Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Vino della settimana

Vino della settimana: Dalila, Grillo e Viognier di Feudo Arancio

02 Luglio 2012
dalila dalila

Viognier. Un vitigno di antica origine francese, come fa intendere la parola, che tra alterne fortune dall'alta valle del Rodano si è diffuso recentemente nel sud transalpino, in California, in Australia e in molte regioni italiane.

E siccome è un vitigno che resiste bene ai climi siccitosi, è stato introdotto con ottimi risultati in Sicilia ove viene utilizzato in purezza ed in blend. E' diventato un vitigno che ha trovato nell'isola condizioni ideali per crescere bene e dare ottime uve e quindi buoni vini.
 
Chi difende gli autoctoni senza se e senza ma storce il naso, chi accetta con favore viti di altre provenienze, purchè introdotte in territori dove possano giovarsi delle migliori condizioni pedoclimatiche, li apprezza con favore.
Poichè nel mondo per fortuna c'è posto per gli uni e per gli altri noi oggi parleremo di un blend di Grillo e Viognier. Del grillo abbiamo già detto A QUESTO LINK e per non ripeterci passiamo direttamente alla recensione di Dalila, Igt Sicilia 2010 di Feudo Arancio.
 
I vigneti e la cantina si trovano a Santa Margherita Belice e in totale con quelli di Acate nel ragusano sono ben 700 gli ettari. Feudo Arancio fa parte del gruppo Mezzacorona, colosso della cooperazione enoica nel Trentino. Letizia Russo, responsabile di Feudo Arancio e l'enologo Maurizio Maurizi ce lo raccontano.
 
Il Dalila prende il nome da un vecchio sonetto siciliano, le cui parole e lo spartito sono in evidenza nell'etichetta. Il Grillo è all'80% ed è stato aggiunto il Viognier per dare più complessità. L'uva è raccolta a completa maturazione: a fine agosto il grillo, nella seconda metà di settembre il viognier.
Vinificano differentemente: in acciaio il Grillo con pressatura in totale riparo d'aria, fermentazione di 10 giorni a 18°, maturazione per 5 mesi sui lieviti. Il viognier invece fermenta ed affina per 8 mesi sui lieviti in barriques, con continui batonnages facendo la fermentazione malolattica dove l'acido malico, più aspro, si trasforma in acido lattico che dà al vino maggior morbidezza. Poi si sposano e insieme trascorrono altri 4 mesi in acciaio e 4 in bottiglia.

Il colore è giallo paglierino e al naso si rivela un vino che non ti aspettavi. La frutta e specialmente i fiori non predominano, non sono esplosivi. La sensazione è di morbidezza, di equilibrio, cominciano a notarsi l'acacia, l'albicocca, la frutta esotica, la pesca, gli agrumi ma sempre delicatamente ed in unione con sensazioni erbacee, minerali, di pietra focaia.
Questa sensazione di morbidezza, quasi di calore nonostante i 13° non eccessivi si ritrova nell'assaggio. L'acidità non è spiccata e i sentori avvertiti si ritrovano tutti, inglobati da una corposità evidente e da una struttura ampia ed avvolgente. Si avverte una piacevole mandorla amara che ritroviamo nel finale che lentamente degrada. Un vino quasi invernale che si  gusta anche in salotto magari seduti davanti al camino.
 
A tavola si apprezza con una morbida sogliola alla mugnaia e su un antipasto di prosciutto e melone.
Lo troviamo in 20.000 esemplari a 11 euro.

Feudo Arancio
C.da Portella Misilbesi
Sambuca di Sicilia (Ag)
tel. 0925 579000
www. feudoarancio.it

Recensioni
di Giovanni Paternò

Rubrica a cura di  Salvo Giusino