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Scenari

Panzera: Taormina punti sul turismo di lusso. Cibo e vino volàno per lo sviluppo

22 Luglio 2018
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(Ninni Panzera)

Proseguono le nostre interviste a personaggi autorevoli di Taormina. Dopo quella a Stefano Gegnacorsi, direttore del Timeo (leggi questo articolo), oggi è il turno di Ninni Panzera, direttore generale di Taormina arte, che organizza il Film Festival di Taormina.

di Emilio Pintaldi

Cultura e turismo enogastronomico possono rilanciare Taormina e portare anche nei periodi di bassa stagione il turismo di lusso. Lo dice senza mezzi termini Ninni Panzera, direttore generale di Taormina arte, l’organizzazione del Film Festival di Taormina. Panzera è un punto fermo della cultura della provincia. Il cinema rappresenta la sua vita come Taormina che è diventata la sua città d’adozione. Una spina nel cuore: la chiusura della sua saletta Milani a Messina un cineclub dove si proiettavano i film d’autore che difficilmente arrivavano o restavano a lungo nella sale. Adesso al posto del Milani a piazza Duomo c’è una pizzeria. Una chiusura quella della saletta che non ha mai dimenticato realmente. Un lutto. Forse per questo per il film festival ha alzato le barricate. Alle sue spalle 32 delle 64 edizioni del Taormina film festival. Le ultime in particolare condite da sacrifici, polemiche, tagli ai contributi finanziari, ricorsi alla giustizia amministrativa. Vanta amicizie personali con personaggi del cinema e dello spettacolo come il regista Tornatore ma resta una persona semplice. Quando si parla del festival si accende…  

Cosa resta del Taormina film festival?
“Resta l’impianto generale. La cosa fondamentale è che anche quest’anno sia stata garantita la manifestazione. Non si fermerà una macchina che, in caso contrario, sarebbe stato difficile rimettere in moto. Invece non si perderanno i contributi regionali. Il risultato è eccellente se proporzionato e rapportato ai tempi lasciati all’organizzazione per allestire tutto. Tempi davvero stretti. Adesso possiamo ragionare in maniera più ragionevole. Ho preso le redini nell’'87 e oggi siamo vicini alla sessantacinquesima edizione”.

Cosa le manca delle edizioni dei fasti?
“Non parlerei di edizioni dei fasti. Diciamo che c’era una direzione artistica chiara, precisa. Si poteva contare su una rappresentatività di Taormina arte più spiccata. Facevamo tutto in house. La parte artistica era il suggello di chi doveva dare indicazioni. C’era una responsabilità organizzativa scissa da quella artistica. Un paio di anni fa la crisi economica ha falcidiato le risorse economiche. Solo da un anno siamo riusciti ad ottenere un contributo. Speriamo che nel futuro si possa tornare a qualcosa di più importante”.

Qual è il futuro di Taormina: perla dello Ionio e regina del turismo siciliano?
“Questa è una domanda interessante e difficile. Personalmente credo che la nuova amministrazione voglia dare un taglio chiaro sul ripristino di alcune caratteristiche estetiche che negli ultimi decenni si erano perse. Taormina era nota la sua bellezza straordinaria. Per la sua eleganza”.

Su cosa investirebbe per portare turismo di lusso?
“Sul turismo culturale. Quello che ha assicurato sostanza e densità turistica. Tornerei a puntare sul turismo di qualità abbinando eventi significativi. Ci vogliono risorse economiche. Ma non bastano. E’ necessario un tempo di programmazione. Basta incertezze. Bisogna avere una capacità minima di programmazione: biennale o triennale”.

I turisti, quelli davvero ricchi vengono a Taormina? O arrivano solo i turisti del mordi e fuggi?
“A Taormina arriva il turismo importante. Non c’è dubbio. Questo perché negli alberghi ci sono indici di occupazione altissimi. Timeo, Atlantis, Nh, Metropole sono tutti alberghi a cinque stelle che hanno indici di occupazione molto elevati. L’importante è fare uscire dagli alberghi queste persone dando loro occasioni per giustificare la loro uscita dalle stanze”.

Il settore enogastronomico può tirare in questo senso?
“Certamente si. A Taormina nei periodi di bassa stagione bisogna puntare su nicchie di mercato iperspecializzate. Come l’enogastronomia. Il buon cibo e il buon vino, tirano tanto. E allora bisogna investire e organizzare qualcosa di veramente valido. Questo può garantire sicuramente dei flussi turistici imponenti”.