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Scenari

Gli scissionisti del consorzio Oltrepò Pavese: “Il Cda era diventato un monopolio”

11 Gennaio 2019
Leonardo_Valenti_e_Massimo_Barbieri Leonardo_Valenti_e_Massimo_Barbieri


(Leonardo Valenti e Massimo Barbieri)

di Michele Pizzillo, Torrazza Coste (Pv)

Il Consorzio di tutela dei vini dell’Oltrepò Pavese non c’è più? 

“Quello che è certo, è che secondo noi, l’attuale Consorzio ha perso l’erga omnes, ovvero il ruolo di controllo e vigilanza in materia di Denominazione e Indicazione, che deve avere questo organismo su tutte le aziende del territorio pavese”, dice Massimo Barbieri, presidente di Torrevilla, azienda cooperativa che ha appena festeggiato i 110 anni di attività. A sentirlo parlare, calmo, quasi sottovoce, ti fai l’immagine di una persona che non ha mai alzato la voce e, invece, potrebbe essere inquadrato come una sorta di capo-popolo, visto che ha guidato lo scisma del Consorzio. Insomma, si è messo alla testa di un paio di decine di aziende – fra le più rappresentative dell’Oltrepò – che nel maggio scorso, appena noti i risultati delle elezioni del rinnovo del consiglio di amministrazione, hanno deciso di uscire dal Consorzio perché, secondo Barbieri, era prevalsa la logica della maggioranza. Che per la viticoltura pavese non è proprio la soluzione migliore, visto anche gli scandali che recentemente hanno interessato il settore enologico provinciale.

Dice Barbieri – che abbiamo incontrato a Torrevilla per un “pinot noir tasting” condotto dall’enologo Leonardo Valenti e dal direttore della cantina, Gabriele Picchi, che è un po’ il prodotto su cui puntano i viticoltori che stanno cercando di imporre “nuove prospettive” all’enologia pavece: “Vogliamo essere conosciuti per la qualità dei nostri vini, non per i numeri stratosferici e i prezzi così bassi che insospettiscono il vero consumatore del vino”. Proprio per spronare il Consorzio a portare avanti la politica della qualità, in modo particolare “a sostenere le nuove sfide della sostenibilità e del controllo del prezzo minimo di vendita del nostro vino, avevamo proposto che nel consiglio di amministrazione fossero elette persone nuove, di assoluta garanzia per tutte le aziende che fanno parte dell’ente. Proposta bocciata. A questo punto non c’era altra scelta che abbandonare l’organismo di tutela, con la speranza che gli organi superiori prendano posizione”, dice il presidente di Torrevilla, che conta 200 soci a cui fanno capo 600 ettari vitati, e produce 2,5 milioni di bottiglie. C’è di più, la cantina sociale di Torrazza Coste, cittadina dove ha sede, è ormai spedita verso quelle “nuove prospettive” che sono ritenute necessarie per il rilancio dei vini dell’Oltrepò Pavese. Tant’è vero che per esprimere al meglio le potenzialità del territorio dove operano i soci-conferitori delle uve e proporre al consumatore bottiglie contenenti solo qualità, con il coinvolgimento dell’Università di Milano e la guida di Leonardo Valenti, docente nello stesso ateneo ed anche enologo della cantina, Torrevilla  ha portato a termine il progetto di zonazione allo scopo di fornire a ciascun vigneron le migliori indicazioni sui metodi colturali da impiegare per produrre uve secondo la filosofia aziendale di imbottigliare esclusivamente qualità.

A questo punto, per Torrevilla, ma anche per altre aziende che producono solo vini di qualità, avere delle persone di garanzia nell’organismo dell’ente di tutela, è un fatto obiettivo anche perché l’azienda più rappresentata all’interno del nuovo Consorzio di Tutela Vini Oltrepò pavese è un imbottigliatore con sede amministrativa a Lentate sul Seveso, in provincia di Monza e Brianza, con sito produttivo e magazzino a Redavalle, in provincia di Pavia e proprietaria anche di un migliaio di ettari di vigneti in Puglia. Insomma, per Barbieri è una sorta di monopolio. Non avendo avuto nessun riscontro alle loro richieste, gli scissionisti non hanno nessuna intenzione di ritornare sui propri passi. Anzi, a sette mesi dalla decisione di sottoscrivere le lettere di dimissioni, sono ancora più decisi nelle loro posizioni. E, con il mite Barbieri nella “veste” di condottiero. D’altronde, per chi investe in qualità, si affida all’Università di Milano per integrare l’antica sapienza contadina con elementi scientifici ancora più precisi per garantire uve di qualità in modo da avere vini sempre migliori e a tutelare un territorio particolarmente vocato, anche la persona più mite del mondo si trasformerebbe in leone, non violento, ma deciso nella difesa della fatica, della passione, della tradizione e della voglia dei viticoltori che vogliono fare bene il proprio lavoro. E, assicurare ai consumatori prodotti di qualità con il giusto rapporto qualità-prezzo del vino firmato Oltrepò Pavese.