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Vino della settimana

Vino della settimana: Tinchitè 2013 di Feudo Arancio

04 Ottobre 2014
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Grillo IGT Terre Siciliane.

Non è stato il primo e non sarà l’ultimo il Gruppo Mezzacorona che dal Trentino, forte di ben 1.600 soci, è sbarcato in Sicilia ad acquistare terreni e costruire cantine. La sua presenza nell’Isola risale al 2001 quando acquistò a Sambuca 240 ettari in prevalenza di vigneti. Erano vigneti concepiti per fare quantità e vendere il mosto o il vino per tagliare quelli anemici del nord o dell’estero.
 
Pertanto la prima operazione fu di estirpare tutto e cominciare da capo, impiantando autoctoni ed internazionali nelle zone più adatte e costruendo la nuova cantina. Nel frattempo i trentini acquistarono altri 450 ettari ad Acate, in contrada Torrevecchia, dove la situazione dei vigneti era più moderna, anche se gli interventi furono lo stesso massicci.

Oggi sotto la guida di Luca Rigotti, presidente di Mezzacorona, di Fabio Rizzoli, a.d. di  Feudo Arancio, di Fabio Maccari, direttore generale del Gruppo, un ingegnere nucleare che è passato dagli atomi agli acini, Feudo Arancio produce 3, 5 milioni di bottiglie suddivise in 7 etichette monovarietali per l’Ho.Re.Ca., altrettante con la linea Stemmari nella GDO e altre 5 nelle Selezioni che costituiscono il top di gamma. Tra queste ultime si trova il nostro Tinchitè un vino giovanissimo e moderno per finalità e peculiarità.


da sinistra Fabio Rizzoli, Luca  Rigotti e Fabio Maccari

Tinchitè, al primo anno di produzione, è un monovarietale di Grillo ottenuto come blend di uve provenienti dalle due zone per arricchire il profilo aromatico e la struttura. Infatti se da un lato la vicinanza al mare, i terreni sciolti e caldi dei vigneti coltivati presso l’azienda di Acate permettono di ottenere vini più fruttati e fragranti, dall’altro, i terreni più argillosi e fertili dell’agrigentino conferiscono alle uve più concentrazione, ricchezza e volume. Maurizio Maurizi guida il team di enologi in Sicilia.

Le uve sono raccolte tra la metà e la fine di agosto, diraspa-pigiate, sottoposte a spremitura soffice e successiva vinificazione in bianco dei mosti con fermentazione alcolica condotta da lieviti selezionati alla temperatura di 16-18°C per la durata di circa 8 giorni. La bassa temperatura di fermentazione preserva nel vino questa naturale vivacità conservando una parte dell’anidride carbonica naturale. Conclusa la fermentazione il vino viene raffreddato e tenuto a meno di 5° perchè lo scopo è mantenere la vivacità ed ottenere un vino mosso quasi frizzante. A fine febbraio dopo una filtrazione tangenziale per preservare al massimo le caratteristiche ed un’aggiunta di pochissimi solfiti, va in bottiglia. L’imbottigliamento, per ridurre molto i costi, avviene a Mezzocorona anche perchè oltre l’80% della produzione va all’estero.

Versato nel calice sembrerebbe un vino frizzante dal colore giallo paglierino classico ma è una carbonatica che cerca presto di andar via. Al naso dopo un’entrata vegetale di fieno arriva un carico di frutta esotica: mango, papaya, ananas e uno spiccato sentore di scorza di limone accompagnata da note minerali quasi gessose. E’ un olfatto ricco, possente, elegante con profumi intensi ed accattivanti. Al palato il frizzantino tende a svanire nel tempo e si manifesta un grande equilibrio di acidità, mineralità e fragranza. Perfettamente franco e con profumi che permangono molto a lungo. Anche qui di grande intensità ed armonia. Il grado alcolico è di soli 12°. Un vino giovane, di non grandi pretese, di facile approccio che però dà forti sensazioni e gioiosità. Era l’obiettivo che la cantina voleva raggiungere e che ha ottenuto in pieno.
 
Vino da aperitivo, da abbinare a crostacei e ad ostriche, ad un fritto di calamari, ad una pizza margherita, per rendere piacevole un petto di pollo alla piastra. Questo riuscito primo esperimento si è manifestato con oltre 30.000 bottiglie che trovate in enoteca a 9 euro.

Feudo Arancio
C.da Portella Misilbesi
Sambuca di Sicilia (Ag)
tel. 0925 579000
visite@feudoarancio.it
www.feudoarancio.it

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di Gianni Paternò

Rubrica a cura di  Salvo Giusino