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Scenari

Anteprima: il report de Il Mondo sul vino italiano

11 Aprile 2012

L’inchiesta del settimanale: Antinori l’azienda più profittevole. Bene il Veneto. In Sicilia ai primi tre posti Settesoli, Duca di Salaparuta e Cusumano

di Fabrizio Carrera

Antinori è una delle aziende vitivinicole più profittevoli del mercato italiano.

È quella che fa i margini più alti. E comunque il mondo del vino resiste e prosegue il suo cammino nonostante le crisi, le batoste, i cali di consumi in Italia. Tutto grazie all’export che oggi è sempre più una ciambella di salvataggio per molte cantine.

È la fotografia che ogni anno di questi tempi fa il settimanale economico Il Mondo. A curare il report molto atteso dal comparto del vino è la giornalista Anna Di Martino (nella foto in alto) che scandaglia i bilanci delle aziende più importanti. Quest’anno nel report de Il Mondo sono finite in tutto 79 aziende (contro le 70 del 2011) ma i dati di due cantine sono arrivati troppo tardi. L’unico requisito richiesto per finire nella classifica è che abbiano nell’anno precedente un fatturato di almeno 10 milioni.

“Le novità di quest’anno – spiega la giornalista – è che il comparto tiene bene. I veri imprenditori che hanno le spalle larghe e che ragionano sul medio-lungo periodo stanno andando avanti bene. Quelle che hanno investito sulla struttura commerciale sanno reggere il fermo del mercato italiano. Ma saremo costretti a vederli sempre più con le valigie in mano in partenza per l’estero. E se vogliono risultati devono fare tutto di persona anche se hanno bravi direttori commerciali. Sarà necessario metterci la faccia”.


Piero Antinori

Nel gruppo di testa non ci sono spostamenti di rilievo. Al primo posto Cantine Riunite & Civ che oggi comprende Giv, il Gruppo Italiano Vini con un fatturato di 500 milioni di euro. Poi c’è Caviro, la mamma del Tavernello, poi la trentina Cavit, il gruppo piemontese dei Fratelli Martini e il gruppo Mezzacorona. “Le sorprese? Sicuramente il Veneto – continua Anna Di Martino – perché è un’azienda veneta quella che registra il massimo incremento di fatturato rispetto al 2010”. Per saperne il nome bisogna comprare Il Mondo domani e lo faremo in tanti perché il report della Di Martino è una panoramica importante che va studiata con attenzione da tutti gli addetti ai lavori.


Fabio Rizzoli, Ad Mezzacorona

L’autrice della maxi-inchiesta accende i riflettori anche sulla Sicilia. “Ci sono belle sorprese come quella della Settesoli del neo presidente Vito Varvaro e del dg Salvatore Li Petri che chiude un bilancio a 54,6 milioni con un invidiabile più 13 per cento. Poi tra le siciliane c’è al secondo posto la Duca di Salaparuta con 43,8 milioni con un andamento stabile e al terzo l’azienda di Alberto e Diego Cusumano che realizzano un fatturato di 15 milioni grazie anche a una crescita dell’export che bilancia un lieve calo nel mercato italiano. Peccato che tra le aziende dell’Isola manchi il fatturato della Firriato. Il report nasce da un questionario che personalmente invio alle cantine ma qualcuna non risponde. È il caso della Firriato”.


Vito Varvaro, presidente Settesoli

Alla fine come sta il vino italiano? “Ha chiuso un anno sostanzialmente positivo – dice la giornalista de Il Mondo -. Possiamo dire che nel 2011 il comparto ha prodotto buoni numeri e si presenta sano nonostante tutte le problematiche che deve affrontare. Grazie alla ciambella di salvataggio dell’export. Segnali per il 2012? Per molte aziende i primi mesi sono stati complessi come gli ultimi quattro del 2011 però il sentimento è abbastanza positivo. C’è fiducia. E c’è l’estero. Mi sa che i produttori dovranno comprare una valigia più grande per viaggi sempre più lunghi. E poi devono spendere di più in marketing e sostenere il brand”.

C’è anche un altro aspetto che comincia ad emergere. “Anche nei grandi gruppi si tende a fare un discorso sul vino e il territorio nonostante i grandi numeri facciano passare l’argomento spesso in secondo piano. Sono tutti consapevoli ormai che quello di essere legato a un territorio non riproducibile altrove è un grande valore aggiunto. Anche se poi molto spesso le grandi etichette non sono fatte con vitigni autoctoni. Penso al Solaia e al Tignanello di Antinori o al Sassicaia”.