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Scenari

All’agricoltura siciliana 2,2 miliardi da Bruxelles

23 Gennaio 2014
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Dario Cartabellotta: investiremo su promozione, aree interne e biologico. Le azioni per Expo 2015

La Sicilia avrà 2,2 miliardi di euro per il periodo dal 2014 al 2020 a sostegno dell'agricoltura.

 Quasi il doppio di quanto la stessa Unione europea ha assegnato a Veneto ed Emilia Romagna, rispettivamente 1,1 miliardi di euro a testa. Soldi che andranno a valorizzare le produzioni di qualità, le aree interne e l'incentivazione delle produzioni biologiche. In una Sicilia che comunque deve fare i conti sempre più con la concorrenza schiacciante dei Paesi dell'area mediterranea. 

Ed allora, chiediamo all'assessore alle Risorse Agricole Dario Cartabellotta, Sicilia senza futuro schiacciata dalla concorrenza globale?
“Per nulla. Semmai la consapevolezza che qualità, biodiversità e una maggiore consapevolezza del potenziale umano e produttivo sono le strade del futuro. Abbiamo un dato positivo”.

Quale?
“Intanto che l'agricoltura in questo momento di crisi economica senza precedenti sta mostrando, anche in Sicilia, dinamicità e positività. Anzi diventa sempre di più strategica per l'economia dell'Isola: 4 miliardi è il valore della produzione, e nei primi sei mesi del 2013 è cresciuto l’export del 7,5% rispetto al 2012. Che in soldoni vuol dire in valore assoluto un fatturato di 883 milioni di euro. Le aziende hanno capito che dedicare tempo al mercato internazionale paga. È l’unica voce che nel fatturato oggi cresce”.

E intanto mangiamo pomodorini del Marocco, carciofi egiziani…
“…E meloni dal Brasile. Giuro, li ho visti in un supermercato vicino casa mia. Ed è un peccato perchè i nostri, che sono migliori, li buttiamo. Senza pensare che alcune varietà come i Purceddi che crescono nella nostra Sicilia occidentale durerebbero sino a marzo”.

Di chi è la colpa?
“Non voglio spingere all'autarchia alimentare ma dobbiamo avere più consapevolezza, più conoscenza delle nostre potenzialità. Potrebbe cambiare molto e in meglio. E poi non dimentichiamo anche l'aspetto salute. Pensiamo agli agrumi: se riuscissimo a contenere le importazioni anche per motivazioni fitosanitarie, eviteremmo di avere arance troppo bombardate di pesticidi. I Paesi extra Ue hanno paletti meno rigidi”.

I siciliani sanno tutte queste cose?
“Devono iniziare a saperle. Questa è la filosofia della legge approvata su mia proposta che prevede il marchio Born in Sicily. Stiamo portando avanti il regolamento d’attuazione. I prodotti saranno riconosciuti nella nuova programmazione e li stiamo collegando agli accordi di filiera. Ci saranno vantaggi anche per i consumatori sulla tracciabilità dei prodotti e vogliamo coinvolgere anche i ristoranti italiani nel mondo, soprattutto quelli gestiti da siciliani che sono tantissimi. Li vedo come tanti potenziali ambasciatori del gusto. E poi stiamo facendo in modo che anche scuole e ospedali utilizzino quasi esclusivamente prodotti siciliani”.

L’Europa dell’euro tanto osteggiata eroga un bel po’ di fondi all’agricoltura siciliana. C’è un dato sulle prospettive?
“Intanto abbiamo raggiunto gli obiettivi del Piano di sviluppo rurale, il Psr 2007-2013 con un miliardo e 410 milioni di euro erogati fino al 31 dicembre 2013, ovvero il 65% di tutto quello che era in programma. Per spendere il resto avremo tempo fino a tutto il 2015”.

Chi ne ha giovato?
“Tutto il comparto ma in modo particolare il mondo dell'agricoltura biologica certificata. Abbiamo emanato fondi a settemila aziende per una superficie di 200 mila ettari. Il biologico è il futuro, il concetto del “natural” e dell’”organic” è molto sentito”.

