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Scenari

Così rivivono le antiche tradizioni di pesca dello Stretto: tra reti, cucina e borghi marinari

18 Giugno 2021
Rifugio_de_I_Mancuso_e_borgo_Ganizirri_marcyruggi Rifugio_de_I_Mancuso_e_borgo_Ganizirri_marcyruggi

di Marcella Ruggeri

Una barca di nome “Pina”, tre generazioni di pescatori, la magnificenza di una riserva naturale tra laghi e villaggi peculiari a ridosso dello Stretto e la voglia di fare imprenditoria di due donne che restano incollate alla tradizione della propria terra e rimodulano l’antico settore della pesca in chiave turistica e di villeggiatura.

L’input poggia sul marketing e sviluppo di ciò che si possiede per trattarlo come un potenziale tesoro: in questo caso, la barca del nonno materno Mancuso, con cui l’attività di pescaturismo delle sorelle Donato prende il largo a Messina dal 2012. Tutto ruota intorno alla società cooperativa di famiglia “I Mancuso”, costituita da Antonella 37enne e Giusy 33enne, la loro madre Giuseppa e lo zio Antonio Mancuso che “coloriscono” l’accoglienza per i vacanzieri nel loro borgo marinaro natio ovvero Ganzirri. Il rifugio da pesca del nonno Marco è stato ristrutturato e rinnovato secondo la legge regionale di settore che impone ovviamente un adeguamento sui servizi essenziali di ospitalità e sarà pronto, con le dovute autorizzazioni, a partire da luglio con una camera disponibile: un B&B però con la specifica finalità educativa e non alberghiera. La funzione di questa dimora è quella di calarsi nella realtà del pescatore con l’opportunità di compiere battute di “caccia” in mare e “cooking class” sulla terraferma, entrambe con l’equipaggio de “I Mancuso”. Ecco il ventaglio di proposte: il tour dei due borghi Torre Faro e Ganzirri, per spiegare le dinamiche di vita in contrade e vicoli, le origini dei due mari e come questi si compensano fra di loro, i gorgoglii delle correnti, l’escursione con il soggiorno nella casetta oppure solo la battuta di pesca in barca oppure un giorno con “I Mancuso” e un altro in feluca. “È utile spingere i turisti a consumare tutte le tipologie di pesce per tutelare la fauna marina – racconta Antonella -, in particolare il pesce azzurro che ha una riproduzione veloce e una vita più breve ma è anche più consistente perché stanziale e lotta contro le correnti dello Stretto”. “Nonno Marco ci ha insegnato ad avere sempre timore reverenziale nei confronti del mare – incalza Giusy – e questo ci guida”. Dal lato del visitatore, il principio è recepire le abitudini e i saperi di chi vive l’ambiente marino; dal lato dell’impresa locale, è trasmettere il senso di rispetto verso il contesto e le specie ittiche.

