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Scenari

Doc Sicilia, iscritti oltre 33 mila ettari. Corsa contro il tempo per il consorzio

15 Maggio 2012

La Doc Sicilia compie un altro poderoso passo avanti.

All’assessorato regionale all’Agricoltura risultano iscritti oltre 33 mila ettari. E’ il primo tassello di un iter che porterà l’Isola a poter imbottigliare il primo vino con il marchio Doc Sicilia a partire dalla vendemmia 2012. Ma il dato porta ad un’altra considerazione: con i termini per le rivendicazioni ancora aperte la Doc Sicilia è già di fatto la Doc italiana più estesa. Supera anche i 17 mila ettari del Prosecco. C’era da aspettarselo e tutto questo comporterà un’attenzione e un senso di responsabilità massimi per evitare che il vino Doc Sicilia si inflazioni troppo. Ma a sentire alcuni produttori è un rischio che non sarà difficile evitare perché tutta l’offerta dovrà rispettare paletti e indicazioni che, vuoi o non vuoi, faranno solo del bene all’offerta complessiva e anche al brand Sicilia.

La notizia degli ettari rivendicati fa il paio con un’altra notizia. Si sta lavorando alacremente per la costituzione di un consorzio di tutela dei produttori. Un passaggio delicatissimo e fondamentale perché lì si gioca tutta la capacità della Doc Sicilia di essere un marchio serio e produttivo. In prima fila c’è Assovini Sicilia e il cartello di aziende che rappresenta il salotto buono dell’Isola. Ma non solo: ci sono le organizzazioni professionali (Coldiretti, Cia e Confagricoltura) e gli organismi delle cooperative. Ed è una corsa contro il tempo perché il desiderio, non nascosto, di Assovini, per esempio, è quello di creare un consorzio nel più breve tempo possibile, diciamo 15 giorni al massimo. Ed una ragione c’è. 

Fare in tempo per presentare progetti e attingere ai fondi per la promozione nei Paesi Terzi. La Sicilia ha a disposizione otto milioni e mezzo. Una bella sommetta ma c’è tempo fino all’11 giugno per presentare le domande. E se ci fosse già un consorzio – anche senza il placet del ministero, che potrà arrivare in seconda battuta – si potrebbe presentare un’istanza per attingere ai fondi. E farlo per la Doc Sicilia significa poter contare sul finanziamento dell’80 per cento delle spese piuttosto che del 50 per cento, rimborso previsto per le singole aziende. La creazione del consorzio tuttavia presenta passaggi non facili: per esempio, quanti componenti? In realtà è possibile un consiglio da 3 a 21 componenti.


Antonio Rallo

Ma per esempio Antonio Rallo, presidente di Assovini Siciia si augura un consiglio di 7, massimo 9 componenti “per evitare di mettere su un organismo pletorico”.  Altro problema: che tipo di statuto? Qui i margini di manovra sono davvero ristretti perché la legge sui consorzi ormai ha maglie molto strette.  Rallo confessa che si sta studiando lo statuto di qualche consorzio del Nord che sta funzionando bene, consorzi veneti e friulani, in particolare. Ed ancora: chi deve fare parte del consorzio? Qui la scelta dovrebbe essere più ecumenica possibile. E c’è da giurare che organizzazioni professionali e rappresentanti delle coop non rinunceranno alla possibilità di avere un rappresentante nel consiglio. Ed anche sul presidente: deve rappresentare la sintesi di tutto. Che in Sicilia non è facile.

La partita insomma è delicatissima. Rallo in un colloquio con altri colleghi produttori ribadiva qualche giorno fa il suo ragionamento: “Bisogna fare in fretta perché il brand Sicilia non può aspettare più. C’è tanto vino da vendere, dobbiamo essere bravi a commercializzarlo in tutto il mondo, la Doc Sicilia può essere un’occasione unica. Con un obiettivo: ridare fiato e reddito ai viticoltori perché il vino che va venduto nel mondo deve servire a remunerare soprattutto loro. Il vigneto Sicilia si sta riducendo sempre più e non possiamo permetterci di perdere terreno ancora. Basterebbe chiedere: quanti viticoltori sono tornati a produrre quest’anno dopo aver beneficiato della vendemmia verde nel 2011? Il brand Sicilia non può aspettare più”. 

F.C.