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Scenari

AssoBirra e Unionbirrai: cresce il comparto nazionale con maggiori investimenti sulle materie prime italiane

01 Marzo 2013

Se oggi il web parla della birra Bud annacquata, come denunciato dagli ex dipendenti dell’azienda produttrice, e in generale di frodi alimentari, gettiamo allora uno sguardo al comparto della birra nazionale, che dalle ultime statistiche risulta essere in crescita, e al suo impegno nel garantire la tracciabilità e la qualità dei prodotti.

Un dato prima di tutto: vale oltre 2 miliardi e mezzo di euro. Le ricerche di AssoBirra, l’Associazione degli Industriali della Birra e del Malto, che rappresenta il 98% del mercato della produzione nazionale, parlano della birra italiana (sia industriali che artigianali) come di un nuovo patrimonio per l’economia italiana: La crescita è del +4,7% ,superando i 13milioni di ettolitri prodotti, con l’incremento della domanda all’estero:  ben il 63% della produzione (2 milioni e 86 mila gli ettolitri) oltrepassa i confini, con un +11,6% (anno 2011 rispetto al 2010).

Sul fronte dei consumi, secondo l’Istat, il 67% della popolazione ha consumato nel 2011 almeno una bevanda alcolica nell’anno (dati Istat, popolazione di almeno 14 anni). La birra, in particolare, si posiziona al secondo posto dopo il vino (53,3% della popolazione) con il 46,2% dei consumatori, bevuta, tra l’altro, quotidianamente dal 4,5% degli italiani. A beneficiarne, gli addetti ai lavori. Il settore, secondo AssoBirra, occupa, negli oltre 400 impianti, 144 mila lavoratori impiegati nella filiera produttiva e garantisce allo Stato entrate per 4 miliardi di euro per le accise versate.

In tale scenario, una fetta di mercato, è rappresentata dalla birra artigianale, segmento che sta viaggiando ad alta velocità nell’ultimo decennio in Italia e anche all'estero con esempi rilevanti, ad esempio, negli Usa dove addirittura nasce un  birrificio artigianale al giorno. Ed ecco la ricerca condotta da Unionbirrai, su un campione rappresentativo del settore della produzione artigianale: le aziende contattate sono state 335  e hanno partecipato all’indagine 94 tra micro birrifici, birrifici e brewpub italiani. I dati parlano di una produzione che si attesta a quasi 138 mila ettolitri, pari a circa l’1% di quella complessiva della birra dimensionata da AssoBirra. In media, quasi il 62% dei produttori riesce a mettere sul mercato fino a 250 ettolitri l’anno, a fronte di un 16% che supera i 700 ettolitri.

Dallo studio di Unionbirrai emerge che le regioni più vocate alla produzione di birra artigianale sono la Lombardia (54 aziende presenti sul territorio) e il Piemonte (46 aziende) che, quindi, rappresentano quasi il 30% dei microbirrifici italiani. Seguono la Toscana ed il Veneto con una trentina di aziende. Tra le regioni del sud è un testa a testa tra la Campania e la Puglia con una quindicina di birrifici.
In termini di fatturato, inoltre, nella maggior parte dei casi (quasi 37%) il giro d’affari si attesta tra i 100 mila ed gli 800 mila euro l’anno, cifre lontane dai 20 mila euro del 24% dei produttori.

E si parla di tracciabilità perché, secondo AssoBirra, l’impegno cresce sempre di più verso l’utilizzo di materie prime nazionali: nel 2011 la produzione di malto prodotto in Italia si attesta a quasi 63mila a cui si abbinato investimenti per a circa 1 miliardo di euro del settore birrario per l’approvvigionamento di beni e di servizi.

Lucrezia Balducci