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La guida

Le nuove Stelle Michelin secondo noi: nuovi tristellati a Milano?

05 Novembre 2019
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di Michele Pizzillo

Proviamo a fare da megafono alle dicerie della vigilia circa i nomi dei nuovi stellati che saranno presentati mercoledì 6 novembre, nel Teatro Municipale di Piacenza, terza volta che la Michelin sceglie l’Emilia per la tanta attesa presentazione della sua mitica Guida. 

Avventurarsi nel fare i nomi delle nuove stelle che brilleranno nel cielo della ristorazione italiana è, diciamo con tutta onestà, un po' pericoloso nel senso che si rischia di fare delle segnalazioni a casaccio. Se restringiamo il campo alle tre stelle, beh, si può anche azzeccare la previsione, come ci è capitato due anni fa con il St. Hubertus di San Cassiano, regno di Norbert Niederkofler che qualche giorno prima avevamo incontrato a Milano e ancora ignorava che sarebbe diventato tristellato.Ma noi scrivemmo che sarebbe entro dell’Olimpo. Proviamo, con la speranza di imbroccare almeno qualche nome. Partiamo da Milano, ormai città dell’accoglienza per antonomasia oltre che riconosciuta come una delle capitali della gastronomia. Bene. A Milano, gli ispettori della Rossa non hanno ancora trovato un ristorante a cui assegnare le tre stelle. Siamo convinti che con l’edizione 2020, la “vacanza del senza” sarà definitivamente chiusa. Azzardiamo anche il nome del nuovo tristellato milanese? Ma sì. E partiamo da Seta by Antonio Guida, il ristorante annesso all’Hotel Mandarin Oriental, che per i gourmet più raffinati, è quello dove si mangia meglio sotto la Madonnina. E, poi, basta leggere la scheda dell’edizione 2019, per crederci che la nostra previsione possa essere possibile. Antonio Guida è un professionista serio, non scalpita per apparire anzi, potremmo dire che scalpita per non farsi notare. E se ha già percepito qualcosa, non dirà niente sino al momento in cui potrebbe essere chiamato sul palco del Teatro Municipale di Piacenza.

Altra scheda dell’edizione scorsa molto entusiasta è quella riservata al Vun di Andrea Aprea dell’Hotel Park Hyatt, sempre di Milano. Anche Aprea è uno chef molto “contenuto”, nel senso che si mantiene sempre in disparte, eppure viene da una terra, la Campania, dove è quasi difficile trovare persone che al momento giusto non sappiano coinvolgere in un’allegra baldoria tutte le persone che hanno a portata di mano. Andrea, invece, è sempre distaccato e comunque con la proverbiale affabilità napoletana.

Cronache di Gusto ha scritto: “Da quando Sergio Lovrinovich è il curatore della Guida più importante d’Italia, quella che ancora oggi può cambiare i destini di uno chef e di un ristorante, l’attenzione verso i ristoranti degli hotel è alta. È probabile che tutto questo parta dalla considerazione che solo un’impresa ben organizzata, che abbia le spalle larghe, e che possa investire risorse, possa stare alla base di una ristorazione d’eccellenza”. Se non abbiamo sbagliato, vuol dire che quest’anno ci sarà una pioggia di stelle sui ristoranti d’albergo, beh, con i due nomi che abbiamo fatto, dovremmo aver indovinato. Vedremo mercoledì.

Se allunghiamo lo sguardo oltre Milano, un pensierino su Antonino Cannavacciuolo come nuove tre stelle con il suo Villa Crespi annesso all’omonimo albergo di Orta San Giulio, ci sta sicuramente. Tutte le guide finora presentate sono entusiaste del simpatico chef napoletano. Perché non dovrebbe farlo anche la Michelin? Stessa cosa si potrebbe dire de “Il Piccolo Principe” annesso al Grand Hotel Principe di Piemonte di Viareggio, con Giuseppe Mancino ai fornelli. Non escludiamo il rientro di Don Alfonso 1890 di Sant’Agata sui due Golfi, nel ristretto gruppo dei tristellati italiani. Il figlio di Alfonso Iaccarino, Ernesto, sta lavorando molto bene. E poi un volo in Sicilia: qui sono due i bistellati (Pino Cuttaia e Ciccio Sultano). Arriverà una promozione? E la stella ad un ristorante di Palermo (il Bye Bye Blues si trova, infatti, nella borgata marinara di Mondello), sarà finalmente consegnata? Si parla anche di uno Shalai a Linguaglossa in grande spolvero. Vedremo…