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Vini e territori

La riscoperta in Irpinia della Ravece: ad Olio Colato tutti i segreti di questa oliva

02 Novembre 2018
Raccolta_olive Raccolta_olive

di Fabiola Pulieri, Flumeri (Av)

A Flumeri, in provincia di Avellino, la raccolta delle olive è iniziata già da alcuni giorni, quasi in concomitanza con l'evento dedicato all'olio che ha celebrato l'importanza di questo prodotto così illustre, coltivato da sempre in questa zona così vocata. 

L'evento “Olio Colato” che si è tenuto a Flumeri (Av) lo scorso fine settimana, è stata l'occasione per conoscere meglio il territorio campano dell'Irpinia e Valle dell'Ufita in cui l'olivo è sempre stato considerato, sin dai tempi delle antiche colonizzazioni greche, pianta sacra e parte integrante del paesaggio campano. Si contano ad oggi più di cento cultivar locali tra le quali, nell'avellinese, spicca la Ravece che con il suo carattere deciso e definito è sicuramente da considerare quella più rappresentativa della zona irpina. L’Irpinia è una regione geografica particolarmente adatta alla produzione di olio di oliva di grande qualità, soprattutto nella zona centrale collinare. Le colline infatti, ricche di sedimenti vulcanici, in combinazione con un terreno argilloso calcareo e il clima più freddo rispetto al resto del sud Italia, data l'altezza di 400-500 metri sul livello del mare, rendono la regione perfettamente adatta alla particolare varietà di olive locali.

Purtroppo la natura e la storia di questi luoghi raccontano alterne vicende di terremoti, rinascite, industrializzazione, difficoltà e tenacia nel riappropriarsi della terra e dei suoi frutti e oggi, considerando l'avvicendamento produttivo che ha caratterizzato questi ultimi 30 anni, molte sono le aziende che stanno prendendo vita e molte quelle già esistenti che stanno ricominciando. Grazie al progetto di promozione e marketing territoriale del Comune di Flumeri, alla sua amministrazione comunale e ad altre realtà associative come Slow Food, nell'ultimo weekend di ottobre è stato possibile scoprire e assaporare le eccellenze agroalimentari di questo territorio così vasto e in evidente fase di crescita, che mostra forte volontà di rinascita e di affermazione. Già dalle visite guidate attraverso uliveti e frantoi appare chiara la giovane età di alcune aziende olivicole e di alcune coltivazioni, ma appare altrettanto chiara la voglia di riuscire ad ottenere  prodotti di qualità e concentrare l'attenzione verso un rinnovamento ben definito e proteso al raggiungimento di obiettivi molto alti, almeno quanto quelli raggiunti nel settore vitivinicolo.

Molti produttori irpini realizzano essenzialmente due tipologie di olio: monocultivar (Ravece) e blend (Ravece, Marinese, Frantoio, Leccino, Ogliarola ecc…) tutto ciò derivante dall'aver piantato in passato varietà diverse ed eterogenee, nello stesso fazzoletto di terra, provenienti da tutta Italia. Ovviamente l'intensificazione delle aree di produzione si sta concentrando sul primo tipo di olio, prodotto con olive di varietà autoctona Ravece, che risulta essere fruttato, piccante e piacevole, apprezzato all'estero e soprattutto da chi ama i gusti decisi e forti e gli oli con un sapore ben definito. La qualità dell'olio prodotto da queste olive, utilizzate anche per il consumo da tavola, è tale da aver attirato l'attenzione dell'Unione Europea, che nel 2010 ha conferito il marchio Dop. Le olive sono tradizionalmente raccolte battendo i rami con scuotitori meccanici o rastrelli di legno, in modo da provocare il distacco dei frutti che, dopo essere caduti sulle reti poste alle radici degli alberi, vengono raccolti. Per il suo gusto unico e per le sue particolari caratteristiche organolettiche l'olio proveniente dalla cultivar Ravece può essere considerato il “Taurasi” degli olii campani.

Il blend di molteplici varietà invece è il più diffuso, quello che incontra il gradimento di tutti, soprattutto dei bambini, quello che piace ma non colpisce, quello che non è né buono né cattivo, è semplicemente un olio. Conseguenza quest'ultimo di un “non criterio” di coltivazione utilizzato in passato quando l'olio dell'Irpinia veniva considerato olio di categoria inferiore, da usare come olio lampante e non commestibile e, per obbedire alle richieste puramente commerciali di una resa elevata, sono state piantate varietà di ogni tipo provenienti anche da altre regioni italiane e non autoctone. Proprio per migliorare e approfondire la conoscenza e la cultura delle varietà di olio presenti nel territorio unite alle varietà di frumento e grani antichi, durante la manifestazione Olio Colato, in collaborazione con Slow Food, si è tenuto un laboratorio finalizzato all'assaggio guidato di sei tipi di olio differenti per svelare le cultivar irpine e un secondo laboratorio dedicato alla filiera cerealicola. All'interno della manifestazione anche un interessante convegno sul tema “Ruralità, identità e sviluppo” moderato da Marco Oreggia, che ha evidenziato la necessità di fare sistema e unire le forze per migliorare e migliorarsi tutti insieme, produttori, amministratori e consumatori, affinché il territorio dell'Irpinia, partendo da Flumeri e dintorni, si sviluppi velocemente e con operatività mirata come è già avvenuto con il vino. 


(Paolo Barrale e Luciano Pignataro)

La promozione del territorio e dell'olio Ravece passa anche attraverso gli chef come Paolo Barrale, siciliano di nascita e irpino di adozione, stellato, del ristorante Marennà di Sorbo Serpico che ha realizzato, durante un cooking show presentato dal giornalista Luciano Pignataro, due piatti in degustazione che hanno esaltato il gusto della pregiata cultivar irpina: riso caprese e manzo all'olio.

Il primo piatto: riso carnaroli cotto in acqua di vegetazione del pomodoro (piccadilly e pomodoro a grappolo) mantecato al succo di mozzarella di bufala, con polvere di pomodoro essiccato e olio extravergine di oliva irpina Colline dell'Ufita Dop (Ravece) e basilico;

il secondo piatto: tartare di manzo con maionese di brodo ristretto di carne, mollica di pane, capperi e acciughe  e olio extravergine di oliva irpina Colline dell'Ufita Dop (Ravece).

La manifestazione si è conclusa con una “Camminata tra gli olivi”, una iniziativa promossa in tutta Italia da “Le città dell'olio” che giunta alla sua seconda edizione si è svolta in contemporanea in 123 città italiane dell'olio. Una proposta accolta con piacere da tanti curiosi e tanti abitanti che è stata occasione per ristabilire un legame antico e vero tra i cittadini e la terra di appartenenza attraverso la riscoperta di un territorio ricco di ulivi ma anche di uomini che ne custodiscono tradizioni e valori.