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Vinitaly 2019

Fare il vignaiolo non conviene: “Coltivare di meno è una scelta economica, non ecologica”

09 Aprile 2019
Vignaioli_Vite Vignaioli_Vite


(Alessandro Dettori, Valentino Di Benedetto, Francesco De Franco, Stefano Amerighi e Corrado Dottori)

di Annalucia Galeone

“Economie del vino dei vignaioli. Dalla crescita infinita alla tutela del valore sociale e ambientale” è il titolo del dibattito organizzato dall'associazione Vignaioli e Territorio in partnership con Vinitaly. 

Sono intervenuti raccontando le proprie esperienze personali e professionali Alessandro Dettori dalla Sardegna, Stefano Amerighi dalla Toscana, Francesco De Franco dalla Calabria, Valentino Di Benedetto dalla Puglia e Corrado Dottori dalle Marche. Ha moderato Fabrizio Carrera, giornalista e direttore di Cronache di Gusto. “Non esiste una programmazione economica a lungo termine, noi vignaioli tiriamo a campare – denuncia Alessandro Dettori – Il trend della superficie vitata italiana è negativo, nel 2000 erano 792 mila ettari, nel 2003 sono diventati 764 mila, nel 2017 addirittura 652 mila. Il numero diminuisce perché non c'è redditività, si chiude in perdita. La scelta di coltivare meno è economica non ecologica, aumentano gli ettari fantasma. La produzione media nostrana degli ultimi tre anni si aggira sui 49 milioni di ettolitri. Quanto vale nell'export il prezzo medio a litro? Il vino americano è venduto a 7,19 dollari al litro, in Nuova Zelanda a 5,85 dollari, in Francia a 5,84 dollari, in Australia a 4,18 dollari, in Argentina a 3,96 dollari, in Italia a 3,95 dollari. Il fatturato del comparto vino made in Italy vale 11,3 miliardi, lo sfuso rappresenta il 50% della produzione, il prezzo medio è 2,20 euro al litro mentre il costo delle uve oscilla tra 0,25 a 0,50 centesimi. Non è redditizio avere un vigneto con questi prezzi, è impossibile parlare di sostenibilità, occorre ricorrere ai diserbanti e a tante altre schifezze il cui uso costa 6 euro all'ettaro. Basterebbe dimezzare gli ettari per avere sostenibilità ambientale e ridurre l'impatto chimico”.

Stefano Amerighi è figlio di contadini, produce 40 mila bottiglie. “Il mio progetto è partito nel 2001, nasce da una grande passione – racconta – Non avere un passato produttivo mi ha aiutato a ragionare senza fardelli, a instaurare rapporti umani e creare una socialità differente scontrandomi con le regole del business plan”. Francesco De Franco è un architetto. Per 12 anni ha vissuto a San Marino, ha abbandonato tutto investendo i propri risparmi nel Cirò. “La mia vita era condizionata dalla velocità di circolazione del denaro, ero schiavo del tempo, il tempo era denaro. Ho dimostrato che un altro modello di vita è possibile ritornando a casa, producendo vino e creando una rete tra produttori e agricoltori sul territorio”.

Valentino Di Benedetto titolare dell'azienda Archetipo è un agronomo, pratica l'agricoltura sinergica ottenendo una concentrazione di humus con l'8% in più. “Siamo circondati da deserti artificialmente verdi. Le piante devono alimentarsi di humus, quando è allo 0 % c'è il deserto. L'arretratezza del sud può diventare un vantaggio”. E' in corso la procedura per ottenere il riconoscimento dell'humus come patrimonio dell'umanità.