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Scenari

La Bonarda perfetta: 16 produttori per il rilancio di questo vino storico dell’Oltrepò Pavese

17 Marzo 2017
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(I 16 produttori della Bonarda perfetta)

di Michele Pizzillo

Con un po’ di consapevolezza e tanta buona volontà, si possono fare delle belle cose. Creando anche i presupposti perché i media possano scrivere di idee da imitare. 

La buona notizia arriva dall’Oltrepò Pavese. In particolare dal Distretto del Vino di qualità, ente consortile impegnato nella valorizzazione di alcuni dei grandi classici dell’enologia lombarda. In questo caso la “Bonarda Perfetta” un vino storico, purtroppo svilito dal basso prezzo e da qualità non eccelsa. Così, un gruppo di viticoltori ha detto basta a questo scempio e, nello stesso tempo, ha studiato il progetto della “Bonarda dei Produttori”, in pratica, hanno cominciato a “costruire” una sorta di “Bonarda perfetta”, attraverso l’adozione di regole produttive che tutti gli associati al progetto devono seguire alla lettera. Si tratta di un regolamento più severo rispetto al disciplinare di produzione della Bonarda dell'Oltrepò Pavese doc, perché vogliono ridare dignità e valore a un vino oggi svilito da troppe bottiglie la cui unica attrattiva è il basso prezzo. Tipicità, fragranza, qualità assoluta, sono le parole d’ordine – poi perfezionate in sette punti fondamentali –   per offrire al pubblico una Bonarda prodotta a regola d’arte, insomma, una Bonarda “perfetta”.

Vediamoli i sette punti che gli aderenti al progetto devono seguire per proporre sul mercato  la nuova versione del vino icona dell’Oltrepò Pavese, pronta a conquistare le enoteche e le tavole dei cultori di uno dei rossi frizzanti più amati d’Italia.

Punto 1: la Bonarda “perfetta” nasce da uve che crescono sulle colline dell’Oltrepò Pavese in zone particolarmente vocate per microclima, natura del terreno ed esposizione dei vigneti, alla coltivazione della croatina.

Punto 2: le aziende aderenti al progetto Bonarda dei Produttori gestiscono direttamente tutta la filiera: dalla coltivazione e raccolta delle uve alla loro trasformazione in cantina, fino all’imbottigliamento. Tutte operazioni rigorosamente effettuate solo nella zona di produzione.

Punto 3: per la produzione della Bonarda dell’Oltrepò Pavese doc, il disciplinare stabilisce un minimo di 85% di croatina, consentendo l’utilizzo di altri vitigni per il restante 15%. Le aziende del progetto Bonarda dei Produttori puntano solo sulla croatina: la vinificano in purezza, con una resa massima per ettaro e una resa uva/vino più limitate, per esaltare la tipicità di questo vitigno autoctono, presente in Oltrepò Pavese fin dal Medioevo. 

Punto 4: la bella spuma porpora nasce dalla rifermentazione naturale del vino indotta dai lieviti, senza aggiunte di anidride carbonica. La Bonarda “perfetta” si annuncia subito nel bicchiere con una briosa spuma che si trasforma rapidamente in un perlage di piccole bollicine fini. 

Punto 5:  il raggiungimento dell’elevato standard organolettico richiesto dal regolamento di produzione della Bonarda dei Produttori è certificato dal laboratorio enologico B-Lab di Alba, un ente terzo che esegue controlli sui campioni di vasca.

Punto 6: anche la bottiglia deve essere uguale per tutti i produttori. Si tratta della Marasca: una bottiglia di vetro dal design immediatamente riconoscibile, ideata appositamente per il progetto. Il nome allude a una varietà di ciliegia, tipico descrittore olfattivo della Bonarda.

Punto 7: la Bonarda perfetta deve essere di colore rosso rubino con riflessi violacei e spuma purpurea, profumo intenso e gradevole, con note di frutta rossa (ciliegia e amarena, fragola e  mora), floreali e speziate (pepe); al palato è secca o abboccata, a seconda dello stile del produttore, con una piena corrispondenza naso-bocca, una buona persistenza e il classico finale ammandorlato. L’equilibrio fra morbidezza e tannino, il giusto grado alcolico e la bollicina sgrassante consentono alla Bonarda “perfetta” una eccezionale versatilità negli abbinamenti: dai salumi ai piatti classici della tradizione lombarda, dalle carni grigliate o di lunga cottura fino al pesce in preparazioni saporite e ai piatti speziati delle cucine etniche.

La Bonarda dei Produttori è rigorosamente vinificata e imbottigliata nella zona di produzione, l’Oltrepò Pavese. E, in questo caso, con rese più ridotte (110 quintali) contro i 135 consentiti dalla normativa vigente. La resa massima uva/vino è pari al 65% mentre il grado alcolico non può essere inferiore ai 12° (per il disciplinare della Doc è 10,5°). Prima di imbottigliare la loro Bonarda “perfetta”, i produttori hanno l’obbligo di sottoporre i campioni di vino alla degustazione e all’analisi chimico-fisica e organolettica presso il Laboratorio B.LAB di Alba. Il team di esperti controlla che il vino sia conforme al canone di qualità stabilito dal regolamento del progetto, al di sotto del quale non è possibile la commercializzazione con il marchio Bonarda dei Produttori; e imbottigliare il vino nella Marasca. 

C’è anche l’indicazione del prezzo: non deve essere inferiore ai 5 euro a bottiglia. Tale costo, volutamente più alto rispetto alla media, dipende dall’elevato standard di qualità cui si attengono i produttori, più limitato in termini di produzione e più costoso in termini di pratiche di cantina. L’obiettivo delle 16 aziende agricole è di produrre 400.000 bottiglie nei prossimi 3 anni.

Ecco le 16 aziende agricole che producono la Bonarda dei Produttori:

  • Azienda agricola Bagnasco Paolo
  • Azienda agricola Bisi 
  • Azienda agricola Calatroni di Calatroni Cristian
  • Azienda vitivinicola Calvi di Calvi Davide
  • Azienda agricola Fiamberti Giulio
  • Tenuta Gazzotti
  • Giorgi dei F.lli Giorgi Antonio, Fabiano ed Eleonora
  • Azienda agricola Gravagnasco di Paolo Goggi
  • Società agricola La Travaglina
  • Azienda agricola Manuelina
  • Azienda agricola Miotti di Miotti Marco
  • Azienda agricola Quaquarini Francesco
  • Società agricola Tenuta Fornace
  • Azienda agricola Valdamonte di Fiori Alberto
  • Azienda agricola Cà di Frara di Bellani Luca
  • Azienda agricola Montelio di C. e G. Brazzola