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Vino della settimana

Vino della settimana: Concerto 2014 di Medici Ermete

06 Febbraio 2016
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Lambrusco frizzante secco, Reggiano Doc

di Gianni Paternò

Remigio Medici già dalla fine dell’Ottocento possedeva 3 osterie a Parma e nelle osterie si beveva tanto vino. Era un periodo dove la “bevanda di Bacco” era il risultato della pigiatura con i piedi dei grappoli interi, prodotti in quantità, senza alcuna selezione e qualità. Remigio comprese che gli conveniva farsi il vino e non acquistarlo per cui a Gaida, a metà strada tra Parma e Reggio Emilia costruì una piccola cantina che utilizzava comprando le uve. Il figlio Ermete negli anni ‘70 incrementa la produzione, soprattutto la commercializzazione, estendendola al di fuori dei confini locali. La vera svolta dei Medici si ha con i nipoti Valter e Giorgio che cominciano ad acquistare vigneti e terreni per produrre in proprio e a vendere anche all’estero: Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti.


(Giorgio Medici) 

Agni inizi degli anni ‘80 si rivoluziona l’azienda, si estirpano i vigneti fin allora a vite maritata, che cresce enorme abbarbicata su altre piante e a sistema Bellussi, una specie di pergola a raggiera con sole 1.000 piante per ettaro, entrambe destinate a produrre tanto, e si impiantano nuove viti a cordone speronato, atte ad una minor produzione, dei Lambrusco Salamino, Marani, Grasparossa, Malvasia di Candia e poca Ancellotta. Era un periodo in cui il Lambrusco era considerato solamente un vino frizzante beverino, economico, di massa. I Medici invece lo fanno diventare un vino di qualità, risultato di produzioni di 100 quintali per ettaro, quando il disciplinare Doc permetterebbe anche 180, di un’accurata attenzione ai vigneti e anche dell’introduzione dei cru per cui ogni vino esprime le caratteristiche del proprio vigneto.


(Una fase dell'imbottigliamento)

Oggi l’azienda guidata da Giorgio possiede 75 ettari suddivisi in appezzamenti, allevati secondo i principi di un’agricoltura sostenibile, esporta oltre il 70% della produzione in 70 nazioni, ha acquisito un’azienda nei colli di Imola: Poggio Pollino con Sangiovese di Romagna ed un’altra nei colli Piacentini, Castelli del Duca con Bonarda, Barbera e Gutturnio. Produce 800 mila bottiglie con i vini propri a cui se ne aggiungono altre 10 milioni da mosto e vino acquistati con cui si rifornisce la grande distribuzione anche estera. Giorgio, che dirige il tutto corroborato dalla sua formazione ed attività di enologo, è coadiuvato dal figlio Alberto, dal nipote Pierluigi e dall’enologo in house Otello Venturelli. Vendita e degustazioni nei sotterranei della vecchia cantina.


(Tenuta Rampata)

Abbiamo l’opportunità di degustare il Concerto, il loro primo e più antico cru, che deriva da 20 ettari di Lambrusco Salamino, la varietà più strutturata e fruttata, nella tenuta Rampata a Montecchio Emilia con terreni argillosi ricchi della ghiaia del fiume Enza, affluente del Po, nei cui casali insiste un’acetaia, con la prima batteria risalente al 1906, dove si produce il balsamico tradizionale da quel poco di Trebbiano di loro produzione. Vendemmia a mano selezionando alla pianta i grappoli integri e migliori, i rimanenti sono poi raccolti meccanicamente ed andranno in altre etichette. Trasporto in cassoni, diraspatura, pigiatura, macerazione con le bucce a temperatura bassa per 5/6 giorni con rimontaggi e intensa estrazione di tannini e polifenoli. La fermentazione, molto lenta a temperatura di 14/15°, avviene direttamente in autoclave con propri lieviti, ricavati sulle bucce e sviluppati con la collaborazione dell’università di Piacenza. Raggiunta una pressione di 2,4 atmosfere, 9 grammi di zuccheri residui, come uno spumante brut ed un’acidità di 8 grammi per litro si fa la stabilizzazione tartarica a freddo. Solfiti aggiunti solamente all’imbottigliamento per un totale bassissimo di 60/70 milligrammi. Non meno di un mese in bottiglia.

Versato nel calice il colore è rosso granato impenetrabile con vivaci riflessi e spuma viola-porpora.  Al naso sensazioni piacevoli di frutti rossi, specie lamponi, qualcosa di vegetale, discretamente intenso. Il meglio al palato: è secco, affatto amabile, bell’equilibrio acido-tannico, buona struttura, fruttato, un finale addirittura con sfumatura amarognola, insomma un Lambrusco che non ti aspetti.

Sposo perfetto della cucina emiliana ormai diffusa in tutto il mondo, dei salumi specie la mortadella, pulisce con soddisfazione la bocca che ha goduto di piatti grassi. Sono 150 mila bottiglie che trovate allo scaffale ad 8 euro.
 
 

Rubrica a cura di Salvo Giusino

Medici Ermete & figli

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