Ripeto. E le prospettive future?
“Parte il programma 2014-2020 dopo il vertice di pochi giorni fa con gli assessori delle altre regioni. La Sicilia si conferma la regione che ottiene di più, 2,2 miliardi di euro nei sette anni, il 12% dell’intera somma nazionale che è pari a 18 miliardi di euro. L’Emilia Romagna ha 1,1 miliardi di euro, il Veneto ha 1,1 miliardi di euro. Viene riconosciuta alla Sicilia una criticità che deve diventare un’altra opportunità. Continueremo il sostegno al biologico e alla qualità e affronteremo anche la riorganizzazione dell’assessorato”.

Sì, ma dovete fare i conti anche con l’abbandono delle campagne e la scarsa redditività degli agricoltori. Cosa si può fare?
“Alcuni anni fa l’Ue temeva le sovrapproduzioni e quindi fece la scelta del disaccoppiamento, dando fondi ad ettaro anche senza coltivazione. Oggi si torna ai premi per gli agricoltori che stanno in campagna, che producono. Le fave, le lenticchie erano uscite dalle tavole, oggi ritornano sia in famiglia che nelle ricette dei grandi chef e rientrano tra le produzioni da premiare per sfamare gli allevamenti”. 

Qual è il ruolo che la Sicilia avrà all’Expo 2015 il cui tema “Nutrire il pianeta” è ritagliato apposta per l'agricoltura?
“Intanto vorrei citare uno scrittore come Gesualdo Bufalino il quale sosteneva che non esiste una sola Sicilia, ma tantissime altre e forse questo diversità è lo specchio di una regione con cento, mille facce. E comunque la Sicilia avra una grandissima opportunità. Perchè a Milano non solo avrà uno spazio all'interno del padiglione Italia ma sarà anche capofila del cluster biomediterraneo, il padiglione dove ci saranno tutti i Paesi dell’area partendo dal presupposto che la cultura agroalimentare siciliana è figlia di tante nazioni. Dai fenici che portarono uva e olive, ai romani che portarono il grano, agli arabi, i dolci e le arance. La Sicilia sarà capofila di tredici paesi tra cui Algeria, Tunisia, Egitto, ma anche mediorientali come Libano e poi ancora Albania, Grecia, Croazia”.

E quindi concretamente…
“Saremo anche co-organizzatori, non solo espositori, organizzeremo le visite dei vari Paesi. Teniamo conto che sono previsti per l’Expo 20 milioni di visitatori, se riuscissimo a portarne almeno un milione in Sicilia penso che sarebbe un grande successo. Ma serve anche la collaboraziome delle imprese private. Devono capire che Expo non è un luogo per vendere, non sarà un Vinitaly o una Fieracavalli ma una passerella di altissimo valore mondiale”.

Che consiglio dare alle imprese agroalimentari per l'Expo 2015?
“Dobbiamo lavorare sull’immateriale, avviare corsi con attività di educazione alimentare, corsi d’inglese e arabo, il rapporto Ice-Res dice che l’internazionalizzazione è legata alla crescita del capitale umano. Il messaggio è chiarissimo, il 2014 è l'anno in cui le imprese agroalimentari devono puntare sulle persone, sul capitale umano”.

E il progetto “profeti in patria”?
“Un'altra idea di come fare sistema. Ho chiesto ai comuni di segnalarmi i prodotti agricoli e alimentari più identitari di ogni territorio. Ci hanno risposto 150 Comuni. E sta venendo fuori un patrimonio di cultura materiale, storia e tradizioni stupefacente. E così “Profeti in patria” diventa una rete importante per Expo 2015. Esempio? Ci dovesse essere un Cassata Day, faremo girare le immagini dei Comuni e dei locali dove si producono le cassate. Fare in modo che già pronunciare la parola Sicilia faccia venire l'acquolina in bocca a tutti”.

F. C.