Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

“Il turismo enogastronomico è tutto da re-immaginare”

12 Maggio 2020
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di Michele Pizzillo

Secondo l’Osservatorio Nomisma, nella lista delle cose da fare finito il lockdown, al secondo posto c’è “una cena fuori” (importante per il 43%), subito dopo il “riabbracciare i propri cari”.

Un dato, a pochi giorni dalla tanto attesa decisione di autorizzazione all’apertura dei ristoranti, che ha un po’ galvanizzato i partecipanti al Food&Wine Tourism Forum, organizzato dall’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero e che ha proposto una riflessione sul tema della sostenibilità. Finalità del forum era una riflessione sul turismo enogastronomico e quindi, la ricerca di Nomisma è importante per un settore che va incontro a non poche incertezze e, anche, ad una crisi che sicuramente coinvolgerà decine di migliaia di imprenditore dell’horeca. Tant’è vero che al dato sulla voglia di una cena fuori subito dopo il lockdown, pesa il calo di consumo di vini che riguarda tre italiani su dieci. La motivazione di questo calo, sempre secondo Nomisma, sta nel fatto che il vino sembra non poter prescindere dal suo aspetto di socializzazione: “Non vado più fuori casa in ristoranti/bar” è proprio la principale causa del calo con il 37% delle risposte, ma anche “non posso bere in compagnia” (11%) e “faccio meno aperitivi” (10%) sono risposte collegate all’elemento conviviale alla base del consumo stesso.

La ristorazione sta attraversando un momento difficile: senza i clienti, la cucina, le ore di lavoro e l’adrenalina a cui i cuochi e gli chef sono abituati sono ormai a zero. La cultura gastronomica dell’Italia ha una lunga tradizione ed è apprezzata moltissimo dagli stranieri. Anche questo deve servire da stimolo per rinnovarsi e riformularsi. È necessaria una grande capacità di adattamento da parte del comparto della ristorazione e un’estrema sensibilità nei confronti dei clienti. Ci sono diverse soluzioni per reinventarsi, come il delivery per esempio, definita “una carezza verso i clienti”. Sì al food delivery e alle soluzioni alternative per affrontare il momento delicato che stiamo vivendo, ma è importante tornare a fare i ristoratori, nel senso classico del termine, perché la differenza si fa dentro un locale. Due mesi di chiusura non possono però cancellare anni di lavoro e un’identità conquistata. Qualità, ospitalità e prezzi non dovranno cambiare. Per garantire queste caratteristiche è necessaria un’attenzione del Governo che andrà a formalizzare le regole e rendere sostenibile la situazione.

Con l’avvicinarsi della riapertura, c’è grande attesa da parte dei ristorati e dei clienti. A quest’ultimi si chiede anche un cambio di abitudini: andare al ristorante in orari differenti. Insomma, se un cambiamento deve esserci, dovrà esserci per tutti. E, con l’avvicinarsi della riapertura, la situazione pare che si vada gradualmente delineandosi con un inedito scenario di un turismo non post-Covid-19, ma che convive con il virus. A questo punto, dicono gli organizzatori del forum, cambiano i bisogni e quindi i comportamenti, tant’è che tutte le ricerche indicano una stagione turistica basata prevalentemente sul turismo interno, con spostamenti in auto e con una domanda crescente di natura, lentezza, autenticità, sicurezza e benessere nella sua accezione più ampia. Incontro dopo incontro, affrontiamo in tempo reale i temi legati a questa “nuova normalità” sia sotto l’aspetto strategico sia dal punto di vista operativo per capire come il turismo enogastronomico sia in grado di rispondere ai nuovi modelli di viaggio.

Al Forum hanno partecipato Alessandra Priante, direttore Europa Unwto (l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di Turismo) e l’albergatore Michil Costa, presidente di Maratona dels Dolomities – con Mauro Carbone e Roberta Milano, rispettivamente direttore dell’Azienda turistica e coordinatore scientifico del forum come moderatori -, mettendo la sostenibilità al centro della discussione. Anche perché “sostenibilità”, è un tema fortemente connesso al turismo gastronomico che, per sua natura, vive dello stretto legame tra prodotti, territorio, persone e viaggi. Anche perché, se il turismo è uno dei settori più colpiti, il turismo enogastronomico lo è ancora di più perché somma gli effetti della social distance nel settore ricettivo a quelli della ristorazione.

“È il momento di fermarsi a riflettere sul futuro, sulla visione di turismo che siamo chiamati a re-immaginare e riprogettare – dicono all’Ente del turismo delle Langhe – Questa crisi accelera l’urgenza di scelte nette nella strategia e azioni concrete conseguenti nell’unica, a nostro avviso, direzione possibile. L’obiettivo del forum è il rafforzamento reciproco tra turismo e enogastronomia, I relatori ci forniranno un quadro anche internazionale su turismo e i 17 Sdg’s (Sustainable Development Goals), con l’obiettivo di coniugare approccio sostenibile e reddittività attraverorum è il rafforzamento so la creazione di nuovi modi di fare impresa.