Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Le parole dell’anno 2023 (secondo noi)

01 Gennaio 2023
parole parole

Ormai è la decima edizione del nostro “speciale” dedicato alle “Parole dell’anno”, ossia quali parole, secondo noi, caratterizzeranno l’anno che è appena iniziato.

E la tradizione non poteva certo interrompersi quest’anno. Ecco, dunque, quali saranno, almeno per ognuno di noi, i termini protagonisti di questo 2023. Un anno che, speriamo, sia pieno di tante cose belle. Fateci sapere le vostre parole dell’anno. Intanto immensi auguri di buon 2023!

FABRIZIO CARRERA
CONSAPEVOLEZZA

La mia parola è consapevolezza. Un vocabolo che mette insieme la presa di coscienza e il sapere. Due elementi straordinari dei soli esseri umani. Che presuppongono l’intelligenza e la voglia di conoscere, la capacità di ragionare su sé stessi e sulle cose, ma anche una visione che va oltre le cose stesse. La consapevolezza non si può imporre. Si ha consapevolezza quando si conoscono i limiti e le potenzialità. Dobbiamo essere tutti più consapevoli su più aspetti del nostro quotidiano. Più consapevolezza, più intelligenza.

GIORGIO VAIANA
C**O/FORTUNA

In tante parti d’Italia il 2023 è associato al “c**o”, o meglio alla fortuna. Mi ricordo le care e vecchie tombolate di famiglia… Ad ogni “23” estratto era un coro di “c**o”, tra le risate generali di noi bambini che quella parola non potevamo pronunciarla. Se non in quell’occasione. E allora la mia parola di quest’anno non poteva che essere questa, il simbolo della fortuna. Difficile capire perché il “lato B” sia associato alla fortuna. Sul web si trovano tante spiegazioni più o meno plausibili. Noi, però, ci concentriamo sul fatto che ormai è assodato. E allora tante “botte di c…” per tutti quest’anno. Un 2023 che si preannuncia complesso, con difficoltà legate a vari aspetti (sociali, economici, politici) e che quindi necessità di tanti… 23. Buon anno!

TITTI CASIELLO
INSISTERE

Quando le tue scelte ti dirottano fuori da ogni orbita modaiola e il cono di deiezione della luce sembra diventare catarifrangente, la mia parola, per il 2023, è insistere. Insistere anche se la sconfitta pare aspettarti dietro l’angolo con quelle stesse mani andreottiane giunte e soddisfatte. Io quest’anno ho deciso, comunque, di insistere. L’ho imparato ascoltando le tante storie dei vignaioli resilienti. Penso a quelli di Cirò, agli ostinati dell’Irpinia, a chi a Montalcino è uscito dal Consorzio, a chi produce fuori dall’areale della Franciacorta, a chi rinuncia alla fascetta di denominazione. Insomma penso a chi ha deciso di seguirsi e non seguire. A chi, in un ascolto attento e con uno sguardo lento, ha stabilito con se stesso e non con gli altri, pur col rischio di fallire, di mantenere fede al proprio, personale credo di “felicità”, insistendo.

ROBERTO CHIFARI
SERENITÀ

In un’epoca in cui si ricerca solo la felicità come stato emozionale transitorio ed effimero, forse dovremmo ricalibrare i nostri desideri su qualcosa che davvero ci possa fare stare bene. La parola del 2023 per me è serenità, perché la meritiamo tutti ma nessuno davvero la cerca. E per conquistarla dovremmo imparare a lottare ogni qualvolta sentiamo la necessità di trovare la nostra pace interiore.

AMBRA CUSIMANO
CRITICA

una parola troppo spesso incompresa. La critica fine a sé stessa, e dunque sterile, senza argomentazioni e conoscenza reale di ciò che si sta criticando, divide, demolisce e spaventa. Ma quando, invece, la critica diviene costruttiva, con il fine di portare all’attenzione una problematica che può essere cambiata in meglio e per il bene comune, allora che ben venga. A questo si aggiunga che, quando si critica qualcosa, sarebbe sempre opportuno farlo con i giusti modi, cercando di non scadere in sciocchi diverbi. Affinché ciò avvenga, impariamo anche ad utilizzare i termini giusti, ad esempio: “non mi piace” indica che ciò che è stato assaggiato non è di nostro gradimento, mentre “non è buono” ha un’accezione oggettiva, quindi quello che vale per me, vale per tutti in maniera unanime. Nel mondo dell’enogastronomia criticare è un’abitudine consueta, a volte utile, altre volte no. A tutti i “critici” culinari ed enologici, che non passi in secondo piano l’accortezza ed il rispetto per tutto quello che c’è dietro a ciò che si critica.

