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Scenari

L’appello di Oscar Farinetti: “Un marchio unico per i prodotti italiani e un solo macrodisciplinare”

06 Giugno 2013
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Un marchio unico per l'eccellenza italiana. 

E' la proposta che Oscar Farinetti lancia in collegamento con Porta a Porta mentre si trova a Sao Paolo di Brasile dove fra poche ore chiuderà l'accordo per l'apertura del primo Eataly del Paese. Esorta anche alla creazione di un macrodisciplinare del vino “per dimostrare – citando le sue parole – che il nostro vino è il più pulito. Anzi sul concetto di pulito dobbiamo insistere – precisa –  è la vera azione di marketing del domani”. Temi importanti quelli affrontati nel corso dell'edizione speciale di Vespa mandata in onda in occasione della giornata mondiale contro lo spreco. Oscar Farinetti, anche se lontano dallo studio, è stata la presenza “più ingombrante” e sferzante che ha messo sul tavolo senza mezze parole e termini le problematiche del comparto agroalimentare italiano, che gravano poi sul sistema economico sempre più dipendente da esso, e le possibili soluzioni. Semplificazione. Questa la parola a cui si è appellato e su cui poi hanno discusso anche gli ospiti della trasmissione. Una semplificazione trasversale, che parta prima di tutto dallo snellimento della burocrazia fino ad arrivare al coordinamento, ad una gestione razionale, degli organi e delle forze dell'ordine preposti al controllo. “La forza del nostro Paese è la biodiversità e in questo siamo superiori alla Francia. “E se l'obiettivo (riferendosi alle esportazioni di vino) è quello di fare alzare il prezzo medio dobbiamo fare percepire questa grande differenza”, dice. Ma per tutelare la qualità italiana bisogna porterla raccontare. E Farinetti fa un altro paragone con la Francia, cita la capacità dei cugini d'oltralpe di avere colonizzato l'Italia e altri Paesi con il retail. “Per vendere il nostro agroalimentare fuori  bisogna avere un retail italiano, mentre loro ci colonizzavano noi non siamo riusciti ad aprire supermercati all'estero. Con Eataly stiamo dando il buon esempio. E per fortuna molti rtailer italiani adesso hanno cominciato ad andare nel mondo a vendere il nostro cibo”. 

Sulla tutela l'unico vero strumento per Farinetti davvero efficace è il marchio unico dell'eccellenza italiana da applicare a tutti i prodotti, dall'olio, al Parmigiano. Il modo più semplice e allo stesso forte per difendere il Made in Italy dalla contraffazione e anche il più immediato per informare il consumatore. “In fondo questo marchio – ribadisce Farinetti – dovrebbe essere come Il Vero Cuoio Italiano, o il Pura Lana Vergine che hanno funzionato”. Dinnanzi ai controlli esercitati dagli organi preposti a verificare la qualità del prodotto e la condotta delle aziende, Farinetti lancia ancora un input. “I consumatori devono fare i polizziotti. Dobbiamo solo dare loro gli strumenti per distinguere l'originale dal falso, per comprendere il valore della nostra produzione e del nostro Paese.  Su questo si deve lavorare”. 

Sempre lucido, si dimostrava un vulcano Farinetti ad ogni spazio che gli concedeva Vespa. E come lui stesso ha ammesso “non si ferma”. Imminenti , infatti tre aperture fuori confine. Viaggia con il vento in poppa nel progetto di esportazione del modello Eataly nel mondo. Scherzando esterna la volontà di volere aprire il suo food store dedicato alle eccellenze agroalimentari nazionali, e alle piccole aziende artigiane, in quasi tutti i Paesi del Mondo. Dice: “Ci sono 194 Paesi, non arriverò in tutti in vita ma in buona parte vogliamo esserci”. Così, dopo avere annunciato l'accordo in Brasile per lo store che si affaccerà sullan via principale della città con 4500 metri quadri, anticipa l'apertura di un altro Eataly negli States, a Chicago prevista per novembre con ben 8mila metri quadri di spazio. Eataly sbarcherà anche a Mosca, fra un anno e mezzo, l'intesa è stata conclusa pochi giorni fa nella capitale russa. 

A Porta a Porta gli interventi di Farinetti si sono inseriti tra le  testimonianze e le analisi degli ospiti in studio tra cui: il Ministro delle Politiche Agricole e Forestali Nunzia De Girolamo, il presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo Paolo De Castro, Sergio Marini presidente della Coldiretti, Franco Maria Ricci e la conduttrice di Linea Verde Elonora Daniele. 

A lanciare proposte non è stato solo Farinetti. In studio la De Girolamo, riferendosi all' Expo 2015 di Milano, vetrina importantissima per il Made in Italy, annuncia “in anteprima”, come tiene a precisare, il suo impegno per la realizzazioone di un padiglone vino, come biglietto da visita di una Italia sana, operativa e che fa alta qualità. Sui dati forniti da Coldiretti, tante le riflessioni scaturite sullo stato attuale della crisi, che si sta facendo sentire nei drastici tagli della spesa degli italiani (nel 2006 si spendevano 130 miliardi l'ultimo dato palesa un calo drastico,la spesa degli italiani adesso ammonta a 117 miliardi di euro), e sul fronte Europa e  mercati esteri dove il Made in Italy è braccato dai falsari. Da Vespa la Coldiretti ha portato i prodotti che sfruttano l'Italian sounding venduti all'estero, dalla Mortadella Siciliana, al famoso Parmesan, al Finocchiono. Lo scenario estero però si presenta spaccato in due, da un lato ci sono i consumatori non informati per carenza di operazioni di promozione dell'eccellenza italiana, dall'altro richieste, soprattuto da parte dei nuovi mercati, di prodotti di alta qualità e 100% italiani, come riferito da Giuseppe Di Martino, presidente del Consorzio Pasta di Gragnano, anch'esso ospite in studio e appena rientrato in Italia dalla Cina. “A Pechino – riferisce – la camera di commercio mi ha letteralmente pregato di fornire pasta italiana della nostra qualità. Mi hanno spiegato che la gente lì vuole il prodotto italiano e non uno qualsiasi”. 

La puntata ha avuto come leit motiv  la questione più urgente, il rilancio dell'agricoltura. Per Sergio Marini può avvenire solo se l'agricoltore diventa protagonista della fliera che lui stesso crea: “Non solo in Italia ma soprattutto all'estero, certo grazie ad una efficace mediazione e partnership, ma in questo modo può accorciare la filiera. Abbiamo ancora autostrade da percorrere”.   

De Castro sul ruolo delle decisioni che prende l'Euopa sull'agroalimentare e l'agricoltura invita a non demonizzarla tout court. “Spesso attribuiamo le colpe all'Europa – dice – ma perché non vogliamo  ammettere le nostre”. E porta qualche notizia da Bruxelles. Come l'intenzione di Ciolos di ripensare e valutare il dietro front dell'Ue che ha fatto qualche settimana fa in merito al divieto delle confezioni senza etichetta e senza sistema anti ricolmatura previsto da una delle modifiche al regolamento su etichettatura e commercializzazione dell'olio extravergine d'oliva. Sulla tassa tanto discussa invece in questi ultimi tempi, l'IMU, corale è stato il plauso al Governo che ha dato un segnale importante sull'importanza del settore primario per l'economia e lo sviluppo del Paese, sospendendo l'imu sui beni immobili agricoli, perché beni strumentali. “In Italia biosgna tassare la ricchezza, la proprietà – ha ribadito De Castro – non gli strumenti con cui si produce la ricchezza”. 

Manuela Laiacona