Riserva con, in quest'ultimo caso, un riposo in bottiglia di almeno 6 mesi prima della vendita”.Sartori risponde che “questa proposta dei 4 anni per l’Amarone l’abbiamo dibattuta in consiglio, ma non tutti erano d’accordo. Comunque rimane una proposta condivisibile e ne riparleremo nella prossima revisione del disciplinare. Non ci fermiamo qui”.