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Scenari

Vini vulcanici, un grande evento a New York. “Unici nel loro genere, ecco perché piacciono”

21 Novembre 2018
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Parla John Szabo, organizzatore di International Volcanic Wine. A giugno 2019 la seconda edizione con masterclass e una ampia degustazione. “Tra Etna e Soave, l'Italia Paese fondamentale ma ci sono vini da tutto il mondo. Grande opportunità per le cantine”


(John Szabo)

Il successo dei vini vulcanici travalica gli oceani. E sbarca a New York. La città americana lo scorso marzo è stata protagonista di un evento che ha visto la partecipazione di tanti produttori da tutto il mondo e tantissimi addetti ai lavori. 

Tanto che adesso John Szabo, canadese con origini ungheresi, giramondo e buon conoscitore dell'Italia e grande sostenitore dei suoi vini è già al lavoro per la seconda edizione di International Volcanic Wine. Tra l'altro Szabo è autore del pluripremiato libro Volcanic Wines: Salt, Grit and Power pubblicato nell'ottobre del 2016. Oltre ad essere il primo Master Sommelier Canadese, John è socio e uno dei principali critici di WineAlign.com e scrive come freelance per numerose pubblicazioni come Wine & Spirits Magazine. La prima edizione lo scorso marzo ha visto più di 50 produttori da 16 zone vulcaniche di tutto il mondo e oltre 300 partecipanti specializzati tra stampa e trade, la seconda edizione sarà organizzata nuovamente a New York il 5 giugno 2019 e prevederà una serie di seminari educativi e un “walk around tasting” dove i produttori potranno presentare i propri vini di origine vulcanica e spiegarli direttamente ai partecipanti.

Come nasce l'evento dedicato ai vini vulcanici?
“L’idea di organizzare l'evento è arrivata poco dopo la pubblicazione del mio libro. Parlando con alcuni amici dalla Grecia, George Athanas e Sofia Perpera i quali si occupano della promozione di “Wines of Greece” e hanno avuto un ruolo fondamentale durante la mia ricerca a Santorini, siamo arrivati all’idea di sviluppare una conferenza per celebrare e diffondere la cultura dei vini prodotti sui suoli vulcanici di tutto il mondo: un progetto appassionante. Abbiamo quindi chiesto a Colangelo & Partners (società di pubbliche relazioni negli Usa ndr) di curare la parte operativa e promozionale e siamo riusciti a mettere in piedi un evento che ha riscosso un forte successo sia dal punto di vista mediatico che dal punto di vista dell’interesse degli addetti ai lavori come importatori, distributori, rivenditori e sommelier”.

Perché si parla sempre più spesso dei vini vulcanici?
“Molti vini provenienti da suoli vulcanici sono stati apprezzati per secoli se non millenni, ma non necessariamente perché “vulcanici”, ma in quanto vini con personalità distintive. Con il mio libro ho voluto sottolineare come i grandi vini vulcanici del mondo sono legati, osservandoli da punti di vista differenti. Un altro obiettivo è stato sicuramente quello di dare un’opportunità a regioni e varietà meno conosciute per acquisire notorietà grazie all’associazione a vini più conosciuti oltre al riconoscimento di una categoria unica fortemente legata al suolo oltre alle ovvie differenze climatiche, varietà e metodi di vinificazione dei vini vulcanici di tutto il mondo”.

Perchè partecipare all'evento?
“Considerata la varietà dei partecipanti, l’evento è un’opportunità unica per aziende già rappresentate negli Stati Uniti che vogliono espandere il proprio mercato e visibilità e lo è per molte aziende che vogliono entrare nel mercato Usa. L’alta partecipazione di importatori e distributori è sintomo di una crescita costante della domanda per questi vini unici. Tra l'altro a giugno ci saranno molte nuove “masterclass” che esploreranno le varie sfaccettature dei terreni vulcanici e vedranno la partecipazione di nuove regioni e produttori: è un evento in espansione”.

Crede che la specificità dei vini vulcanici sia una peculiarità tutta italiana oppure altre aree del mondo possono vantare questi suoli fatti di terra e lava?
“L’Italia possiede una straordinaria varietà di suoli vulcanici, dall’antico basalto di Soave ai “suoli” creati letteralmente l’altro giorno sull’Etna, con centinaia di varianti nel mezzo. Ma ci sono numerose regioni vulcaniche in tutto il mondo, dal nord ovest del Pacifico in America, al Cile, Macaronesia, il centro della Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Armenia e Siria (la culla del vino). E ancora, andando ad est, in Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Ogni giorno mi imbatto in nuove regioni vulcaniche. L’Italia è sicuramente leader nella produzione di vini vulcanici, ma c’e’ ancora tanto da scoprire”.

Cosa ne pensa in generale del vino italiano?
“Sono un grande appassionato del vino italiano da quando sono entrato nel mondo del vino (e del cibo). L’Italia è uno dei Paesi produttori con la più alta ricchezza e diversità di vini grazie ai numerosi vitigni autoctoni e una profonda tradizione e cultura del vino. In Italia ho visto alcuni dei vigneti più spettacolari, alcune delle vigne più vecchie in assoluto, metodi di allevamento unici e ovviamente vini eccezionali con personalità forti e caratteri distintivi. Se dovessi bere vino da un singolo Paese, l’Italia sarebbe la mia scelta”.

Qual è la percezione del vino italiano a New York e nel resto degli Stati Uniti?
“L’Italia è riconosciuta come un “brand” fantastico nel Nord America: auto italiane, moda e soprattutto il cibo fanno parte della cultura nord americana, anche grazie ai molti italiani che vivono negli Stati Uniti e in Canada. È stato quindi un processo naturale quello di includere il vino italiano sulle tavole di questo continente. Il vino italiano è oggi una fetta importante della cultura del vino in America e acquisisce sempre più importanza quando regioni, varietà e tradizioni vengono riscoperte e celebrate”.

Quali territori dei vini vulcanici italiani conosce già? E se non li conosce tutti quali vorrebbe visitare al più presto?
“Ho trascorso molto tempo in Italia e quello che mi affascina è il fatto che imparo e scopro nuove cose durante ogni viaggio. Mi piacerebbe trascorrere più tempo in tutte le regioni vulcaniche italiane: potrei stare interi mesi in Campania per esempio, ma non scoprire il 100% dei segreti di questa regione. Sull’Etna sembra esserci un nuovo produttore da conoscere ogni giorno che passa. Non sono ancora stato a Pantelleria, sulle Eolie e Vulcano che vorrei proprio visitare. Ci sono inoltre antichi suoli vulcanici nel nord come in Alto Piemonte e in Alto Adige. Il raggio di azione è cosi largo che mi trovo intimorito e eccitato allo stesso tempo al solo pensiero”.

C.d.G.