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Vino della settimana

Vino della settimana – Barolo Docg Liste 2014 di Borgogno

26 Gennaio 2019
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di Federico Latteri

Una storia che inizia tanti anni fa, nel 1761 per l'esattezza. 

E' l'anno in cui Bartolomeo Borgogno fonda la cantina. Un luogo magico, affascinante e oggi simbolo del vino italiano, con vigneti, poco più di trenta ettari, che si estendono tra Barolo, Alba e Monleale. Borgogno nella sua storia ultra centenaria, può vantare diversi record e successi. Dall'essere stato il vino con cui venne sigillato il patto per l'Unità d'Italia nel 1861 fino ad essere servito come vino ufficiale nel pranzo in onore dello Zar di tutte le Russie, Nicola II Romanov in visita al castello di Racconigi nel 1908. Poco dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, Cesare Borgogno assume la direzione della cantina. Sarà lui l'uomo della svolta per questa azienda che conquisterà prestigio internazionale.

Cesare, infatti, inizia a vendere vini all'estero, concentrandosi principalmente in Argentina, Stati Uniti e Europa. Ma soprattutto decide di fare una cosa che all'epoca venne considerata pura follia: stipare metà della produzione in cantina per venderla solo dopo 20 anni. Il successo di Borgogno non passa inosservato. Tanto che nel 1955 l’Institute des Appellations d’Origines francese intenta causa a Borgogno, con l’accusa di aver copiato il nome alla regione Borgogna. Nel 1967 l’azienda assume il nome di “Giacomo Borgogno & Figli”. L'anno dopo muore Cesare e il timone del comando passa alla nipote Ida e al futuro marito Franco Boschis. Nel 1972 si torna a parlare di Borgogno a livello di record. Una bottiglia di Barolo del 1886, infatti, viene venduta all'asta a 530 milalire, una cifra “monstre” per quel tempo. Nel 1984 iniziano a lavorare in cantina i figli di Ida e Franco, Cesare e Giorgio Boschis. Nel 2008 la cantina passa in mano alla famiglia Farinetti, che fa un patto con i vecchi proprietari, una nuova filosofia: non cambiare nulla, rimanendo classici e tradizionalisti.

Andrea Farinetti assume la conduzione dell’azienda nel 2010 dopo aver terminato gli studi alla scuola Enologica di Alba, ereditando il testimone della famiglia Boschis. La cantina subisce un importante intervento di riqualificazione: l'edificio viene ristrutturato, ma viene riportato alle sue sembianze storiche. Sei anni fa, nel 2013, si sceglie una “nuova” filosofia produttiva: secondo la vera tradizione di Langa, Borgogno ricomincia a utilizzare solo cemento per le fermentazioni dei vini. Quattro anni fa, invece, due grandi cambiamenti: la conversione al biologico e l’acquisto di 3 ettari nel tortonese per la produzione di Timorasso a Monleale che scatenano qualche critica. Nel 2016 una grande ristrutturazione delle cantine storiche riporta alla luce le più vecchie vasche in cemento e consente il ripristino di alcune aree di lavorazione. Inoltre 11 ettari in una delle posizioni più belle delle Langhe, Madonna di Como, vanno aggiungersi ai 20 ettari aziendali. Oggi le bottiglie prodotte di Borgogno sono circa 110 mila.

Degustiamo il Barolo Docg Liste 2014, un vino che riesce a mostrare il valore del cru da cui proviene anche in annate complicate come questa. Liste è caratterizzato da un suolo di marne calcareo argillose ricco di macro e micro elementi che permettono di ottenere prodotti di grande complessità e longevità. La porzione di proprietà di Borgogno è esposta a sud e sud-est e si estende per 6,75 ettari ad un’altitudine compresa tra 270 e 330 metri sul livello del mare. Le uve vengono vendemmiate durante la prima metà di ottobre. La fermentazione non prevede aggiunta di lieviti e ha la durata di circa 12 giorni con successiva macerazione a cappello sommerso a 29 gradi per un periodo variabile da 40 a 60 giorni. La malolattica ha luogo dopo la svinatura e si protrae per due settimane alla temperatura di 22 gradi. Il vino matura per 4 anni in botti di rovere di Slavonia e, successivamente, affina in bottiglia per 6 mesi. Nel calice offre un colore rosso granato scarico. Al naso è leggermente austero, elegante e complesso con note floreali, spezie orientali, sentori di radici e una punta balsamica. Il sorso è fresco, pieno, di buon corpo, con tannini robusti che il tempo levigherà per far si che si raggiunga un equilibrio ancora maggiore. Lunga la persistenza. Molto giovane, evolverà per anni. Da abbinare a grandi piatti a base di carne, stracotti, bolliti, ma anche a formaggi stagionati. 

Rubrica a cura di Salvo Giusino

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