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Scenari

Crisi Ucraina-Russia, grano alle stelle: in una settimana il prezzo aumenta del 10%

26 Gennaio 2022

La crisi Ucraina con il rischio dell’invasione russa fa balzare di quasi il 10% in un sola settimana il prezzo internazionale del grano, con tensioni sul mercato alimentare e il rischio di carestie.

È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sull’andamento delle quotazioni al Chicago Board of Trade (Cbot) punto di riferimento mondiale delle materie prime agricole. “L’Ucraina – sottolinea la Coldiretti – ha un ruolo importante sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5/o posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7/o posto). La Russia è il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale mentre l’Ucraina si colloca al terzo posto e la preoccupazione che le tensioni tra i due Paesi possano bloccare le spedizioni dai porti del Mar Nero con un crollo delle disponibilità sui mercati mondiali che ha fatto impennare i listini, già sui livelli di massimo storico con effetti sull’inflazione”.

Una emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia che importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e nel 2021 ha importato oltre 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina e circa 100 milioni di chili di grano dalla Russia che peraltro ha già annunciato di limitare dal 15 febbraio al 30 giugno prossimo le proprie esportazioni. Per il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti comunque, “le crescenti e preoccupanti tensioni tra Federazione Russa e Ucraina possono destabilizzare il mercato internazionale dei cereali ma l’Unione europea sarebbe al riparo grazie all’abbondanza della produzione interna. Secondo le ultime stime della Commissione nella campagna di commercializzazione 2021-2022 la produzione di cereali si attesterà nell’Unione europea ad oltre 290 milioni di tonnellate. Un quantitativo sufficiente a coprire il fabbisogno interno e ad alimentare un importante flusso di vendite fuori dall’Unione. Ancora una volta l’indipendenza alimentare si conferma un punto di forza dell’Unione europea”.

C.d.G.