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Scenari

Istituto Grandi Marchi: ora puntiamo alla Russia

04 Giugno 2012


 Piero Antinori
presidente Istituto Grandi Marchi 

Diminuisce in volume ma aumenta in valore, è il dato di questi ultimi tempi che descrive l’export del vino italiano riferito a tutti i mercati, anche a quello russo.

E’ infatti cresciuto dal 2009 il fatturato verso il bacino più promettente dell’area Bric: in quell’anno l’export assicurava  65 milioni di euro, nel 2010 è arrivato ad un fatturato complessivo di quasi 104 milioni di euro per valere 118 milioni di euro nel 2011. Sono le stime Istat e sono confermate appieno dall’ Istituto Italiano Grandi Marchi, il gruppo che riunisce i 19 brand del vino italiano tra i più prestigiosi. Fra poche ore farà  tappa  proprio in Russia dove darà vita alla manifestazione “Solo Italiano Great Wines”, unva vetrina con le etichette del salotto buono al centro di incontri, seminari e degustazioni, rivolti ad esperti e buyer russi e alla stampa. E toccherà tre città sovietiche: Mosca, San Pietroburgo e Ekaterinburg.

Giancarlo Voglino, socio fondatore e general manager di International Exhibition Management, che sarà presente all’evento, ci dice come risponde attualmente la nicchia composta dagli estimatori della massima rappresentanza dell’enologia made in Italy. E come è deducibile quando si parla del trend dei beni di alta gamma, questa fascia di mercato non risente affatto della crisi. “Anzi questa nicchia si sta allargando, il mercato russo cresce – conferma Voglino -. Si fa più margine. Aumenta la presenza di vino di qualità, anche se c’è una flessione rispetto agli anni precedenti per quanto riguarda la quantità”. Rispetto al 2010, infatti, secondo la ricerca Istat, il volume di litri italiano sarebbe calato del 30% (nel 2011 registrati 75 milioni e mezzo di litri contro i 108 del 2010).


Giancarlo Voglino

A fronte di questo vi sarebbe però un mercato comunque sempre più ricco ed “esperto”. “Ci sono sempre più ampi spazi per i prodotti di alto livello. Si stanno espandendo i prodotti di lusso, di cui fanno parte i vini che rappresentiamo. Ma se c’è questa tendenza è perché siamo di fronte a consumatori molto preparati, contrariamente a quanto si possa pensare. Perché i russi vantano una tradizione, non scordiamoci della Moldavia e della Georgia. Apprezzano tantissimo il vino rosso”. Anche se la tipologia più richiesta rimarrebbe sempre lo Champagne. “I russi sono per antonomasia i classici consumatori e amatori di bollicine. Però adesso è il brand italiano che cercano, amano tutto dell’Italia”. Nelle date dell’evento infatti Carpenè Malvolti, nome rappresentativo delle bollicine di Conegliano, uno dei big dell’Istituto Grandi Marchi, sarà protagonista in Russia di due walk around tasting e di un seminario curato da Civiltà del Bere “Le nuove sfide del vino italiano”. Lo farà con la Cuvée Extra Dry Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg e il Frizzante Doc Spago Carpenè Malvolti e poi il Cuvée Brut Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg.

C.d.G.