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Scenari

Dove va l’Etna del vino/6. Mannino: stop a nuovi vigneti, altrimenti sarà il caos

10 Maggio 2019
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(Giuseppe Mannino)

di Francesca Landolina

Stop a nuovi vigneti. O comunque: urge una regolamentazione. Altrimenti c’è il rischio di danneggiare un grande terroir del vino.

È tranchant Giuseppe Mannino quando lo intervistiamo sul futuro dell’Etna del vino. Per lui è prioritario fissare regole stringenti per i nuovi impianti. Non è l’unica urgenza. Ci sarebbe anche la registrazione del marchio Etna Doc nei Paesi in cui ancora non è codificato (il Giappone per esempio); ma anche la necessità di organizzare un evento di promozione istituzionale ed eventi all’estero; ed ancora un’attività di incoming per giornalisti. Mannino oltre ad essere il patron della cantina Tenute Mannino di Plachi è stato fino allo scorso anno presidente del Consorzio Etna Doc e conosce bene dinamiche, criticità e potenzialità del vulcano enoico. 

La chiacchierata parte da Contrade, la kermesse ideata da Andrea Franchetti. Mannino ha una sua idea: “Penso che l’edizione 2019 sia andata bene, ci sono sempre margini di miglioramento ma Contrade dell’Etna ha un’identità che gli appartiene fin dalle origini, quella della festa e secondo me tale deve restare. La manifestazione è un momento di condivisione, voluta in un clima spensierato e poco formale fin dalle sue origini, nel 2007. Arriva sicuramente dopo un periodo stancante e pieno di impegni per noi produttori, e per questa ragione la circoscriverei ad una sola giornata, ma va portata avanti perché ha la grande capacità di attrarre appassionati e addetti al settore. Ormai è un marchio consolidato, però non snaturerei la sua anima. Proprio per questa ragione, per consentire a tutti i produttori, anche ai piccoli, di partecipare, introdurrei un contributo spese più basso, almeno della metà rispetto a quello di quest’anno, e inserirei il pagamento di un ticket per il pubblico, anche una cifra piccola di 10 o 20 euro”. Inutile invece organizzare momenti di degustazione per la stampa, dedicati e disgiunti dalla degustazione all’aperto: per Mannino l’evento Contrade deve continuare ad essere ciò che è sempre stato. “Rimanga una festa, per tutti”. 

Discorso a parte, invece, per un evento più istituzionale che sia gestito ed organizzato dal Consorzio. “Quando sono stato presidente, qualcosa abbiamo fatto, ma con le risorse che le aziende hanno versato di tasca propria. Dalla partecipazione al Vinitaly fino agli eventi a Milano e a Monaco. Poco sicuramente, perché non disponevamo di altre risorse economiche. Adesso con l’Erga Omnes, si può e si deve fare molto più. Sono molti i temi da affrontare e le iniziative da avviare. Passato quasi un anno per il nuovo cda l’attuale presidente, Antonio Benanti, ha preso già in mano la situazione. Adesso ci sono risorse e strumenti e c’è tanta carne al fuoco. Bisogna cucinarla con cura però e stare attenti affinché non si bruci”.

Gli argomenti sono da approfondire. Iniziamo dalla promozione. “Un evento istituzionale – dice Mannino – si può strutturare in più giornate e lo programmerei per il mese di settembre, quando i vini, anche i bianchi, sono più facili da degustare e più pronti. Avrebbe senso fare incoming di giornalisti, italiani e stranieri, proprio in prossimità di quei giorni ed organizzare visite in giro per le cantine. Per l’estero bisogna studiare i mercati per consolidare, con eventi mirati, quelli in cui già esportiamo e verificare la possibilità di entrare in nuovi Paesi in cui c’è attenzione e sensibilità”.

Ma torniamo alle altre priorità. La presa di possesso della nuova sede del Consorzio, a Rovittello, frazione del comune di Castglione di Sicilia in provincia di Catania, è già una di queste. “La sede c’è. Adesso occorre far vivere questo luogo, per poter svolgere immediatamente le attività amministrative, di marketing e di promozione”. L’ex presidente avverte il bisogno di agire per tempo,  senza che ci si adagi. “Non devono sfuggire di mano alcune dinamiche, che attualmente non sono così facili da focalizzare”. Il riferimento è chiaramente alla crescita degli ettari destinati ai nuovi impianti, ma occorre del tempo prima che si possa sapere quanto è diventato grande il “nuovo vigneto Etna””. E a Mannino questo argomento interessa molto. “Bisogna affrontare il tema della regolamentazione dei diritti di nuovi impianti dentro la Doc. È una questione troppo importante. Si stanno trasformando perfino le sciare, per farle diventare terreni coltivabili. Zone terrazzate vengono spianate per favorire la nascita di nuovi vigneti. Urge una immediata regolamentazione. L’Etna non è questo. L’Etna è il nostro paesaggio, tramandato da secoli, con terrazzamenti fatti da muretti di pietre laviche a secco, dove si intervallano e crescono fiori di ginestra. L’Etna è un territorio bellissimo e unico al mondo, con le sue sciare e le colate laviche. Va difeso con determinazione”. Il grido d’allarme prosegue: “Molti produttori negli anni si sono impegnati economicamente per sostenere le enormi spese di produzione e oggi rischiamo di finire come con il Nero d’Avola venduto a 1,20 euro a bottiglia sullo scaffale di un grande supermercato. Non possiamo diventare una moda che passa. L’impressione che ho – continua Mannino – è che l’Etna sia, con buon merito, osannata dalla stampa e dagli addetti ai lavori, che la conoscono sempre meglio, ma che non sia ancora arrivata al grande pubblico. Il rischio è alto, perché gli stessi addetti ai lavori e la stampa, oggi osannano e domani potrebbero dimenticare. Se invece è il grande pubblico a stimare la qualità di un grande territorio, non c’è cambiamento di tendenza o di moda che possa cambiarne la percezione. Allora limitiamo la produzione. Verifichiamo quanto vino serve prima di fare nuovi impianti. Quanto ne può assorbire il mercato? Quanto invenduto c’è? Non lo sappiamo. Introduciamo le fascette della Doc nelle bottiglie e controlliamo quanti vigneti nuovi ci sono. Non ne siamo a conoscenza. Regolamentando, per il futuro, potremo stabilire quanti ne servono di volta in volta e ripartirli, equamente, tra tutti”. 

C.d.G.


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