Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Consorzio Asti Docg: in cantiere nuovi progetti, puntiamo sul vigneto

25 Maggio 2012

Si è appena concluso a Cossano Belbo il Convegno “Le dolci bollicine di successo” che ha avuto come protagonista l’Asti Docg e che ha fatto registrare la presenza di un numero di persone al di là di ogni aspettativa.

Abbiamo raggiunto telefonicamente il direttore del Consorzio dell’Asti Docg Giorgio Bosticco (nella foto) al quale abbiamo posto alcune domande sulle attuali e future tendenze.

Riguardo al settore bollicine italiane qual è l’attuale analisi del comparto?
“La crescita è stata nell’ultimo anno abbastanza contenuta, con qualche piccola percentuale di crescita soltanto per il vino prosecco, e che ha fatto registrare delle vendite ridotte durante le ultime festività natalizie. All’estero, viceversa, abbiamo ottenuto dei risultati strepitosi, tanto che per il primo anno abbiamo superato i 100 milioni di bottiglie vendute tra Asti spumante e Moscato, confermando il  riconoscimento qualitativo di queste due realtà, uniche al mondo a fare parte del segmento premium degli spumanti dolci e che hanno registrato una crescita rispettivamente del 12% e del 29%”.

Ci può indicare i mercati di riferimento attuali dell’Asti Docg e gli obiettivi di mercati futuri?
“Al momento il Consorzio sta seguendo tre strategie diversificate in termini di individuazione di politiche di comunicazione e marketing e di ricerca di mercati nuovi con interessanti potenzialità di sviluppo. La prima si rivolge ai paesi asiatici, la Cina innanzitutto, dove saremo presenti già alla fine di questo mese per partecipare ad alcuni workshop e successivamente alla fiera di Hong Kong.  Inoltre stiamo sviluppando un piano per affrontare i mercati del Brasile e dell’India, realtà potenziali dove il Consorzio svolgerà una funzione di apripista, lasciando poi che siano le aziende con loro strategie di presenza a seguire i futuri contatti. La seconda strategia riguarda i mercati consolidati in Europa e negli Stati Uniti dove è necessario  consolidare i volumi acquisti e cercare di ottenere una maggiore redditività rispetto a quella attuale. Infine, la terza strategia riguarda l’Italia in generale ed il Piemonte in particolare, dove occorre lavorare maggiormente sulla distinzione tra l’Asti spumante e gli altri spumanti dolci, slegarlo da un consumo esclusivamente periodico destagionalizzandolo”.

Come si attesta la qualità delle uve attuali? Da questa analisi ci può dare delle anticipazioni sulla prossima vendemmia?
“È ancora presto per dirlo ma oramai da anni il livello qualitativo dei trattamenti in vigna e la gestione del vigneto ed in cantina hanno notevolmente migliorato la qualità dell’Asti spumante, portandolo da buono ad eccellente”.

Può darci un’opinione sulla viticoltura che predilige vini naturali?
“È un aspetto a cui come Consorzio teniamo molto e che stiamo portando avanti con diverse attività. In particolare è stata appositamente istituita una Commissione per combattere la flavescenza orata della vite, una malattia che sta iniziando a preoccupare le coltivazioni di vigneto a Moscato Bianco. All’interno della stessa Commissione stiamo definendo anche un protocollo per conoscere ed avere tutti i quaderni di campagna dei produttori. Da lì si lavorerà su un programma per ridurre quanto più possibile i trattamenti fitosanitari”.

Che tendenza sta seguendo attualmente il Consorzio Asti Docg nella produzione?
“L’Italia sta soffrendo un indiscusso momento congiunturale di crisi che si ribalta su tutti i prodotti voluttuari. Per questo bisogna puntare su un progetto che possa distinguere l’Asti spumante, la più grande Docg italiana, dagli altri spumanti dolci. Per questo vogliamo lanciare un messaggio ai consumatori che punti sulle sue caratteristiche  esclusive di bollicine naturalmente dolci con bassa gradazione in linea con le tendenze attuali. La principale attività del Consorzio è partire dal vigneto. Con la Commissione stiamo realizzando una mappa di tutti gli 83,000 ettari che compongono la superficie su cui rientrano i 53 comuni che fanno parte del disciplinare, di cui 10,000 piantati a Moscato, e determinare quelli che possono essere i più idonei per nuovi impianti. Inoltre, stiamo lavorando alla messa a punto di nuovi sistemi per differenziare la raccolta durante la vendemmia con calcoli di maturazione e la realizzazione di un campo pilota sperimentale dove coltivare cloni diversi da quelli abitualmente utilizzati. Infine, l’Assessorato Agricoltura e Foreste ha istruito una Commissione di qualità che sta individuando vigneti con patrimonio storico e culturale in zone più impervie per pendenza, dove l’utilizzo delle macchine risulta impraticabile e dove si sta cercando di rivalutare vigneti per salvaguardare patrimonio paesaggistico ed evitare che il loro abbandono possa causare dissesti idrogeologici ”.

Il numero delle aziende associate è cambiato negli ultimi anni?
“Il Consorzio ha ottenuto a fine 2011 dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali il riconoscimento “erga omnes” con il 60% della produzione e 40% dei produttori di quest’uva.  Attualmente il Consorzio conta 2.400 associati direttamente o indirettamente e rappresenta una superficie intorno agli 8,000 ettari sui 10,000, potendo contare su un peso predominante nella gestione della produzione ed essendo l’unico soggetto di riferimento per tutti gli aspetti che riguardano il coordinamento della produzione e del posizionamento sui mercati”.

Cosa ne pensa della produzione di bollicine in Sicilia?
“La Sicilia è una regione produttrice di grandi vini, dove l’esperienza della coltivazione di uve dedicate alla spumantizzazione potrebbe portare a dei buoni risultati. Un aspetto da non sottovalutare considerando anche la tendenza dei consumi in crescita”.

Daniela Corso