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Scenari

Biologico, per le cooperative giro d’affari da 1,5 miliardi: “Ma serve una legge precisa”

06 Settembre 2019
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Con un giro d’affari stimabile in 1,5 miliari di euro, le cooperative agroalimentari detengono una quota pari al 25% del valore del comparto biologico, che secondo gli ultimi dati Nomisma ammonta a 5,8 miliardi. 

Lo ha evidenziato il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri, intervenendo alla tavola rotonda #RivoluzioneBio, evento di inaugurazione del Sana, Salone internazionale del biologico e del naturale, che ha aperto oggi i battenti a Bolognafiere. Il presidente Mercuri ha fatto un appello al neo ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova affinché il Parlamento italiano approvi al più presto la Legge sul biologico, già approvata alla Camera dei deputati e ora in attesa del secondo passaggio al Senato. “Il settore biologico ha necessità di crescere – ha proseguito Mercuri –  mantenendo la credibilità del sistema senza rischiare di snaturare i principi su cui si fonda e incrementando il livello qualitativo finora garantito. Altrimenti c’è il rischio che la produzione biologica rimanga troppo schiacciata su un’agricoltura convenzionale che punta sempre più alla sostenibilità ambientale e a rendere tale impegno un valore aggiunto agli occhi del consumatore”. Rimangono infatti alcune incertezze che incombono sul futuro del settore, che provengono sia dagli effetti dei cambiamenti climatici su molte colture, sia dalla futura definizione degli atti di esecuzione e delegati che dovranno essere varati a completamento del Regolamento base.

Il presidente di Alleanza delle Cooperative Agroalimentari ha quindi evidenziato nel corso del suo intervento le strategie da percorrere per una #rivoluzionebio, sottolineando come la filiera tre volte italiana delle cooperative è al lavoro per la competitività del settore biologico. “Occorre strutturare – ha dichiarato Mercuri – filiere competitive che mirino a raggiungere sempre le richieste e le aspettative dei cittadini, sia sui prodotti che sui servizi. Le filiere devono essere tracciate, partendo da una forte aggregazione della base produttiva, attraverso le organizzazioni di produttori o le cooperative, che costituiscono importanti collettori di prodotto”. Rispetto al valore da ripartire tra gli anelli della filiera, secondo Mercuri è necessario che esso “provenga dal prodotto finito, che comprende i costi di produzione, gli sforzi ambientali, i diritti dei lavoratori” e che “all’agricoltore venga riconosciuto il suo ruolo imprescindibile nella gestione e conservazione del territorio, dell’ambiente e del paesaggio”.

La #rivoluzionebio infine passa necessariamente per l’innovazione, dal momento che “l’agricoltura biologica – ha ricordato il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari – richiede un’altissima professionalità e che la ricerca economica e l’innovazione di processo sono costantemente chiamate a supportare la produzione”. Le nuove tecnologie secondo Mercuri devono vedere ampliata la platea degli utilizzatori, dal momento che soltanto l’1% della superficie nazionale gestita attraverso l’agricoltura di precisione. Sarebbe inoltre auspicabile che l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche, come gli strumenti di precisione, venga incentivato anche tramite i Psr affinché i costi di questi strumenti possano essere coperti, almeno in parte, da aiuti pubblici.

C.d.G.