GIADA GIAQUINTA
ARMONIA

“Tra due individui l’armonia non è mai scontata, deve essere continuamente conquistata” diceva la scrittrice e filosofa Simone de Beauvoir. Mi piace pensare a questo termine trasversale al campo della musica, delle arti figurative, della filosofia, nelle relazioni tra individui e in cucina. Un accordo perfetto di elementi differenti. Come anche negli abbinamenti a tavola.

FEDERICO LATTERI
CERCARE

Cercare risposte, cercare motivazioni, cercare di migliorarsi, cercare la felicità, cercare novità… Sì, è importante essere sempre alla ricerca di qualcosa. Ci anima, ci fa andare avanti, ci rende più sicuri, illumina la mente. Il nostro percorso potrà essere molto facile, particolarmente difficile o addirittura sembrarci impossibile. Non importa, cerchiamo di non farci scoraggiare. Se dovessimo cadere sarà solo un’occasione per rialzarci, se a un certo punto le difficoltà dovessero sembrare insuperabili non smarriamoci, abbandoniamo in fretta la tristezza di una delusione, pensiamo innanzitutto quanto il nostro percorso ci ha arricchito e quante nuove strade si possono aprire davanti a noi giorno per giorno. In realtà non sapremo mai dove arriveremo, a volte tutto sembra chiaro, a volte meno. Ma non fermiamoci mai, cerchiamo sempre qualcosa, credendoci, impegnandoci, rischiando.

ALESSANDRA MELDOLESI
RESILIENZA

La mia parola dell’anno è “resilienza”: dopo tre anni di sciagure, è più che mai attuale una qualità che da sempre ci contraddistingue, la capacità di dare il massimo se confrontati alle avversità.

CLARA MINISSALE
GENEROSITÀ

La mia parola per il 2023 è generosità perché denota nobiltà d’animo, della quale si sono un po’ perse le tracce. Fare le cose con generosità significa farle pensando non solo a se stessi ma al bene comune. Produrre con generosità – che si tratti di produzioni agricole o di coltivazione della terra, che sia la produzione di un insieme di ingredienti o di un piatto – vuol dire metterci tutto l’impegno possibile per fare le cose al meglio, tenendo conto del benessere di tutta la filiera, qualunque essa sia. Ecco, auguro alla Terra tanta generosità.

MADDALENA PERUZZI
CONTATTO

In un mondo sempre più “contactless”, la mia parola-ispirazione per il 2023 è contatto. Contatto con la realtà. Contatto con gli altri. Abbiamo perso un po’ di entrambe le cose ultimamente. La pandemia ha solo estremizzato una tendenza già in essere, comunque. Il mondo contemporaneo ci fa credere che l’iperconnessione annulli le distanze mentre le rende abissali. Abbiamo bisogno di persone a cui rivolgerci, da incontrare, persone che per noi ci siano davvero. Abbiamo bisogno di stringere mani, del calore di un abbraccio. I contatti creano una rete che è poi il nostro mondo. Le nostre relazioni sono il nostro mondo. E le reti sono anche una sicurezza. Salvano la vita. Sì, abbiamo bisogno di contatti, ma reali.

