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Scenari

Arriva la quota da pagare per l’erga omnes Cosa cambia adesso per i vini dell’Etna

13 Gennaio 2019
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Mediamente si calcola un costo di cinque centesimi a bottiglia che ogni produttore dovrà versare nelle casse del consorzio dell’Etna. Previsto un introito nel 2019 di quasi 200 mila euro. Ed é una piccola svolta

Obiettivo quasi 200 mila euro. È questa la cifra stimata dal consorzio Etna Doc che potrebbe introitare grazie all’erga omnes. 

Il consorzio ha ottenuto questo riconoscimento alcuni mesi fa (leggi qui) e adesso tutto entra nella fase operativa. L’erga omnes, per l’appunto, comporta un obbligo per tutti coloro che producono uva o vino con il marchio della denominazione di origine controllata. Le tariffe sono di pochi centesimi di euro per uva al chilo o litro di vino prodotto. Per chi chiude la filiera dall’uva al vino e vuole il marchio Doc Etna si troverà a pagare circa 5 centesimi a bottiglia. E se si considera che sull’Etna al momento si producono 4 milioni di bottiglie, dato destinato ad aumentare con l’entrata in produzione di un bel po’ di nuovi vigneti, il conto è presto fatto e si arriva ai quasi duecentomila euro. Soldi già inseriti alla voce entrate del bilancio del consorzio, anche perché nessuno può consentirsi di non pagare, si rischia di venire estromessi dalla possibilità di produrre vino Doc.


(Antonio Benanti)

La decisione delle tariffe è stata presa dal direttivo del consorzio nell’ultima riunione ed è un provvedimento che segna una svolta. E consente all’Etna di essere associato dal punto di vista organizzativo e normativo ai grandi territori del vino italiano. Il presidente del consorzio Etna Doc Antonio Benanti spiega che questi soldi serviranno per la tutela della denominazione e la sua vigilanza e per la promozione e la valorizzazione del territorio. Se facciamo un rapido calcolo e considerando che sull’Etna mediamente un’azienda produce 50 mila bottiglie all’anno significherà un aggravio di circa 2.500 euro per anno. È probabile che qualcuno storcerà il naso: c’è da attendersi un ri-posizionamento dei prezzi dei vini? Si vedrà. In compenso è stato deciso di abbassare la quota di iscrizione – attualmente sono 140 le aziende iscritte al consorzio ma si può produrre Etna Doc senza farne parte – da 75 a 50 euro a voto. Anche in questo caso l’articolata suddivisione dei voti in base a superficie vigneti, vino prodotto e bottiglie prodotte porta da un minimo di un voto a un massimo di 9 voti che è possibile esprimere per azienda. Il che tradotto in soldoni per chi ha superfici vitate e produzioni di vino rilevanti significa che dovrà sborsare fino a 450 euro all’anno per essere iscritto al consorzio. 

Tra le altre decisioni la conferma della partecipazione al Vinitaly, come lo scorso anno e quindi con le stesse modalità nel padiglione 2, quindi unico territorio siciliano accorpato in unico spazio a comunicare sé stesso e poi una raffica di richieste al ministero delle Politiche agricole per modificare il disciplinare: dal colore del rosato alla possibilità di imbottigliare Etna Doc anche con formati fino ai 18 litri, attualmente il limite massimo è di cinque litri. La parola passa ora a Roma.

C.d.G.