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Vino della settimana

Vino della settimana: Arcuria Etna rosso DOC di Calcagno

04 Maggio 2013
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Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio al 10%.

Si potrebbe pensare che per fare del buon vino, per avere un'azienda affermata si debba avere un nome altisonante o addirittura avere una tradizione ultra centenaria alle spalle e magari, meglio, un titolo nobiliare da vantare con tanto di stemma sul portale di una casa almeno dell'ottocento. A parte il fatto che la Repubblica ha abolito i titoli nobiliari, nulla è più errato. Tante aziende sono nate col duro lavoro di una famiglia che con sacrifici e i calli nelle mani è riuscita ad acquistare pochi ettari di vigneto che hanno curato con tanto amore vite per vite ben consapevoli di quante rinunce ed alzatacce ci fossero dietro a quel grappolo.
 
Un esempio di quanto abbiamo detto è la famiglia Calcagno dove nel 1923 il bisnonno con tante privazioni e col duro lavoro di agricoltore che lavorava anche a giornata riuscì a comprare un vigneto di soli 3 ettari nelle contrade Arcuria e Feudo di Mezzo, nel versante nord dell'Etna in territorio di Castiglione di Sicilia, nella piccola frazione di Passopisciaro, poche case ed una strada statale che unisce l'Etna alle Madonie, dove ogni tanto passava qualche sbuffante auto. Si vendeva il vino sfuso da vigne ad alberello in terreni che dovevano anche essere terrazzati a mano con muretti a secco di pietra lavica. Arriviamo così al 2006 quando Vincenzo si ritira e lascia l'azienda ai figli Franco e Gianni che avendo una visione aziendale più moderna ed efficace decidono che non si può più continuare a vendere solo vino sfuso che andava ad arricchire altri e che pertanto si deve imbottigliare.

I due fratelli non possono far campare due famiglie con soli 3 ha e quindi hanno altre occupazioni. Il cuore ed il sentimento sono però in quelle poche viti, in quella terra nera infuocata dal sole che la notte si raffresca e che dà uve generose e vini d'eccellenza. Oggi sono 10.000 bottiglie con tre IGT, bianco, rosato e rosso ed un DOC, Arcuria, che prende il nome dal terreno, con 3.500 bottiglie, mercato italiano con presenze anche all'estero. La conduzione più che tradizionale è quasi naturale, concimazioni con stallatico, zolfo e rame e solamente in casi eccezionali si ricorre alla chimica. Per il bianco comprano le uve di Carricante e dalla prossima annata tutti i vini saranno in DOC.
 
I fratelli Calcagno non hanno una  propria cantina e da qualche anno portano le uve da Calabretta dove però continuano personalmente a seguire e decidere tutte le fasi della vinificazione con la consulenza di Alessandro Biancolin.
 
L'Arcuria 2010 che degustiamo viene da viti in maggior parte di 70-90 anni coltivate a quote di 650 m in quella che più volte abbiamo definito come la Napa Valley isolana. Raccolta chiaramente a mano e uve che macerano per 8-10 giorni e fermentano con lieviti selezionati. Finita la malolattica 18 mesi di barriques miste e dopo una leggera filtrazione, ma senza stabilizzazione, in bottiglia per circa 5 mesi.

Nel calice un colore non particolarmente brillante tra il rubino e il granato. Al naso inizialmente è un tantino chiuso, necessita di una buona ossigenazione per poi esprimersi piacevolmente con note speziate, balsamiche e vegetali, di rosmarino, di prugna e mele cotogne. In bocca buon equilibrio acido-tannico, gusto pieno ed armonico ed un retrogusto con un pizzico di amaro e la fragranza che insegue a lungo. Un ottimo vino dell'Etna.
 
Da abbinare ad una pasta alla norma, a carne ai ferri, a due uova fritte ad occhio e si esalta col salmone fresco alla griglia. Il costo in enoteca 18 euro.

Azienda Calcagno
Via Regina Margherita 157
95012 Castiglione di Sicilia (Ct)
tel. 338 7772780
www.vinicalcagno.it

Recensioni
di Giovanni Paternò

Rubrica a cura di  Salvo Giusino