STEFANIA PETROTTA
CONSAPEVOLEZZA

Sarà perché sembra che il mondo intero sia stato catapultato in un susseguirsi di eventi che lo mettono ogni giorno a dura prova facendone risaltare criticità e controsensi, ma se c’è una cosa di positivo in tutte queste brutture che ci circondano è che finalmente pare che l’uomo, dall’elemento unitario a quello collettivo passando per i governi, si stia rendendo sempre più conto che occorre vivere la vita con maggiore consapevolezza. Che essa sia rivolta al consumo energetico, alla necessità di differenziare i rifiuti, all’eticità delle produzioni, fino ad arrivare ad argomenti sociali di rilevanza, poco importa. La cosa fondamentale è che sembra, e sottolineo sembra, che l’umanità finalmente stia acquisendo la consapevolezza che il proprio passaggio su questa terra generi, nel bene e nel male, dei mutamenti che non sempre possono essere non solo annullati, ma addirittura controllati. Dunque, mi auguro che di consapevolezza siano pregne le nostre vite ogni giorno di più a partire dall’immediato, a cominciare dal nostro (piccolo) quotidiano fino a raggiungere livelli globali.

MICHELE PIZZILLO
GENTILEZZA

Secondo Khalil Gibran, poeta-scrittore-pittore-aforista libanese-americano, tenerezza e gentilezza non sono sintomo di disperazione e debolezza, ma espressione di forza e di determinazione. Tant’è vero che Buone Notizie, allegato del Corriere della Sera, nel raccontare la campagna di lancio dell’alfabeto della gentilezza ha riportato quanto ha scritto un ragazzino: “Essere gentile è coraggioso, oggi. Ma io voglio essere gentile”. E, allora, possiamo dire che siamo sulla buona strada perché sarà sempre più facile incontrare persone che non hanno “paura” di mettere in mostra la loro gentilezza quando – per essere in tema con gli argomenti trattati da questo giornale – accolgono i clienti nel proprio locale o in quello dove lavorano, creando qualche problema a chi è solito pensare – sbagliando, secondo noi – che il rispetto si conquista solo perché si è clienti del locale o della cantina che si visita.
Invece con modi garbati si ottiene tutto e, qualche volta, anche quello che si ha l’idea che possa essere impossibile da avere, perché gentilezza e tenerezza sono un’arma straordinaria per mettere in difficoltà il villano. E, poi, essere accolto in un ristorante con modi gentili, già predispone a chiudere un occhio se si dovesse verificare qualche errore o in cucina o nel servizio ovviamente, a tutto vantaggio del ristoratore. Insomma, gentilezza e tenerezza pagano… Sempre.

FABIOLA PULIERI
OLEOTURISMO

Le esperienze sono ciò che resta di un viaggio, di una degustazione, di un momento vissuto che porteremo con noi per sempre. Sensazioni, emozioni e arricchimento sono tutti racchiusi in esperienze come quelle che si possono vivere con l’oleoturismo che è la nuova frontiera del turismo esperienziale e che in Italia sta crescendo sempre più per vivere ogni territorio per quello che è: unico e irripetibile, proprio come l’olio che si può degustare. Visitiamo i nostri frantoi ipogei, i musei dell’olio, le aziende che lo producono e che hanno uliveti meravigliosi che nascondono storie da raccontare e condividere. Ascoltiamo ciò che ci sussurrano i Patriarchi, ulivi millenari di cui il nostro territorio è ricco e facciamoci trasportare dalla natura e dalle infinite bellezze che ci riserva.

GIANLUCA ROSSETTI
DIDATTICA

Più che una parola, un’urgenza. Dobbiamo fare più didattica, chi racconta di enogastronomia, chi la vive, deve parlarne e raccontare sempre di più. Abbiamo l’urgenza di “educare” le persone a mangiare e a bere. Dobbiamo farlo sempre di più in maniera sostenibile e con una visione più ampia. Mangiare è un atto agricolo, diciamo sempre. Bere anche, aggiungo io.
Farlo bene non può e non deve diventare elitario, e raccontare la biodiversità del mondo è il primo strumento che abbiamo.

