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Scenari

Crolla il consumo del pane, si tocca il minimo storico dall’Unità d’Italia

18 Ottobre 2013
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Il consumo del pane è sceso al minimo storico.

Per la prima volta della storia gli italiani hanno eliminato quello che è sempre stato uno degli alimenti primari della dieta quotidiana. Un record pesante causato dalla crisi. Dall'inizio del 2013 si è servita a tavola meno di una fetta di pane per persona. Un altro dato diramato da Coldiretti al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio, dove è stata aperta la prima mostra dinamica con l’esposizione di tutti i pani tradizionali regione per regione, il boom del pane fai da te, ma anche il ritorno delle ricette con gli avanzi di un prodotto che è sempre più peccato buttare.
 
“Nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, si mangiavano, riferisce Coldiretti, ben 1,1 chili di pane a persona al giorno, ma da allora si è verificato un progressivo contenimento dei consumi che oggi sono scesi ad appena 98 grammi a persona al giorno (una fettina di pane pesa in media 50 grammi come una rosetta piccola). Particolarmente sensibile è stato il calo degli acquisti negli ultimi anni di crisi con un crollo in quantità del 32 per cento rispetto ai 145 grammi acquistati a persona nel 2007. Il trend discendente viene pero’ da lontano: nel 1980 si aggira intorno agli 230 grammi a testa al giorno, nel 1990 si scende a 197 grammi, nel 2000 si arriva a 180 grammi, nel 2010 si attesta a 120 grammi e nel 2012 crolla a 106 grammi.
 
Complessivamente la spesa familiare per pane, grissini e cracker  in Italia ammonta a quasi 8 miliardi all’anno. Le famiglie italiane hanno speso in media 30,15 euro al mese, cioè appena il 6,4 per cento della spesa alimentare familiare risultata di circa 468 euro al mese, nel 2007 si spendevano 31,72 euro al mese. 

All'indagine Coldiretti “Il pane quotidiano nel tempo delle rinunce”: il 42% ha risposto di avere ridotto le quantità; il 36% acquista come prima ma pane meno costoso e pregiato.  Piu’ di quattro italiani su dieci (42 per cento) mangiano il pane avanzato dal giorno prima, con una crescente, positiva tendenza a contenere gli sprechi favorita anche dalla crisi. Diverse sono le tecniche utilizzate per evitare quello che una volta veniva considerato un vero sacrilegio, con il 44 per cento degli italiani che lo surgela, il 43 per cento lo grattugia. E' poi boom del pane fai da te. Non potendoselo permettere, molti italiani preferiscono prepararlo in casa. Il prezzo del pane, paradossalmente anche se è calato il costo del grano in questi ultimi anni, ha continuato ad aumentare, il 6 per cento in più dal 2007 ad oggi. Oggi un chilo di grano tenero è venduto a circa 21 centesimi mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini a valori variabili attorno ai 2,75 euro al chilo, con un rincaro di tredici volte, tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’ acqua per ottenere un chilo di prodotto finito. E c'è poi tanto scarto tra i prezzi del pane nelle varie regioni. A Venezia è più caro, 4,65 euro in media. Il più economico a Napoli, 2,01 euro. 

In questo scenario resistono però i pani tipici locali e in Italia si possono contare 300 varietà.  dalla  “Ciopa” del Veneto al “Pane cafone” della Campania, dal “Perruozzo” del Molise al “pan rustegh” della Lombardia, dalla “Micooula” della Val D'Aosta alla “Coppia ferrarese” dell'Emilia Romagna fino alla “Lingua di Suocera” piemontese. Cinque invece sono i pani riconosciuti addirittura  dall’Unione Europea: Coppia ferrarese (Igp), Pagnotta del Dittaino (Dop), Pane casareccio di Genzano (Igp.), Pane di Altamura (Dop) e il Pane di Matera (Igp).