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Scenari

Doc Sicilia, ci sono i numeri per l’erga omnes

05 Febbraio 2014
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Diventerà uno dei consorzi più importanti d'Italia.

Lo dicono i numeri che serviranno per ottenere l'erga omnes. La Doc Sicilia ha raggiunto, e anche superato di molto, i prerequisiti minimi per l'obbligo esteso a tutti coloro che hanno rivendicato la Doc Sicilia di contribuire economicamente alle attività del Consorzio, associati e non. Più del 50% dei viticoltori hanno prodotto uve Doc Sicilia, oltre 1600 si sono associati, ben al di sopra della soglia minima del 40% prevista dal decreto sull'erga omnes. E addirittura l'80% della produzione certificata Doc Sicilia è stato garantito dai consorziati (per ottenere l'erga omnes deve esserlo almeno il 66%).


Antonio Rallo

“Risultato fondamentale per una Sicilia decisa a conquistare il mondo – ha dichiarato Antonio Rallo, presidente del Consorzio Doc Sicilia -. Grazie all'erga omnes potremo dedicarci ancora di più alla valorizzazione e comunicazione dei nostri territori e delle nostre potenzialità enologiche. Gran parte dei contributi obbligatori versati al Consorzio andranno a finanziare anche questa cruciale e imprescindibile attività assieme a quella di tutela e controllo. Possiamo ritenerci soddisfatti, il merito e un ringraziamento va ai consiglieri che hanno girato in lungo e in largo la Sicilia facendo un ottimo lavoro di aggregazione”. I contributi dovranno essere corrisposti, quindi, da chi è iscritto al Consorzio Doc Sicilia e da chi non lo è, per chilo di uva, per litro di vino o per bottiglia prodotta.

Ma adesso che ci sono tutti i numeri si aspetta l'avallo del Ministero delle politiche Agricole e Forestali. A Roma, i tempi tecnici per concedere ufficialmente l'erga omnes richiedono in media tre mesi. “La settimana prossima invieremo tutta la documentazione – ha anticipato Rallo -. L'iter dovrebbe essere veloce dato gli ampi margini raggiunti”. 

Se ancora non è possibile quantificare quanto vino sia stato prodotto a Doc Sicilia con la vendemmia 2013, i dati invece relativi al 2012 sono alquanto significativi. Sono stati rivendicati a marchio Doc Sicilia 533mila ettolitri di vino, pari ad un potenziale di 70 milioni di bottiglie. “Questo quantitativo consiste in vino rivendicato e non certificato – tiene a ribadire il presidente del Consorzio -. Significa che il volume prodotto è stato ottenuto rispettando il disciplinare della Doc Sicilia. Invece, per metterlo nel mercato con il marchio Doc Sicilia è necessaria la certificazione. Cioè quel benestare che viene dato in seguito al prelievo del campione e al controllo, organolettico e chimico, attuati per verificarne l'idoneità. Solo allora, al termine di questo processo si può andare sul mercato come Doc Sicilia”. 

A questo punto si apre un capitolo decisivo. Il Consorzio è destinato a diventare un attore dalla mole non indifferente e potrà giocarsi, con spalle ben larghe, la partita oltre confine. Infatti, diventerà l'attore principale in termini di decisioni e controllo delle politiche di valorizzazione.  Raggiunto questo importante traguardo, che vedrà la Sicilia sempre più protagonista nello scenario globale, si avvicina un'altra data critica e altrettanto cruciale del calendario del Consorzio. L'Assemblea per le elezioni della futura guida. Sarà un incontro partecipato, considerato poi i numeri degli iscritti. Nella location, ancora non stabilita ma che dovrebbe assicurare un numero di posti che solo il teatro Massimo del Capoluogo siciliano può garantire, giungeranno produttori da ogni parte dell'Isola. Il toto scommesse è già partito ma sui papabili le bocche rimangono più che cucite.

Capitolo controlli in chiusura: deve per forza esserci un “controllore” per evitare che il mercato venga invaso da falsi. E per questo si sta studiando una convenzione che coinvolga l'Istituto Vite e Vino della Sicilia. 

Manuela Laiacona