MARCELLA RUGGERI
ZEST

Rientrata a pieno titolo nel linguaggio culinario forse per darsi un tono o forse per renderla solo più simpatica e autorevole, “Zest” è la parola scelta perché “in auge” negli ultimi tre anni, ma con una impennata nella dialettica degli chef (soprattutto stellati) e nella schiera di chi impasta e prepara piatti a certi livelli. Il significato è scorze o bucce seguite dalla specifica “di agrumi” che trova un vastissimo impiego tra i maestri pizzaioli, tra i ristoratori gourmet, tra i bakery chef ed anche i bartender e, perché no, anche party chef. Insomma le “zest” sono di concezione trasversale e sprizzano di colori, profumi e brio: tecnicamente sono striscette di buccia di agrumi, che vengono staccate dalla polpa del frutto e dalla sezione interna bianca. Dando per valido “l’inglese zest”, con cui si intende sempre la sezione colorata della scorza di limone o arancia, la traduzione si può allargare al modo di definire “gusto” o “profumo” o “aroma”. Qualunque lingua di nazioni diverse vogliate usare, ricordiamoci che quel che conta è il risultato da raggiungere ovvero un equilibrio di sapori dove le “zest” esplicitano il tocco in più: sulla pizza gourmet le “zest” timbrano il disco di farina con note mediterranee, agganciate per esempio ai gamberi di Mazara o al nero di seppia; sono perfettamente aromatizzanti in un secondo di carne, tipo Angus; per un mastro fornaio sono efficaci per arricchire panettoni o farine particolari; infine, su un sorbetto al limone le “zest” servono a completare la preparazione dello sciroppo, da lasciare in infusione solo dopo aver sciolto lo zucchero e da portare a temperatura ambiente. “Buone zest…e a tutti” e su qualunque pietanza vogliate sentire l’aria di Sicilia e dei terreni di agrumeti.

EMANUELE SCARCI
PREFICA

Stop ai predicatori di sventura, almeno per i prossimi 6 mesi. Le lacrime dei predicatori hanno sostituito i pianti delle prefiche del mondo antico, ma la sostanza non cambia: entrambi sono in cerca di un tornaconto. Lasciateci la voglia di guardare al futuro prossimo con un ragionevole ottimismo: per rilassarci un po’ e, soprattutto, per non scoraggiare gli investimenti di chi intende scommettere su un futuro migliore. Da mesi, le moderne prefiche dipingono un mondo del vino con ampie pennellate di grigio e nero. Perché? Il boom di vetro e imballaggi, il rimbalzo dell’energia e le giacenze record nel 2023 farebbero scivolare gli acquisti, così come la redditività delle aziende (al lumicino) e il giro d’affari a due cifre. Certo, il mondo si è molto complicato negli ultimi 3 anni e forse nel 2023 ci sarà un rallentamento della voglia di vivere degli italiani, ma oggi le variabili sono talmente numerose da rendere quasi impossibile determinare il segno e la profondità. Nei fatti, oggi la domanda rimane sostenuta (specie nell’Horeca), l’export è al record e il costo dell’energia è in caduta, così come per alcune commodity. Rimane però la guerra in Ucraina e il suo effetto destabilizzante. Non ci sono certezze, tutto potrebbe capovolgersi nell’arco di poche settimane. Lasciateci la voglia di vivere.

FOSCA TORTORELLI
CONCRERTEZZA

Qualità di ciò che è concreto, consistenza, realtà. Oggi c’è sempre più bisogno di dare concretezza a un’idea, a un piatto, a un’esperienza. Quello che vedremo sempre più richiesta e offerta da chef e ristoratori, sarà senza dubbio una cucina orientata verso la concretezza e la semplicità. Come ricorda spesso lo chef Gennaro Esposito: ”Una cucina davvero innovativa riesce ad essere tale solo quando essa è capace di conquistare i cuori delle persone e dunque quando risulta facilmente codificabile e comprensibile dai più”.

MANUELA ZANNI
COMPETENZA

La mia parola per il 2023 è competenza. Di quella vera che non ammette sconti o deroghe. Al bando gli amici degli amici dalle capacità discutibili. Se al mondo ognuno fosse chiamato a fare ciò che realmente sa fare non ci sarebbe l’incompetenza che è la causa di tutto ciò che di sbagliato esiste al mondo. Se ciascuno facesse ciò che sa fare meglio farebbe un grande dono all’Umanità intera, oltre che a sé stesso, ovviamente.

ALESSIA ZUPPELLI
ESSERE

“Sembra, signora? No, non sembra, è; io non conosco “sembra”. (Amleto). Voce del verbo delle emozioni “essere” implica presenza. Voce di quel verbo dell’io narrante che parla di noi essere è più che una certezza per l’anno che verrà, in un mondo troppo spesso scritto sui “sembra” e sorretto dalle apparenze.

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