Le sorelle Donato hanno delle competenze che sfruttano nel loro quotidiano realizzando una sorta di “agriturismo sul mare”: Antonella è anche presidente dell’Associazione Pescatori Feluche dello Stretto ed è laureata in Scienze Politiche che la aiuta sicuramente negli aspetti del diritto internazionale e nella cura delle attività produttive; Giusy è la poliglotta del gruppo perché laureata in Lingue e riesce a coordinare il turismo straniero che è stato calamitato molto negli anni scorsi (escluso durante la pandemia). Le due donne, insieme allo zio, utilizzano la barca ammodernata (di 6 metri e mezzo) del nonno e dedicata alla nonna per la pesca a tremaglio, un tipo di pesca artigianale costiera entro le 3 miglia che si esercita quasi esclusivamente con una rete da posta. Nel loro bouquet armatoriale adibito alla pescaturismo, ci sono altre tre imbarcazioni, le cui licenze sono state già riunite (da un punto di vista amministrativo il nullaosta è arrivato) per ricavare quella di una nuova feluca che potrà essere ricostruita con una sola delle tre imbarcazioni. Tra gli intenti di Antonella e Giusy, c’è appunto quello di acquistare una nuova feluca per incrementare l’offerta culturale, enogastronomica e di accoglienza nell’ex abitazione del nonno. Quest’ultimo possedeva il tipico peschereccio per la cattura del pescespada, venduto tanti anni fa. “Siamo rimasti in pochissimi a praticare la pesca a tremaglio nello Stretto – riferisce Antonella -. Non si faranno mai le 3 miglia perché bisogna attenersi alle corsie di navigazione, al fondale che ha degradazioni diverse in base all’area in cui si naviga e ci si deve mantenere molto vicini a terra. Utilizziamo questa barca con la rete da posta, la stessa usata dal nonno. Ci affidiamo sempre a tempistiche antiche con un concetto di stagionalità che varia di mese in mese, lo stress meccanico viene ridotto al minimo. Andiamo a pesca di una certa varietà di pesce azzurro che si avvicina di più alla costa cioè aspettiamo il loro momento enogastronicamente più succulento. A giugno che è un periodo scarso, è più facile prendere qualche triglia. A luglio ed agosto si possono pescare le salpe che a Messina sono considerate pesci molto poveri ma in quel periodo sono molto più gustose”. La disquisizione sulle specialità da preparare è avvincente. Si prendono anche parecchi pesci da brodo per esempio le “cucche” una sorta di pesce pappagallo, di colore rosso (femmina) e vinaccia quasi nero (maschio) più frequenti negli anni passati. Vengono venduti all’ingrosso tendenzialmente al mercato Vascone. “Non tutti conoscono le cucche che noi proponiamo in brodo perché più interessanti, ma si possono provare arrostiti – osserva Antonella -. Oggi molti sono abituati a consumare sempre gli stessi pesci. Invece, noi consentiamo anche il giusto ricambio del mare, seguendo questo genere di pescato che permette di portare nei piatti le migliori qualità organolettiche, le più gradevoli. Una parte del pescato va al grossista e una parte va ai turisti, se questi sono con noi nel giro in barca e hanno la possibilità di cucinarlo con noi”.

L’avvicinamento maggiore dei pesci alla costa si traduce con il massimo momento della loro maturazione che li rende più gustosi. Questi elementi rientrano nell’esposizione del linguaggio agli utenti della pescaturismo. “Ci sono dei periodi in cui peschiamo tutti i giorni – avverte la presidente dell’Associazione Feluche – ed altri in cui ci fermiamo per non stressare la risorsa ittica. Operiamo con una certa ratio per non vendere il pesce a prezzo inferiore”. Marzo e aprile periodo delle ope grosse. Maggio e giugno rappresentano un periodo morto: si pescano poche triglie e pochi scorfani. Con il cambio della temperatura dell’acqua, il pesce deve capire se dirigersi verso terra o meno. A fine luglio – agosto, si pesca qualche scorfana un po’ più grossa e le cucche. A settembre ci fermiamo un po’. Sauri e sgombri si prendono con le lenze e non tutto l’anno, noi col tremaglio riusciamo a pescarli solo durante la passa e appositamente d’inverno, gennaio – febbraio”.

Poi Antonella denuncia un fatto scandaloso: “Negli ultimi sei anni, le imbarcazioni di tutti i tipi di pesce si sono ridotte del 50-60% in Sicilia. Il Ministero non rilascia più nuove licenze e ha deciso che la flotta italiana è sufficiente quando invece nella nostra Isola ha subito una brutta flessione. Chi vuole darsi alla pesca come mestiere dovrà acquistare una licenza già esistente da un altro pescatore. Si va verso la logica di un consumo di pesce solo di importazione”. Barche che lavorano col tremaglio saranno tre o quattro, nonostante questo tipo di pesca sia reputato altamente sostenibile e selettiva. “Non portiamo a terra alcun esemplare di scarto – si infervora -. Non andiamo ad intaccare risorse che non vengono utilizzate. Se non ho vendita preferisco non andare a pescare. Ho un’ottica di grande rispetto per l’ambiente”. Fortunatamente, nessuna Feluca è stata dismessa nello stesso periodo. L’ultima dismissione risale ai primi anni ’90 quando la flotta da venti è scesa a dieci in un decennio. Si attende l’istituzione di un Registro regionale di ittiturismo che si incastri nei Piani di Gestione della legge su come, dove e quando i pescatori possono esercitare la loro professione. La norma che “disciplina la Pesca Mediterranea in Sicilia” è destinata a potenziare anche le infrastrutture della filiera quindi i mercati del pescatore e ittici, i porti e i luoghi di sbarco ma intanto incoraggia la pescaturismo, l’ittiturismo e la vendita diretta.

Per informazioni, www.pescaturismoimancuso.com/, la pagina Facebook “Pescaturismo I Mancuso”, imancusomessina@gmail.com, 349 5309904.