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Scenari

Colli Berici, un “puzzle” di produttori: “Vogliamo uscire dall’ombra”

22 Giugno 2021

di Emanuele Scarci

Un viaggio che intreccia le vigne con le ville di Andrea Palladio.

Sono i vini dei Colli Berici e Vicenza che, secondo i produttori, con l’architettura palladiana hanno in comune i concetti di equilibrio, struttura ed eleganza. Ma nonostante la qualità dei vini, i Colli Berici in Veneto rimangono in ombra, pressati, da un lato, dalla Valpolicella e, dall’altro, dai giganti Prosecco e Soave. Il Consorzio dei Colli Berici dà voce alle 30 aziende (27 privati e 3 cooperative) che operano sui rilievi vicentini (a sud del capoluogo, fino a 450 metri), dove dominano i terreni di argilla rossa e basaltici.
Terra dei vini rossi, il Cabernet Franc Colli Berici è stato il primo a ricevere in Italia la Doc. Oggi il territorio offre il Tai rosso, vitigno autoctono, ma anche Cabernet, Cabernet Sauvignon, Carmenere, Merlot, Pinot Nero, Garganega e Manzoni Bianco.

Rosso e Bianco
Le tipologie rosse costituiscono il 65% del vino imbottigliato Colli Berici, con prevalenza del Cabernet Sauvignon, seguito da Merlot e dal Tai Rosso. Per la Doc Vicenza il 75% è vino bianco. Tra Colli Berici e Vicenza, la produzione non supera 2,5 milioni di bottiglie, per il 25% all’export. Alla fine una produzione limitata che non può che puntare sulla qualità. “Sui 600 ettari vitati – sottolinea il direttore del Consorzio Giovanni Ponchia – operano una cinquantina di imbottigliatori e 650 viticoltori. La proprietà è molto frazionata: si va da meno di un ettaro fino a massimo 30 ettari. Ma tutti credono nei vini bordolesi, vini che esaltano la freschezza, con note eleganti e fruttate e con un tannino morbido”.

Nuove generazioni
Nell’azienda agricola Cavazza la quarta generazione (Andrea, Stefano, Elisa e Mattia) è arrivata sulla tolda di comando della tenuta Cicogna: il 70% della produzione (soprattutto Cabernet, Merlot, Syrah, Tai Rosso, Garganega, Pinot Grigio) prende la via dei mercati esteri. Andrea Cavazza sottolinea che questa vendemmia “è in ritardo di 10-15 giorni per il rosso e di una settimana per i bianchi”. Nicola Dal Maso, comproprietario dell’azienda omonima (ottimi i Casara Roveri 2015 e 2018), sottolinea che “il 90% della qualità si fa in vigna. In cantina si lavora sempre meno. E si consideri che la produzione è bassa: 50/60 quintali per ettaro”. E poi tira una stoccata ai concorrenti della Valpolicella: “Le uve dell’Amarone vengono appassite perché in pianta non maturano. Non mi risulta che in Toscana, Sassicaia, Masseto e Ornellaia appassiscano le loro”.

A tutto Carmenere
Convinto delle grandi potenzialità dei Colli Berici e, in particolare, del vitigno Carmenere, è Stefano Inama, titolare dell’azienda che conta 60 ettari e dichiara 500 mila bottiglie (con la Garganega si spinge fino a 100/120 quintali). “Siamo l’unica cantina in Italia ad aver fatto del Carmenere l’asse portante della produzione. Non vendiamo bigiotteria e non facciamo chirurgia plastica ai nostri vini” sottolinea senza perifrasi l’imprenditore vicentino. Poi Inama passa alla sua visione del settore: “In Italia nella produzione di vini di media qualità siamo più bravi dei francesi, ma quando si sale nell’olimpo della qualità allora la Francia gioca in Champions league con 20-30 player e noi italiani siamo un manipolo”. Per questo Inama ha deciso di affidarsi al suo consulente transalpino Stéphane Derenoncourt. Negli assaggi migliori, da ricordare il longevo Oratorio S. Lorenzo 2015 “che raccoglie il meglio delle nostre zone” sottolinea Luca Inama.

Scendo in campo
Ma sui Colli Berici c’è spazio anche gli outsider. Tra gli ultimi a sbarcare sui Colli Berici è la famiglia de’ Besi, con la cantina PuntoZero, reduce da esperienze nella zootecnia. La sfida di Marcella Toffano, con la figlia Carolina de’ Besi, è di quelle ambiziose: per valorizzare i vini dei Colli Berici ha scelto di utilizzare la tecnica dell’appassimento delle uve dopo la raccolta manuale. L’azienda dichiara 30 mila bottiglie, ma metà delle uve viene ceduta, soprattutto all’enologo della Valpolicella Celestino Gaspari che dal 2006 segue la cantina.